Giordano Beani, chief investment officer di Fideuram Asset Management Ireland, è invece più prudente sulle small cap, perché la “chiamata” su questo segmento è oggi molto popolare. In generale, l’esperto pensa che “in un portafoglio di investimento debba essere sempre presente la componente azionaria per garantire dei buoni tassi di rendimento nel lungo periodo al cliente finale. Ovviamente ci saranno dei periodi in cui si è più o meno esposti all’equity rispetto al complesso delle asset class del portafoglio, ma sicuramente questa è una componente che non può essere esclusa al momento dall’asset allocation”. Beani ritiene inoltre che “anche i prodotti di private equity siano diventati importanti in un portafoglio diversificato” e, più in generale, che una strategia di investimento valida “debba basarsi sia sulla gestione attiva che sulla passiva. Su quest’ultimo punto bisogna fare una precisazione: il cliente finale sembra avere la percezione che i prodotti passivi come gli ETF siano più sicuri, mentre la realtà è ben diversa. Se ad esempio si acquista un Exchange Traded Fund su un indice molto concentrato e il mercato performa male, il risultato sarà sicuramente negativo, così come gli ETF su classi di attivo poco liquide per loro natura possono creare problemi in fase di crisi di quell’asset class. Di contro, in questo caso, un gestore attivo esperto potrebbe arginare le perdite, anche in un mercato con tendenza negativa. Quindi, non necessariamente un ETF ti protegge più di un fondo attivo”.
3/7