Presentato il nuovo piano industriale del gruppo guidato da Pietro Giuliani. L’idea è quella di considerare operazioni di fusione e acquisizione di maggiori dimensioni fuori dall’Italia “a condizioni che possano generare valore”.
Azimut ha aumentato l’utile netto del 34% a 42,6 milioni nel terzo trimestre, con commissioni variabili più che doppie a 27,5 milioni e punta al raddoppio delle masse a 50 miliardi nei prossimi tre anni (il patrimonio gestito era di 28,8 miliardi a fine settembre) raggiungendo un utile netto di 300 milioni. E a fine settembre il fronte reclutamenti registrava 106 nuovi ingressi. Il nuovo business plan del gruppo guidato da Pietro Giuliani prevede inoltre che il payout sul dividendo (incluse le operazioni di buy-back) si attesti ad almeno il 60% nel corso del piano in assenza di un’operazione di fusione e acquisizione di grandi dimensioni in Italia, ipotesi a cui Azimut resta aperta a condizione che avvenga “a prezzi ragionevoli e con in mente una robusta partnership di lungo periodo”.
L’obiettivo resta confermato in presenza di potenziali accordi di joint venture all’estero; se questi ultimi non si concretizzassero, il payout potrebbe salire oltre il 75%. Il gruppo, che a fine settembre aveva una posizione finanziaria netta positiva per circa 353,6 milioni di euro, punta a mantenere un cuscinetto di liquidità di almeno 200 milioni di euro. Sul fronte internazionale Azimut ha una presenza in 13 Paesi e ora intende consolidare e più che raddoppiare gli asset all’estero per avere almeno il 10% delle masse fuori dall’Italia a fine 2019. Fanno sapere dal gruppo: “dopo tre anni di esperienza sul campo, potremmo considerare operazioni di fusione e acquisizione di maggiori dimensioni fuori dall’Italia a condizioni che possano generare valore”.
L’obiettivo di raccolta media annua indicato nel piano è di 2-2,5 miliardi di euro con ritorni medi ponderati per i fondi del gruppo del 2,5% circa “considerato il contesto di bassi rendimenti”. A fine ottobre gli afflussi netti di quest’anno ammontavano a 5,2 miliardi di euro, comprensivi delle masse delle joint venture estere consolidate. Sui risultati del terzo trimestre, il periodo giugno-settembre ha visto un’accelerazione delle commissioni ricorrenti, che salgono a 102,36 milioni da 78,65 milioni per un totale di ricavi consolidati a 142,4 milioni, pari a poco più di 400 milioni nei nove mesi.