La minore incertezza sul fronte geopolitico e il permanere di politiche monetarie decisamente accomodanti a livello globale dovrebbero consentire di archiviare l’attuale fase come un rallentamento di metà ciclo.
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La chiusura del 2019 si avvicina. Tutto pronto per il rally di fine anno delle Borse? Di certo alcuni fattori di incertezza si stanno attenuando e lo scenario è diventato più favorevole.
La minore incertezza sul fronte geopolitico e il permanere di politiche monetarie decisamente accomodanti a livello globale dovrebbero consentire di archiviare l’attuale fase come un rallentamento di metà ciclo. Sorvegliati speciali, soprattutto, gli eventuali segnali di ripresa del settore manifatturiero e l’andamento di consumi e servizi, fino ad oggi rimasti relativamente solidi. In questo miglior contesto resta fermo il sostegno delle Banche centrali dei principali paesi sviluppati ed emergenti: le politiche monetarie espansive avviate stanno producendo il più significativo allenamento monetario sincronizzato globale.
USA
Anche la Federal Reserve, il 15 ottobre, ha ricominciato a fornire liquidità al mercato, attraverso l’acquisto di titoli a brevissimo termine, per un ammontare approssimativo di 60 miliardi al mese, “almeno fino al secondo trimestre del prossimo anno” e con l’obiettivo di “riportare il bilancio delle riserve su un livello ampio”, pari o superiore a quello di inizio settembre 2019”. Inoltre, in occasione della riunione del 30 ottobre, la Fed non ha deluso le aspettative degli analisti, procedendo al terzo taglio del costo del denaro di quest’anno (di 25 punti base) - invocando fra le motivazioni, “gli investimenti fissi delle imprese e le esportazioni” che “rimangono deboli” - portando così i tassi di interesse nell’intervallo dall’1,5% all’1,75%.
Negli Stati Uniti il recente flusso di dati macro è stato contrastante: deludenti i dati di inflazione e fiducia delle imprese; solidi invece il mercato del lavoro, con la disoccupazione ai minimi dagli anni ’60 ed i consumi. La Borsa americana, in ogni caso, ha toccato nuovi massimi storici, sostenuta soprattutto da tre fattori: i progressi compiuti sul fronte della trade war che vedono ormai vicina la cosiddetta “fase uno” dell’accordo commerciale; il flusso di notizie positive in arrivo dalla stagione di pubblicazione delle trimestrali; le attese, poi confermate, per il (terzo) taglio dei tassi del 2019 da parte della Federal Reserve. Peraltro, il 50% delle società del listino azionario americano paga un rendimento in forma di dividendo superiore al rendimento delle obbligazioni americane a 10 anni.
Europa
La Banca Centrale Europea, in occasione del meeting dello scorso 24 ottobre (l’ultimo presieduto dal Presidente Mario Draghi, prima del passaggio di consegne a Christine Lagarde) non ha toccato il costo del denaro lasciando invariati tutti i tassi di interesse di riferimento e ha confermato il pacchetto di misure deciso a settembre. Pertanto, il 2 novembre è partito ufficialmente il QE, ovvero la Bce è tornata a comprare titoli (soprattutto governativi ma anche una quota di corporate bond) sul mercato. L’obiettivo è di continuare a immettere nuova liquidità per sostenere l’economia e avvicinare l’inflazione al target del 2%.
La minore incertezza derivante dagli sviluppi più costruttivi sia sul fronte della guerra commerciale sia della Brexit sta spingendo al rialzo i rendimenti governativi, soprattutto sulle scadenze più lunghe, giustificando all’interno dei portafogli obbligazionari un posizionamento corto di duration. "Il giudizio sulle obbligazioni governative core in euro è pertanto negativo: le valutazioni non sono appetibili e permangono i rischi derivanti da una possibile normalizzazione dei rendimenti", spiega Armando Carcaterra, responsabile di Investment Advisory, Support and Principles di Anima SGR.
La view sui titoli di stato italiani si conferma, invece, positiva, grazie al nuovo governo più europeista ed alla politica monetaria accomodante della BCE. Continua la prudenza sulle obbligazioni societarie, visti i rendimenti modesti delle emissioni Investment-Grade e il permanere di un significativo rischio idiosincratico in ambito High-Yield.