Aumentano le opportunità per i gestori event driven

VisenticoSento, Flickr, Creative Commons
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Negli ultimi anni il crescente utilizzo dei fondi alternativi è stato favorito da un contesto di bassi rendimenti dei titoli di Stato e dall’aumento dei timori inflattivi, così come dalle preoccupazioni degli investitori verso i mercati finanziari. In particolare, i numerosi rialzi dei tassi di interesse negli Stati Uniti, così come le forti fluttuazioni delle valute a livello globale e l’ampliamento della dispersione dei rendimenti tra i settori e le regioni, hanno creato uno scenario favorevole per le strategie di hedge fund. Gli analisti di Franklin Templeton fanno notare come l’inversione di tendenza nella performance delle strategie alternative sia coincisa con l’inizio della fase di rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti, inziata a dicembre 2015. Infatti, le strategie alternative garantiscono migliori performance in uno scenario di rialzo dei tassi di interesse: quando i tassi salgono, la più ampia dispersione dei rendimenti tra le differenti asset class determina una situazione più favorevole per gli hedge fund manager.

In termini generali, anche ad agosto si conferma positiva la performance dell’industria dei fondi alternativi, con l’indice HFRX Global Hedge Fund che è salito dello 0,28% e del 3,81% dall’inizio dell’anno. Inoltre, l’aumento del numero di eventi societari come fusioni e acquisizioni (M&A) e il maggior focus degli investitori sull’analisi fondamentale, con particolare attenzione verso la crescita degli utili, i bilanci aziendali e le valutazioni delle imprese ha favorito i gestori event driven. Le strategie event driven, definite ‘non direzionali’, non formulano previsioni sull’andamento del mercato ma cercano di trarre vantaggio dalle anomalie di pricing dei titoli, in particolare dalle opportunità che si presentano in seguito ad operazioni aziendali come ad esempio fallimenti, ristrutturazioni finanziarie, fusioni e acquisizioni (M&A) e scorpori. I gestori che utilizzano questa strategia cercano di individuare e prevedere correttamente l’esito di eventi societari attraverso contatti personali con esponenti del settore e competenze nei vari ambiti d'intervento. Uno degli aspetti fondamentali di questa strategia è rappresentato dalla gestione del deal risk, ossia il rischio che un'operazione annunciata dall'impresa target possa poi non essere conclusa. In ogni caso, è fondamentale diversificare adeguatamente il portafoglio in modo da tutelarsi dal rischio di eventuali errori di previsione. Uno dei vantaggi dei fondi event driven è la grande decorrelazione con il resto del mercato e considerando che il loro andamento dipende da eventi estranei allo stesso, rappresentano un’opportunità interessante per costruire un portafoglio con attività decorrelate. 

Nella categoria degli alternativi event driven troviamo un prodotto con doppio rating BC, l’Allianz Global Investors Fund - Allianz Merger Arbitrage Strategy. Il fondo ha garantito performance consistenti dal 2012, anno in cui il prodotto è stato lanciato. L'obiettivo del comparto comparto è consentire agli investitori di partecipare alla performance della merger arbitrage strategy, ossia una strategia azionaria guidata dagli eventi che mira a generare rendimenti superiori rettificati per il rischio attraverso tutti i cicli di mercato. Il fondo si avvale di un meccanismo dinamico di rischio basato sull’approccio VaR, che punta a contenere le possibili perdite. Il team di gestione, utilizzando la strategia merger arbitrage, investe direttamente o indirettamente in un portafoglio di azioni e titoli collegati ad azioni di società soggette a operazioni di fusione, rilevamento, offerte di acquisto o altre attività societarie. L’obiettivo della strategia è quello di trarre beneficio dalle inefficienze dei prezzi di mercato di società coinvolte in eventi societari straordinari, utilizzando azioni e strumenti derivati ove opportuno. Gli investimenti del comparto sono concentrati prevalentemente negli Stati Uniti (77%) e in misura minore in Europa occidentale area euro (14%), Asia emergente (4%) e Medio Oriente (2%). In termini di diversificazione settoriale, il comparto investe prevalentemente nel settore della salute (37,77%), tecnologico (15,86%) e dei beni di consumo ciclici (13,43%).