Stefan Kuhn, head of ETF Distribution Europa di Fidelity International riprende il discorso sugli ETF attivi: “concordo con quanto detto in precedenza, ovvero i tematici come una delle aree più prominenti per gli ETF attivi. Penso che selezionare un fondo tematico, sia ETF o attivo, porti alle stesse domande: prima di tutto, se si crede nel tema, e secondo come si pensa debba essere rappresentato nel fondo”. Kuhn aggiunge una sfumatura riguardo gli ETF attivi: “offrono quello che potrei chiamare Beta+ o SmartAlpha, non esiste ancora un vero e proprio termine che sia diventato di uso comune. Quando costruiamo, ad esempio, i nostri ETF quality income, una delle caratteristiche chiave è l'assenza di un tilt a un settore o a un Paese, in favore di una selezione di singoli titoli sulla base di qualità e reddito. Pertanto, si tratta di qualcosa di meno attivo di quanto il nome ‘ETF attivo’ potrebbe suggerire, perché ciò che si ottiene è un beta di mercato con un orientamento attivo, ed è questo ciò che gli ETF dovrebbero essere e fare, a mio avviso ». Kuhn rileva come questa sia anche la principale differenza tra i fondi comuni attivi e gli ETF attivi, e giustifichi la differenza di costo tra le due tipologie. “I nostri ETF attivi non sono soltanto un fondo attivo vestito da ETF, ma un concetto davvero nuovo, che io chiamo - anche se magari i miei colleghi non apprezzeranno - un fondo attivo con vincolo. Un prodotto “semiattivo” con controlli molto chiari sulla selezione dell'indice in termini di settori e paesi. Credo sia importante chiarire la differenza tra fondi attivi ed ETF attivi. Gli ETF attivi di Fidelity hanno sempre la stessa struttura del mercato sottostante per quanto riguarda le ponderazioni per paese o settore, mentre un gestore di un fondo attivo vuole avere la facoltà di cambiare orientamento verso settori growth o value oppure verso determinati Paesi a seconda dell’alternativa che ritiene migliore”. Dal punto di vista della generazione di reddito, secondo Kuhn esistono due modi per ottenerlo. “Guardando i flussi nei mercati ETF da inizio anno, una delle modalità è stata sicuramente un ritorno degli investitori al fixed income, guidati dal momento di mercato, ovvero il ritorno del rendimento a seguito delle politiche monetarie delle principali banche centrali e, di pari importanza, la diversificazione. Conosciamo tutti il classico portafoglio diversificato 60-40, che è stato oggetto di discussione negli ultimi mesi, e che potrebbe tornare in auge. Ma vi è un secondo modo di ottenere rendimento” prosegue Kuhn, “e sono i dividendi che forniscono l'opzionalità dei rendimenti dei mercati azionari e, pur non partecipando al 100% del rialzo del mercato, generalmente non partecipano nemmeno al 100% del ribasso, fornendo contemporaneamente un reddito, che è ciò che i clienti continuano a volere con regolarità”.
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