Anima: la ricerca di opportunità in un quadro “all’apparenza ricco di ombre”

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Filip Kominik, Unsplash

“Il picco dell’inflazione e della politica restrittiva delle Banche centrali non è più così lontano”. È quanto ipotizza Anima nel flash di settembre analizzando il quadro macroeconomico e finanziario generale che “all’apparenza si presenta come ricco di ombre” ma a un osservatore attento “può rivelare più di una luce”. I prossimi mesi, in ogni caso, saranno ancora critici. Per questo motivo gli analisti della società mantengono un atteggiamento di cautela su tutte le principali asset class.

Lo scenario globale conferma le previsioni di un rallentamento della crescita negli USA, dove si intravvedono i primi effetti della svolta hawkish della FED, e in Europa, dove oltre all’aumento dei rischi al ribasso, si sommano le incertezze legate alla siccità e all’aumento dei prezzi del gas. Tutti questi elementi contribuiscono a rendere sempre più concreta l’eventualità di una recessione, sostiene Anima, soprattutto in Germania. Anche la Cina non “splende”: il Paese ha registrato un rimbalzo post-riaperture meno vigoroso del previsto, portando a una revisione al ribasso delle stime.

Cosa aspettarsi dall’inflazione in USA, Europa e Cina

Preso atto di queste criticità, la società ritiene che il picco dell’inflazione non sia lontano, su entrambe le sponde dell’Atlantico. Negli USA il dato si è ridotto grazie al calo delle quotazioni del greggio e la discesa del crack spread. Certo, nel breve periodo non si esclude la volatilità, tuttavia, “tanto i dati sui prezzi alla produzione quanto quelli delle importazioni sembrano aver lasciato i massimi alle spalle”, mentre i dati legati al mercato del lavoro con l’accelerazione dei salari dovrebbe rivelarsi temporaneo: “nei prossimi mesi, l’indebolimento della domanda e la crescita dell’offerta di lavoro dovrebbero esercitare pressioni al ribasso sull’inflazione salariale”. In Europa le pressioni sui prezzi sono sostenute dall’aumento “vertiginoso” dei costi di elettricità e gas. A luglio sono salite ancora sia l’inflazione headline sia quella core, mentre la debolezza dell’euro rispetto al dollaro non aiuta a ridurre le pressioni inflative che vengono dall’esterno, come quelle sui prezzi alla produzione o sui costi delle importazioni. Il mancato aumento dei salari costituisce, almeno dal punto di vista dell’inflazione, praticamente l’unica notizia positiva. In prospettiva, l’incertezza sull’evolvere della crisi energetica aumenta i rischi che il picco dell’inflazione headline si verifichi più tardi nel corso dell’anno, o all’inizio di quello successivo. In Cina, invece, l’inflazione rimane sotto controllo.

Cosa faranno le banche centrali?

Proprio il ridursi delle pressioni inflative, secondo gli esperti di Anima, potrebbe portare le banche centrali, soprattutto la FED, quasi a ridosso del picco dell’hawkishness. “Sul fronte dei tassi ci aspettiamo un rialzo di 75 punti base a settembre e successivamente ulteriori aumenti per 75/100 punti base”. Mentre in Area Euro, dopo l’aumento di 75 punti base deciso dalla BCE a settembre “non si può escludere un ulteriore intervento della stessa portata nel meeting di ottobre, in assenza di una soluzione credibile al problema energetico”. Già a dicembre, scrive Anima, una recessione potrebbe diventare lo scenario base per il 2023. Nel complesso, ci aspettiamo rialzi addizionali per 100/150 punti base entro la fine del primo trimestre, seguiti da una fase di stabilizzazione.

L’impatto sull’asset allocation

Anima mantiene una “view costruttiva” sui Treasury, mentre in Area Euro suggerisce “di sospendere tatticamente l’accumulazione delle posizioni: il momentum di breve periodo è molto negativo, anche in virtù della linea aggressiva della BCE”. Neutralità invece sull’Italia, a oggi protetta dallo “scudo anti-spread” (TPI) ma in balia di un cambio di governo. Il giudizio è neutrale sui bond corporate con la preferenza per il comparto a più alto merito di credito. Nonostante un quadro macro avverso, fanno notare gli analisti, si registrano flussi in acquisto da parte degli investitori istituzionali verso i titoli investment grade, mentre l’approccio sugli high yield è più prudente.

Sottopeso tattico sul fronte azionario (“manteniamo un atteggiamento prudente”). In Europa la preferenza va ai settori difensivi. A livello settoriale, la view è costruttiva sui beni di prima necessità, healthcare, telecom e utility; neutrale su beni voluttuari, energetici e information technology; negativa su bancari, materiali di base e industriali. L’Italia presenta diversi fattori di incertezza oltre alle elezioni: inflazione, durata dell’atteggiamento hawkish della BCE, revisione delle attese sulla crescita e, su tutto avrà lo sviluppo della crisi del gas. “Per questo manteniamo un approccio prudente, che favorisce il settore finanziario, beneficiario del rialzo dei tassi, e sottopesa industriali e beni voluttuari, vulnerabili rispettivamente alla crescita del prezzo delle materie prime e ad un forte aumento dell’inflazione”. Negli USA confermata la linea prudente con una preferenza per i titoli growth a grande capitalizzazione e di qualità. Fra i titoli interessati da un incremento ci sono le big cap del settore dei communication services come Google, e i bancari, le cui valutazioni relative sono ai minimi in prospettiva storica. Negli Emergenti, infine, la presenza di fattori di rischio continua a penalizzare l’outlook, come la possibilità che il rialzo dei tassi negli USA possa prolungare i cicli restrittivi già in atto, il rallentamento dell’economia globale, le tensioni geopolitiche. Per questo, il posizionamento resta di sottopeso, anche sulla Cina continua la riduzione del sottopeso, ma con maggiore moderazione rispetto a luglio.