Aletti Gestielle SGR, resoconto di una buona annata

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Nine Köpfer, Unsplash

Manca ormai un mese alla chiusura del 2017, un anno intenso per i mercati finanziari a livello globale e costellato di appuntamenti politici nel Vecchio Continente, i cui esiti, tuttavia, non ne hanno compromesso la crescita. Ci lasciamo alle spalle una ‘buona annata’, dunque caratterizzata da livelli di crescita sincronizzata a livello globale, borse azionarie in rialzo (l’indice MSCI World registra da inizio 2017 una performance intorno al 17%), dal grande ritorno degli emergenti (con performance che superano circa il 37%), a loro volta favoriti dall’indebolimento del dollaro e utili aziendali in aumento.

Tassi

Ad offrire meno spunti sono stati i mercati dei governativi i cui rendimenti a fine novembre ritornano ai livelli di inizio anno. “In una prima fase questi sono saliti sia negli Stati Uniti che in Europa”, ricorda Francesco Rizzuto, portfolio manager comparto absolute return e life cycle di Aletti Gestielle SGR. “Nel primo caso per via delle aspettative sulla crescita dell’inflazione per effetto dell’agenda politica di Donald Trump e della politica monetaria della Fed (che ha portato a termine due rialzi, tra marzo e giugno, mentre un terzo è previsto per dicembre). Sull’altra sponda dell’Atlantico, invece, l’aumento dei rendimenti si è ridimensionato una volta scampato il pericolo di un’uscita prematura o più aggressiva da parte della BCE dal piano di acquisto di titoli di Stato”.

L’asset class governativa emergente, invece, anche quest’anno ha avuto ritorni positivi (circa il 10% da inizio anno), performance trainata, come riassume Davide Barattini, responsabile comparto flessibili total return mercati emergenti di Aletti Gestielle SGR, da “un miglioramento generale del quadro macro in tutto il mondo emergente e un ciclo di politica monetaria ancora favorevole cui va aggiunta la fame di rendimenti a livello globale che hanno attirato flussi sull’asset class, sia sulla parte obbligazionaria sia su quella azionaria (una novità rispetto al 2016)”.

Crescita

Il FMI ha recentemente alzato le stime di crescita globali dal +3,2% al 3,6% per il 2017 e al 3,7% per il 2018. Gli USA sono cresciuto al 2,2% ma a sorprendere veramente sono stati i dati dell’Europa (2,3%) e del Giappone (1,5%). “Un po’ ovunque queste crescite sono state sostenute

da un lato dalla ripresa delle esportazioni e dall’altro dai consumi domestici e investimenti, soprattutto in Europa. Dati che fanno ben sperare per il futuro”, sottolinea Rizzuto.

Discorso analogo per l’universo emergente (le stime del FMI parlano di un 4,6% nel 2017 e di un 4,9% nel 2018), la cui crescita ha avuto come epicentro la Cina che in vista del XIX Congresso del Partito Comunista di novembre “ha messo in moto negli ultimi 12 una serie di iniziative tali da assicurare una crescita solida e stabile”, commenta Barattini. Elementi che, ricorda l’esperto, non hanno avuto effetti solo sulle economie asiatiche limitrofe ma si sono fatte sentire a livello globale, anche in Europa. E poi ci sono il Brasile e la Russia che hanno contribuito positivamente all’accelerazione della crescita uscendo dalla recessione.  

Banche centrali dietro la curva

Dopo un 2016 caratterizzato dallo spettro della reflazione, quest’anno l’inflazione ha ripreso un certo vigore sebbene rimanga al di sotto delle aspettative. “L’inflazione nel corso del 2017 è stata sostenuta dalla crescita del PIL che ha superato le attese, da una dinamica occupazionale in forte miglioramento (sebbene non si sia ancora tradotta in una crescita salariale) e da una ripresa dei prezzi delle materie prime, petrolio in primis”, commenta Rizzuto.

In questo scenario sembra che l’atteggiamento delle Banche centrali, della Fed soprattutto, sia quello di attesa che l’inflazione si manifesti in maniera più netta per evitare ogni rischio di deragliamento dell’attuale progresso della crescita economica dei Paesi.

Per il mondo emergente, invece, il 2017 è stato un anno di stabilizzazione dei dati inflattivi che non hanno creato problemi alle diverse Banche centrali. “L’idea è che dall’anno prossimo l’inflazione possa muoversi in direzione dei target degli Istituti senza costituire però nessun problema. Nel 2018 potremmo assistere ad atteggiamenti svariati, alcune Banche forse interverranno sui tassi ma comunque molto dipenderà da cosa farà la Fed”, chiarisce Barattini.

Appuntamenti politici 2018

Le scadenze elettorali europee susseguitesi quest’anno (in Austria, Olanda, Germania, Francia e Catalogna) si sono risolte per fortuna positivamente, allontanando lo spettro del populismo, e non destano particolari preoccupazioni né l’attuale situazione tedesca (con la coalizione Giamaica che è di fatto saltata) né le elezioni italiane che dovrebbero tenersi nella prima metà del 2018.   

Rispetto al mondo sviluppato, per gli emergenti il 2017 non è stato un anno politicamente movimentato, fatta eccezione per il Congresso del Partito Comunista cinese, ma la situazione cambierà l’anno prossimo per via di una serie di appuntamenti che Barattini raggruppa in tre categorie:

  • i ‘non eventi’, come le presidenziali in Russia, il cui esito appare piuttosto scontato, e la riunione di febbraio del Partito comunista cinese più a carattere economico;
  • gli appuntamenti ‘test’, come quelli che si verificheranno in India e Indonesia e che saranno un banco di prova per Modi e Jokowi per il lavoro svolto nell’ultimo anno in termini di riforme;
  • gli appuntamenti incerti, come le presidenziali in Brasile e in Messico (che si terranno rispettivamente ad agosto-ottobre e a luglio), in virtù della frammentazione politica del Paese centro americano da un alto e dell’assenza di una figura carismatica nel partito del governo nella terra carioca dall’altro.