Anima SGR: il 2017 darà i suoi frutti

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Arwen Twinkle, Flickr, Creative Commons

Predire o quanto meno provarci. Forse è tra gli esercizi più frequenti in un mondo come quello dei mercati che, si sa, ama stupire ma anche lanciare segnali che se colti aiutano i suoi attori e chi vi orbita attorno a prepararsi per le sfide del futuro. Un esercizio dai limiti riconosciuti e tuttavia inevitabile, un ossimoro ricorrente soprattutto in una fase transitoria come questa dove, tra un sospiro di sollievo e un altro (per un anno pieno di sorprese, a tratti destabilizzanti, che ci siamo lasciati alle spalle) si alternano caute le visioni degli esperti su quello che potrebbe riservarci il 2017 che a giudicare dalla sua agenda non ci annoierà di certo. Guardare avanti, sì, ma con un occhio rivolto al passato, alla fine di un anno nel quale alcuni semi sono stati piantati e potrebbero iniziare a germogliare proprio nei mesi a venire. È questa la suggestiva immagine che emerge dalla view di Anima SGR.

In primo luogo le previsioni di crescita economica generale in aumento (stimate attorno all’1,5% dagli economisti), seguite da un graduale ritorno all’inflazione  (con aspettative in rialzo al 1,4%), un buon andamento delle materie prime, che sostiene la dinamica inflattiva e aiuta i produttori, in particolare gli emergenti come Russia e Brasile, il cui lento processo di uscita dalla recessione è in parte dovuto alla ripresa del petrolio (grafico 1). L’accordo sancito a novembre sul taglio della produzione del greggio, infatti, che permette di riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta, potrebbe portare a un proseguimento della normalizzazione del suo prezzo.

Infine, l’innegabile protagonismo che le politiche fiscali stanno assumendo a livello globale a scapito di quelle monetarie. Un passaggio di testimone diventato effettivo con l’insediamento di Donald Trump e la promessa di compiere un programma espansivo, ma che si profila anche in Europa, soprattutto in Francia e Germania dove il maggiore utilizzo della leva fiscale nel prossimo futuro è argomento ricorrente in questi tempi di campagna elettorale. Ma se negli Stati Uniti la Fed ha alzato i tassi dallo 0,50% allo 0,75%, dando così inizio a una politica più restrittiva, in Europa è sicuramente prematuro parlare di restringimento della politica monetaria, con la Bce che mostra un atteggiamento ancora particolarmente espansivo (grafico 2). L’andamento dell’inflazione, che sta migliorando nell’area euro, sarà il fattore determinante per un eventuale cambiamento di rotta da parte dell’autorità monetaria. Ad oggi, comunque, i mercati si aspettano un possibile primo rialzo dei tassi da parte della Bce verso la seconda metà del 2019.

grafici1e2

I mercati obbligazionari e valutari

Rispetto al mercato obbligazionario gli esperti di Anima si dicono cauti. L’aumento dei rendimenti sulle obbligazioni governative a livello globale ha rappresentato la correzione più ampia degli ultimi anni e, data la sua velocità, potrebbe temporaneamente arrestarsi. L’effetto Trump ha portato a un irripidimento delle curve, con rendimenti in crescita sulle scadenze medio-lunghe: se le promesse elettorali del neo presidente dovessero realizzarsi, la crescita a livello globale potrebbe beneficiarne ma le tendenze protezionistiche suscitano preoccupazioni. Insieme ai dati macro in crescita, il rialzo delle aspettative di inflazione in Usa e in Europa (grafico 3) rappresenta un elemento che provoca una sofferenza generale dei mercati obbligazionari. I più colpiti potrebbero essere gli emergenti che da sempre risentono della risalita dei tassi. Di conseguenza, è necessario regolare l’esposizione ai rischi in funzione dell’andamento del mercato. Gli esperti di Anima non si sbilanciano per quanto riguarda le principali valute in rapporto all’euro, sulle quali mantengono una diffusa neutralità.

grafico3

I mercati azionari

La classe azionaria è certamente da privilegiare. Per quanto riguarda l’Europa, l’esempio di Trump potrebbe portare la Commissione Europea a sostenere altrettante misure di espansione fiscale per stimolare la crescita e l’inflazione. Gli esperti vedono inoltre la volatilità derivante dai principali appuntamenti elettorali come un’opportunità per entrare o aumentare l’esposizione all’asset class, prediligendo i settori dell’energia, industriale, bancario e assicurativo.

Ancora fragile, seppur in evoluzione, la situazione dell’Italia, con il nuovo esecutivo che sta cercando una soluzione al problema bancario (si veda il decreto salva-risparmio) e alla questione della legge elettorale la cui approvazione dovrebbe portare a indire elezioni politiche al più tardi nell’estate del 2017. Come ribadiscono gli esperti di Anima, un nuovo governo e un decreto per la stabilità finanziaria tendono a diminuire nel breve le incertezze sulla situazione del nostro Paese e a favorire un riposizionamento sul mercato.

Per quanto riguarda l’azionario americano, Anima conferma la sua visione positiva. Il programma fiscale di Trump e il graduale rialzo dei tassi della Fed aiuteranno rispettivamente gli utili societari e quelli del settore finanziario. Date la valutazioni, comunque, Europa e Giappone sono da preferire agli USA.

Rispetto agli emergenti, se da un lato un rafforzamento protratto del dollaro americano nei confronti delle principali valute dei Paesi emergenti e sviluppati potrebbe rappresentare un ostacolo per le performance, dall’altro l’aumento della spesa pubblica previsto da Trump potrebbe essere un fattore positivo per gli emergenti, vista la loro esposizione alle materie prime. Un beneficio che è tuttavia minacciato dal protezionismo del neo presidente e che obbliga alla selettività.

Infine, resta positivo il giudizio sulle borse asiatiche con il mercato giapponese che dovrebbe essere aiutato dalla stabilizzazione dello yen e dal dissiparsi delle paure riguardo alle revisioni degli utili. Gli investitori internazionali potrebbero quindi tornare agli acquisti dopo mesi di flussi negativi.