Al convegno dell’associazione, presentata proposta normativa per l’esonero dei giovani professionisti dal versamento dei minimi contributivi a Enasarco.
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Una proposta normativa per stabilire un “primo incentivo” rivolto ai giovani che intendono entrare nella consulenza finanziaria. La proposta, accolta come emendamento al DL Lavoro (in corso di esame al Senato), è stata presentata nel corso dell’evento, organizzato da Assoreti a Roma, “Consulenza finanziaria e previdenza complementare, tra trend demografici e ricambio generazionale”, in cui si è affrontato il tema del ricambio generazionale nella professione.
Massimo Doris, presidente di Assoreti, e Alfonsino Mei, presidente di Enasarco, hanno commentato la proposta normativa alla presenza dei sottosegretari di Stato Claudio Durigon, ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Federico Freni, ministero dell’Economia e delle Finanze.
Cosa comporta la misura proposta al governo
Secondo quanto riportato da Assoreti in una nota, destinatari dell’emendamento al DL Lavoro sono i consulenti finanziari under 30. La proposta prevede l’esonero dei giovani professionisti dal versamento dei minimi contributivi a Enasarco. Questa misura, insieme all’impegno delle associate ad Assoreti a garantire il rapporto contrattuale per la durata dell’esonero contributivo, contribuirebbe a “innalzare il livello occupazionale nel nostro Paese e, al tempo stesso, sostenere le esigenze della aging economy”.
“La misura conferma la sensibilità del sistema nell’incoraggiare soluzioni a favore dell’evoluzione generazionale del settore”, sottolinea Doris indicando come l’impegno di Assoreti nel sostenere meccanismi di entrata delle nuove generazioni “vede direttamente coinvolte le associate nel garantire stabilità di carriera dei più giovani nel mondo della consulenza, specialmente nella fase più critica, quella di avvio all’attività”. Il presidente definisce, dunque, quello presentato il 6 giugno come un “segnale importante e di incoraggiamento per i professionisti di domani”. Ne è convinto anche Mei che indica come “al di là dell’ampliamento della base contributiva”, sia importante “la funzione sociale in senso ampio che le casse di previdenza possono svolgere nel sistema Paese”.
La ricerca
Il contesto in cui si muove la proposta normativa è definito da una ricerca che l’associazione ha commissionato al Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari della Luiss (Casmef) in cui si evidenzia come la tendenza demografica del Paese rappresenti un driver nella definizione delle politiche economiche, soprattutto in ambito previdenziale. Nel presentare lo studio, Giorgio di Giorgio professore ordinario di Teoria e Politica monetaria alla Luiss sottolinea un dato: si è calcolato che nel 2050 la quota di individui sopra i 65 anni sarà pari al 34,9% della popolazione (rispetto al 23,5% del 2021), questa tendenza comporterà, verosimilmente, una crescente pressione sul sistema di previdenza complementare che oggi appare insufficiente a sostenere le esigenze delle generazioni future. A oggi, infatti, gli iscritti a formule di previdenza complementare risultano soltanto 8,7 milioni, pari al 34,7% della forza lavoro, per un risparmio pensionistico di circa 213 miliardi di euro (corrispondente al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane).
Da questi numeri il ruolo delle reti, in grado di movimentare il 15% della ricchezza delle famiglie italiane, diventa fondamentale per assicurare una crescita equilibrata e sostenibile delle attività economiche del Paese. Non solo: si conferma così l’interesse del settore a incentivare i giovani interessati ad intraprendere l’attività di consulente (pari al 35% degli iscritti all’esame dell’Albo), ma anche valorizzare le competenze professionali di quelli che già operano presso un intermediario (il 3,5% del totale).