Le fondazioni di origine bancaria si confrontano con la transizione

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Crissy Jarvis (Unsplash)

“Siamo immersi nelle transizioni e nel loro dispiegarsi quindi è opportuno fermarsi per capite a che punto siamo e quale direzione vogliamo prendere, focalizzandoci anche sul ruolo che hanno in questo le fondazioni di origine bancaria”. Francesco Profumo, presidente Acri e Compagnia di San Paolo circoscrive con un’immagine lo scenario in cui operano gli enti, descrivendo più nel dettaglio i fenomeni relativi alla transizione. L’occasione per questo approfondimento e per sondare attività e aspettative delle fondazioni di origine bancaria è stato l’evento (dal titolo, appunto “Le Fondazioni di origine Bancaria nel tempo delle grandi transizioni”), organizzato dall’Ufficio Studi Itinerari Previdenziali che si è tenuto online il 7 febbraio e ha visto tra i suoi ospiti i rappresentanti degli enti che si sono confrontati con esperti e asset manager sui temi più strettamente connessi alla transizione nell’ambito di quello che è lo sviluppo del più ampio tema della sostenibilità. L’evento è una sorta di anticipazione dell’annual meeting dedicato alle Fondazioni che si terrà a maggio a Torino.

Le quattro “transizioni”

Nel suo intervento introduttivo, Profumo si concentra su quattro fenomeni, ossia transizione ambientale, demografica, digitale e culturale. E in merito a questi fenomeni, strettamente connessi tra loro, il presidente di Acri invita a riascoltare il discorso di insediamento alla presidenza della Commissione Ue di Ursula Von der Leien, nel 2019 (che ha preceduto di pochi mesi lo scoppio della pandemia), in cui la presidente auspicava, appunto, che l’Unione assumesse un ruolo di leadership globale su questi temi. “Ma queste transizioni dovevano essere accompagnate da uno sforzo di resilienza sociale, affinché fossero limitati gli impatti soprattutto sugli strati più fragili della popolazione”, afferma Profumo richiamando, a proposito della transizione demografica, l’immagine del “silver tsunami”, ricordando come molti commentatori dipingano così il fenomeno legato all’invecchiamento della popolazione mondiale (particolarmente sentito nel nostro Paese).  “Ritengo che sia fondamentale accompagnare le prime tre con una profonda transizione culturale – rimarca – alla luce di un contesto, come quello in cui stiamo vivendo, caratterizzato da mutamenti che si succedono rapidissimi e da un perdurante stato di incertezza per quale è stato coniato il termine ‘permanent crisis’”.

Il punto di vista delle fondazioni

E a fronte di questi scenari, capire il punto di vista delle fondazioni bancarie sui temi della sostenibilità è ormai “ineludibile”, come conferma Giorgio Righetti, direttore generale Acri, nell’introdurre la tavola rotonda che vede confrontarsi, appunto, i protagonisti del settore che hanno risposto a una domanda legata alle modalità con cui il tema della sostenibilità è dibattuto all'interno della fondazione, con riferimento sia gli investimenti sia all’attività erogativa, e il racconto di “esperienze realizzate e in via di realizzazione”. A partire da quella della Fondazione di Venezia, il cui direttore generale, Giovanni Dell’Olivo, ha raccontato come l’integrazione ESG all’interno della propria asset allocation (che va avanti da anni) avvenga “con crescente sistematicità dal 2021”, anno in cui ha costituito un fondo dedicato (un SIF) per includere gli investimenti nei private market (fondo che ha ottenuto la classificazione articolo 8 SFDR). Anche Edoardo Ferrari, direzione finanziario Fondazione di Modena “conferma senza indugio la centralità della tematica ESG e della tematica della sostenibilità all'interno dei suoi processi decisionali”. Ferrari sottolinea, a questo proposito, “l’elaborazione di un documento strategico di indirizzo per le attività della fondazione di Modena, che accetti e faccia propria la sfida di confrontarsi con gli impegni dell'agenda Onu al 2030”.  Antonio Lunardini, direttore generale Fondazione Cariparma mette poi l’accento sul tema della transizione culturale già richiamato da Profumo, indicando i tre “elementi” di azione delle fondazioni, in cui all’“amministrare bene un patrimonio ed erogare i suoi frutti”, si aggiunge un altro elemento, ossia, “comunicare bene la propria attività”.  Parte invece da una valutazione in termini ESG del patrimonio di Fondazione Caritro, la direttrice generale Anita Penati, che riporta come fin dall’autunno del 2020 il consiglio si sia “interrogato” sulla possibilità di adottare una policy di investimento “che permettesse un processo decisionale autonomo tenendo conto dei rating ESG”. Il lavoro, rallentato dalla pandemia, è ancora in fase evolutiva ma l’integrazione ESG (soprattutto con l’apporto di strategie di esclusione) è parte integrante del processo di investimento della fondazione. Processo che, come sottolinea in conclusione Luisa Terzi, segretaria generale Fondazione Livorno, è in atto anche presso la fondazione che si sta “uniformando a questi principi sia sul lato investimenti sia sul lato attività istituzionale”. E in particolare, lo fa con attività volte a combattere le “povertà” presenti sui territori, “povertà che purtroppo nel tempo cambiano connotazioni” conclude Terzi, indicando come a quelle tradizionali (alimentare, abitativa, educativa e digitale) si sia aggiunta di recente “anche la povertà energetica”.