Nel documento, l’Istituto di via Nazionale illustra i risultati sui portafogli non di politica monetaria. Migliorano gli indicatori climatici degli investimenti equity e fixed income, più green bond e migliorano i punteggi ESG.
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Per il secondo anno consecutivo la Banca d’Italia ha pubblicato il “Rapporto annuale sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici”. Una bussola che indica la direzione presa da Palazzo Koch in merito ai rischi di sostenibilità presenti nei portafogli non di politica monetaria (il portafoglio finanziario in euro, il portafoglio delle riserve valutarie, il Fondo pensione complementare dei dipendenti della Banca d’Italia) per masse pari a 169 miliardi di euro a fine 2022.
Il report, redatto secondo le raccomandazioni della Task force on climate-related financial disclosures (TCFD) e la guida del Network for Greening the Financial System (NGFS), è pubblicato in concomitanza con documenti analoghi della BCE e delle altre banche centrali dell’Eurosistema, con i quali Bankitalia condivide un modello comune di rendicontazione. Risponde inoltre all’impegno preso con la Carta degli investimenti sostenibili di comunicare periodicamente i risultati delle strategie di investimento sostenibile per i portafogli non di politica monetaria.
Principali evidenze
Tra i punti principali del report, emerge come gli indicatori climatici degli investimenti in azioni e obbligazioni societarie della Banca d’Italia siano in miglioramento a fine 2022, con l’intensità carbonica media ponderata degli investimenti azionari in euro diminuita del 36% rispetto al 2020 e inferiore del 32% rispetto al benchmark riferimento; mentre quella delle obbligazioni societarie è diminuita del 16% rispetto a due anni fa ed è inferiore del 18% rispetto al benchmark. I miglioramenti, si legge in una nota “riflettono in parte analoghi andamenti nell’indice di riferimento. Questi ultimi sono legati tra l’altro ai progressi delle imprese nei percorsi di decarbonizzazione, testimoniati dalla crescita delle aziende con impegni e obiettivi climatici validati, salite in termini di peso dal 43 per cento dell’indice del 2020 al 70 del 2022”.
Crescono i green bond
Cresce il peso delle obbligazioni verdi che, nel portafoglio finanziario, costituiscono il 2,8% degli investimenti in titoli di Stato (contro lo 0,03% del 2020) e il 20,5% degli investimenti in titoli di organizzazioni internazionali e agenzie (5,3% nel 2020). Rispetto alle altre dimensioni della sostenibilità, i portafogli azionari e delle obbligazioni societarie mostrano punteggi ESG aggregati migliori degli indici di riferimento. Gli indicatori tematici più elevati in termini relativi sono soprattutto quelli ambientali.
Strategia ESG: tre linee d’azione
Banca d’Italia nel suo report sottolinea come i due obiettivi della sua strategia sostenibile (migliorare il profilo rischio/rendimento e contribuire alla tutela dell’ambiente) siano perseguiti mediante tre linee d’azione: (i) integrare la neutralità climatica e i criteri ESG nella gestione degli investimenti e dei rischi; (ii) promuovere la trasparenza sui profili di sostenibilità; (iii) pubblicare risultati, guide e ricerche.

Gestione dei rischi
In particolare, sulla gestione dei portafogli finanziari la Banca d’Italia considera tutti i rischi legati ai fattori ESG che possono avere ripercussioni negative sul valore degli investimenti. Il processo inizia con l’allocazione strategica delle risorse tra le diverse classi di attività e prosegue con la selezione degli emittenti e dei titoli. L’integrazione dei criteri di sostenibilità avviene in entrambe le fasi. I portafogli di azioni e obbligazioni gestiti internamente si basano sul criterio dell’esclusione (in presenza di violazioni di norme e convenzioni internazionali in materia di lavoro, armi e tabacco), mentre l’approccio di selezione predilige la strategia best-in-class. L’investimento, inoltre, pone “particolare attenzione agli indicatori prospettici, in particolare all’ambizione e alla credibilità degli impegni di decarbonizzazione, piuttosto che al livello delle emissioni”. Secondo Bankitalia, questa strategia pur producendo miglioramenti meno rapidi presenta tuttavia due vantaggi: “evita di penalizzare le imprese dei settori responsabili di rilevanti emissioni di gas serra più impegnate nella decarbonizzazione delle proprie attività; rappresenta il modo corretto per mitigare il rischio di transizione del portafoglio”. Su questo punto si basa anche l’attività di engagement avviata nel 2022 con le imprese che contribuiscono maggiormente alle emissioni di gas serra del proprio portafoglio, per approfondire le loro strategie climatiche, sensibilizzarle sull’importanza di una comunicazione ampia sul processo di decarbonizzazione e sui temi ESG.

La Banca d’Italia esplicita nel rapporto l’impegno a gestire i propri investimenti, nel rispetto del proprio mandato, in coerenza con gli obiettivi degli Accordi di Parigi e di neutralità climatica al 2050 dell’Unione europea. L’effettivo conseguimento di questo obiettivo è condizionato al rispetto degli impegni di neutralità climatica dichiarati dalle imprese e dai governi degli Stati in cui la Banca investe.