Pir, dai mercati quotati agli strumenti illiquidi

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Dima Pechurin, Unsplash

In occasione dell’evento virtuale Aspettando il Salone del Risparmio organizzato da Assogestioni dal titolo “Pir: il risparmio al servizio dell'economia reale. Dai mercati quotati agli strumenti illiquidi” si è trattato il tema dei Piani individuali di Risparmio.

“Il 2020 segna il ritorno dei Pir nei portafogli dei risparmiatori. Ciò è avvenuto dapprima con lo sblocco del mercato dei Pir tradizionali e, più recentemente, con l’introduzione dei Pir alternativi”, spiega Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni. “I Pir non sono solo un contenitore fiscale al servizio del risparmio, ma soprattutto uno strumento di investimento e di crescita per l’economia reale del Paese”. 

Il punto di vista delle Società di gestione

Andrea Ghidoni, amministratore delegato e direttore generale di Pramerica SGR, ritiene che i Pir siano un ottimo strumento per realizzare iniziative concrete per la crescita del settore produttivo italiano. “Questi strumenti, facendo leva su delle agevolazioni fiscali, hanno permesso e permettono di indirizzare gli investimenti verso l’economia reale. Il 92% del tessuto economico italiano è costituito da piccole e medie imprese che rappresentano circa l’82% dei lavoratori italiani e sono proprio queste le più danneggiate dall’emergenza Coronavirus. Quando parliamo di Pir, tradizionali o alternativi rimane centrale il tema educazione: informare adeguatamente quindi il cliente sul rischio e della durata dell’investimento”. 

Ugo Loser, amministratore delegato di Arca Fondi SGR ricorda che gli strumenti illiquidi pagano un premio al rischio maggiore. “Lo sviluppo dei mercati privati sarebbe un volano di crescita per l’economia italiana. Il nostro Paese fatica a crescere da 20 anni con un debito pubblico che sta diventando insostenibile. Investire in economia reale significa migliorare l’efficienza e dimostrare una responsabilità sociale”. 

In questo contesto è fondamentale evitare stop and go. “Devono essere definita una legislazione chiara in cui venga tracciato il quadro in cui si inserisce il nuovo sistema finanziario”, spiega Alessandro Melzi d’Eril, amministratore delegato Anima SGR. “Anche per le aziende devono esserci precisi obblighi di trasparenza. Sebbene la comunicazione esterna rappresenti un costo per le imprese è nel loro interesse accedere a un mercato di capitali, al quale altrimenti, verrebbero escluse”.

Se guardiamo all’evoluzione degli altri mercati internazionali osserviamo una crescente presenza di fondi di private markets. “Credo che questo strumento possa essere l’opportunità per le società di gestione italiane che hanno le competenze necessarie, di crescere in questo segmento di business. I fattori di successo saranno le competenze, la conoscenza del mercato italiano e la capacità di supportare i clienti nel processo di consulenza agli investitori nell’utilizzo di questi strumenti”, dichiara Saverio Perissinotto, amministratore delegato di Eurizon Capital SGR. “Sono convinto che l’asset class alternativa dia un contributo in termini di ottimizzazione del portafoglio complessivo a condizione di conoscerne e accettarne le regole. E’ opportuno che l’investitore sia consapevole dello strumento d’investimento e che abbia la capacità patrimoniale adeguata”.

Il punto di vista delle reti di consulenza

Assogestioni ha sostenuto fin dall’inizio il percorso di nascita dei PIR alternativi, consapevole che avrebbe sostenuto l’intera industria dell’asset management, valorizzando anche attori importanti in singoli segmenti ed in aree di nicchia e dando risorse ad una filiera in grado di rafforzare il sistema finanziario italiano, che a sua volta sostiene il sistema delle PMI, vera spina dorsale dell’economia produttiva del Paese.

“I PIR alternativi sono uno strumento di sviluppo di sistema estremamente rilevante, perché punta a finanziarie il mercato delle PMI, un segmento verso cui i PIR tradizionali erano meno attenti”, spiega Tommaso Corcos, amministratore delegato di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking e presidente di Assogestioni. “La risposta delle reti è stata decisamente positiva ed il principale elemento emerso, durante la fase di crisi sanitaria ed economica, è stato il ritorno della ricerca della competenza, il riconoscimento del valore della consulenza, in grado di dare certezze e fiducia ai risparmiatori. Il collocamento del recente Btp Italia, con circa 14 miliardi sottoscritti dalla clientela retail, ha testimoniato l’attenzione dei risparmiatori italiani verso iniziative a sostegno del Paese. Sul fronte dei PIR, tradizionali ed alternativi, non c’è dubbio che una normativa chiara e stabile potrà incoraggiare una raccolta sostenuta; l’industria del risparmio gestito e le reti di consulenza sono impegnate nel rilancio dell’economia, con grande concretezza. Infine, è giusto sottolineare l’importanza dei temi ESG, dato che cresce sempre più consapevolezza che investire in modo sostenibile porta a migliori risultati di lungo periodo”.

Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum, ricorda che la banca è stata la prima a credere in questo tipo di strumenti. “Siamo molto ottimisti verso i Piani individuali di Risparmio alternativi, ma anche consapevoli che non sono un prodotto per il mass market. Il nostro compito è di veicolare i risparmi degli italiani verso queste asset class che possono contribuire la ripresa e lo sviluppo del Paese.