Aspettative di reflazione, il motivo principale del rialzo dei tassi

Ken Teegardin, Flickr, Creative Commons
Ken Teegardin, Flickr, Creative Commons

Il quadro generale che si sta completando già da tempo sui mercati finanziari riguarda tassi in risalita, politiche fiscali, Brexit, elezioni negli Stati Uniti, referendum costituzionale italiano e, per finire, l’aumento dell’inflazione. Proprio le migliori aspettative di inflazione rappresentano la ragione principale dell’aumento dei tassi, unita ad altri due elementi, quali una situazione generale macro solida e un’area Euro con una crescita che resta debole ma che prosegue, come ha commentato il governatore della BCE Mario Draghi. Le politiche monetarie in generale stanno prendendo una direzione meno espansiva rispetto al passato, e pian piano stanno per essere addirittura sostituite dalle politiche fiscali, che invece si dirigono nella direzione opposta. Questo fenomeno è anche rafforzato da Trump, che sta accelerando le politiche espansive, intensificando quindi i movimenti sui tassi.

Il probabile incremento della spesa pubblica infrastrutturale, insieme alla possibile riforma fiscale, volta a tagliare aliquote sulla tassazione dei redditi di persone fisiche e imprese, sono un importante stimolo per l’economia. I provvedimenti del programma di Trump determinerebbero un significativo aumento del deficit e del rapporto debito pubblico/Pil, e il punto più preoccupante del programma è quello delle politiche commerciali, che potrebbe avere delle ripercussioni negative sulla crescita economica globale, in particolare l’introduzione di misure protezionistiche, che causerebbero timori per gli investitori a causa delle sue conseguenze sul commercio. Inoltre l’attuale rialzo dei tassi è comunque ancora modesto, se paragonato ai trend dell’ultimo decennio, ed è per questo motivo che in Anima si aspettano che questo fenomeno prosegua, e che ci possa essere un ulteriore aumento dei rendimenti obbligazionari mondiali, pur non essendo un processo lineare e con pause di riflessioni.

Per quanto concerne il referendum costituzionale in Italia, invece, conclusosi con la vittoria del No, si evince come i mercati fossero già preparati a questo tipo di risultato, dove anche lo spread tra titoli di Stato italiani e bund tedeschi non ha registrato movimenti importanti, mentre restano volatili i mercati azionari, a causa di una maggiore incertezza politica che pesa ancor di più nel nostro Paese vista la bassa crescita e le problematiche legate al settore bancario.

Gli esperti di Anima spostano l’attenzione anche sul quadro macro globale, dove mettono in evidenza i segnali incoraggianti che si sono registrati recentemente; in particolare fanno riferimento a come gli indici di fiducia nel settore manifatturiero e dei servizi restino in territorio espansivo e in aumento negli ultimi mesi. Questo scenario di solidità, insieme alle crescenti politiche fiscali espansive, rappresenta un contesto di inflazione che presenta una normalizzazione a livello globale, soprattutto negli Stati Uniti, con un miglioramento delle aspettative d’inflazione quotate sul mercato (intorno al 2,5% per gli Usa e all’1,6% per l’area Euro).

La probabilità di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve nelle riunioni che si terranno il 13 e il 14 dicembre, è dell’80%, e per quanto riguarda il 2017, sono stati comunicati due possibili rialzi, anche se queste ultime sono delle ipotesi suscettibili di modifica nel momento in cui la solidità del quadro macro, abbinata alle politiche reflazionistiche di Trump, possano portare ad un aumento dell’inflazione. A proposito delle Banche centrali, invece, queste rimangono in modalità espansiva. La view di Anima, quindi, al netto di questo scenario, è quella di privilegiare moderatamente la classe azionaria, considerando la volatilità un’opportunità di ingresso, o di aumento dell’esposizione, all’interno del mondo azionario, vista l’incertezza sulle prossime mosse delle Banche centrali.