Nel 2024 utile netto a 600 milioni e una raccolta di 18,4 miliardi: quest’anno si punta a una raccolta di 10 miliardi. Prosegue il processo per la creazione della wealth fintech bank (TNB project)
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Proseguire nel progetto di espansione (in Italia e all’estero) con l’obiettivo di generare valore. Nella conferenza stampa di inizio anno, che si è tenuta il 16 gennaio a Milano, il Gruppo Azimut fa il punto sui numeri del 2024 e traccia i passaggi principali in cui si concentrerà lo sviluppo dei prossimi 12 mesi (che vedranno anche la presentazione del nuovo piano industriale a cinque anni).
Azimut prevede di chiudere il 2024 con un utile netto di 600 milioni, “superiore all’obiettivo di 500 milioni”, specifica Pietro Giuliani, presidente del gruppo. Un risultato, si legge in una nota “ai massimi livelli degli ultimi cinque anni, periodo durante il quale il Gruppo ha prodotto utiliper circa 2,4 miliardi”. Giuliani torna sul tema della raccolta, indicando come nel 2024 abbia toccato flussi per 18,3 miliardi, “quasi il doppio rispetto alle migliori reti quotate italiane, superando ampiamente l'obiettivo annuale di 14 miliardi di euro fissato nell’ultima revisione a luglio scorso e collocando il Gruppo in cima alla classifica degli operatori italiani per flussi nell’anno”. Un tema sottolineato dal presidente che ricorda come i dati non siano presenti nelle raccolte di Assoreti e Assogestioni da cui Azimut è uscita nel 2022.
A oggi la raccolta netta gestita è pari a quasi 7 miliardi, di cui 1,1 miliardi realizzati in prodotti di private market “consolidando così la leadership italiana nel segmento grazie ad asset under management pari a 6,4 miliardi e a un’offerta di oltre 70 prodotti”. Il totale delle masse si attesta a 108 miliardi di euro al 31 dicembre 2024 (+26% rispetto fine 2023), “di cui quasi la metà è stata raccolta all’estero”, prosegue Giuliani (per la precisione il 48,4%).
La nuova banca
E per il 2025 gli obiettivi vedono una raccolta di 10 miliardi e un utile di almeno 400 milioni. Il dato potrebbe arrivare però a 1.250 milioni nell’anno. L’incognita è legata alla possibilità di “ottenere nel 2025 l’autorizzazione a operare come banca da parte di TNB con relativa finalizzazione dell’accordo con FSI”. Il riferimento in questo caso va al processo di creazione di una nuova wealth fintech bank (TNB project) dotata di una rete di consulenti finanziari tramite spin off della metà della Rete Azimut in Italia, annunciato a fine marzo 2024 e iniziato operativamente a maggio scorso, che (come comunicato a dicembre) è entrato in una fase di esclusiva con FSI. Interrogato dai giornalisti in proposito, Giuliani conferma l’interesse ad acquistare una licenza bancaria “già sul mercato”.
Espansione estera
Nel corso dell’incontro, Giuliani insiste sulla specificità della società, che si configura come “internazionale”, sganciandosi, dallo schema tipico delle SGR italiane (“espressione di gruppi bancari o di dimensioni ridotte”). E l’espansione all’estero si configura come un punto centrale nel discorso di crescita. Un’espansione avviata 15 anni fa e nel cui solco si posiziona anche la scelta di incrementare la presenza di Azimut in altri due Paesi, uno in Africa e uno in Asia, che si aggiungeranno ai 18 in cui la società è già presente. In Africa, in particolare, Azimut è presente in Egitto dal 2019, “Paese nel quale conta oggi più di 300 mila clienti”, specifica il presidente (in Italia sono circa 240 mila). “Le scelte fatte oltre un decennio fa di puntare anche sui mercati privati (private equity, private debt, venture capital, infrastructure) ci permettono di aiutare il nostro Paese a crescere tramite investimenti azionari o di debito nelle piccole e medie imprese – afferma Giuliani in una nota –. I 108 miliardi di masse che gestiamo, di cui circa la metà raccolte all’estero, anche da grandi fondi sovrani, fanno di Azimut l’unica multinazionale italiana nell’asset management”
Crescita M&A
All’espansione geografica si affianca anche l’investimento in termini settoriali. E l’incontro si presta a ripercorrere le operazioni speciali varate nel 2024 “che hanno permesso l’emersione di valore”. La prima exit nel business GP Staking negli USA, con la cessione della quota in Kennedy Lewis Investment Management (KLIM) a Petershill at Goldman Sachs Asset Management per un corrispettivo complessivo interamente in contanti di 225 milioni di dollari (a fronte di un investimento iniziale di Azimut per la sua quota in KLIM pari a 60 milioni di dollari), e il 31 dicembre è stata valorizzata la partecipazione in Pathlight Capital a 97 milioni di dollari. È stata firmata, inoltre, una partnership strategica con i fondi gestiti da Oaktree Capital Management L.P. per acquisire una partecipazione nella rete di consulenza finanziaria e contabile della controllata AZ NGA in Australia, per una valutazione complessiva della società pari a 690 milioni di dollari australiani (circa 400 milioni di euro).