Anima: siamo in una fase di rallentamento della crescita, ma non in contrazione

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Warren Wong (Unsplash)

Le attese per un “declassamento” della pandemia dalla fase epidemica a quella endemica, e un assestamento delle politiche monetarie. Erano i principali punti di analisi dello scenario economico e finanziario internazionale all’inizio dell’anno. Uno scenario che, con lo scoppio della guerra in Ucraina ha visto l’introduzione di una variabile clamorosa. In un quadro “complicato” come quello attuale, dunque, secondo gli analisti di Anima “è fondamentale riuscire ad allargare lo spettro e cambiare prospettiva” (e si possono trovare “spunti costruttivi”). Nel flash di aprile, il team di Investment Research & Advisory della società di gestione parte da una considerazione: un eventuale scenario recessivo non è “altamente” probabile, “ma qualche campanello d’allarme sta suonando”. Vedi le politiche monetarie, l’aumento dei prezzi del petrolio, l’inflazione e l’allargamento degli spread sui bond corporate. In questo contesto, tuttavia, “la guerra dovrebbe essere uno shock che farà rallentare, ma non deragliare la crescita”.  

Lo scenario

Riprendendo il ridimensionamento delle aspettative sulla crescita annunciato dalle agenzie di rating (Fitch ha abbassato le stime del PIL globale dello 0,7%, al 3,5%, e S&P ha ridotto quelle per l’area euro dell’1,1%, al 3,3%), Anima ritiene che l’area euro sarà la più vulnerabile, “nel secondo e terzo trimestre potrebbe registrare tassi di espansione del PIL non lontani dallo zero, ma dovrebbe riuscire a evitare una recessione grazie alla solidità dell’economia negli Stati Uniti e in Cina”.

Un tema caldo sarà quello collegato alle materie prime, alle implicazioni per la crescita dell’aumento del prezzo del petrolio e al potenziale effetto recessivo di questo apprezzamento, altro effetto non scontato. Nel frattempo l’inflazione continua a guadagnare la scena della finanza mondiale e anche le decisioni delle banche centrali. FED e BCE mantengono posizioni alquanto rigide, con la prima determinata a mandare avanti il piano di rialzo dei tassi di interesse, mentre la seconda (che probabilmente interromperà il programma di APP nel terzo trimestre) ventila la possibilità di un rialzo dei tassi già entro fine 2022. Più accomodante la posizione della PBoC.

La view sull’azionario

Anche se permane un contesto di volatilità elevata “il mercato azionario europeo sembra aver prezzato una rapida soluzione del conflitto e il recupero dai minimi di inizio marzo è stato importante: la neutralità resta confermata”. Tuttavia l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha creato forti criticità sul settore delle materie prime e della logistica e i lockdown in Cina acuiscono i problemi sull’orizzonte internazionale. A livello di posizionamento, Anima mantiene il sovrappeso su energia e materie prime, mentre si è preso parzialmente profitto sulle banche. “In un contesto di elevata inflazione, è opportuno proteggersi tramite una maggiore esposizione a telecom, utilities, healthcare e, a livello tematico, infrastrutture e buyback (società con bilanci solidi e flussi di cassa rilevanti, in grado di sostenere i titoli tramite riacquisti). In questa fase è stato incrementato il peso della tecnologia, che sta recuperando dopo la forte correzione registrata fra gennaio e febbraio e che beneficerebbe del possibile consolidamento dei rendimenti obbligazionari”.

Le attese per l’obbligazionario

E appunto sul fronte mercati obbligazionari, Anima adotta una view più costruttiva in particolare sui Treasury americani: “i mercati stanno già prezzando una Fed piuttosto aggressiva – scrivono gli esperti – e il flusso di dati sui prezzi dovrebbe allentare le preoccupazioni di investitori e banca centrale”. Positivo il giudizio anche sui governativi in Area Euro, “ma con un livello di confidenza inferiore” in quanto Francoforte potrebbe mantenere fino a fine anno l’ipotesi di un aumento dei tassi.  Per quanto riguarda obbligazioni societarie, invece, “gli spread hanno incorporato l’incertezza sul contesto di riferimento e le valutazioni iniziano a essere interessanti, specialmente nel segmento a più alto merito di credito”.

Uno sguardo all’Italia

Per quanto riguarda l’Italia, l’approccio rimane cauto e il livello di investito nei fondi è stato ricondotto alla neutralità. A fronte dell’incertezza sull’evoluzione dei fondamentali societari e di un posizionamento di mercato non del tutto scarico, si ritiene opportuno ridurre le posizioni attive in portafoglio, prendendo parzialmente profitto sui bancari e chiudendo parte dei sottopesi più rilevanti.

Altri mercati

Lo sguardo agli Stati Uniti vede un incremento di peso per le large cap. In calo, invece, l’esposizione a materials e finanziari. “Manteniamo in generale un approccio bilanciato in termini settoriali (ciclici/difensivi) e di stile (value/growth)”. Di interesse infine la situazione degli emergenti, impattata dalla nuova posizione della Russia derivante dal conflitto e che impone un nuovo assetto globale sul mercato delle materie prime, “a beneficio di quei Paesi in grado di proporsi come alternative (Arabia Saudita, Qatar, Brasile, Indonesia), a cui è stata aumentata l’esposizione”.