Banche e SGR, chi si muove nell’industria italiana del gestito

Risiko
Ashkan Forouzani (Unsplash)

Il risiko bancario è proseguito, nel 2022, senza notizie clamorose ma in maniera costante. E ha coinvolto nelle sue maglie l’attività delle società di gestione. Per questo motivo è interessante iniziare il 2023 con una panoramica sulle recenti dinamiche dell’industria, con nuovi attori e tavoli ancora aperti.

Unicredit, Azimut, Amundi

Un primo elemento di cronaca lo porta l’attività “solerte” di UniCredit che lo scorso anno ha alzato il livello di attenzione con una serie di operazioni nel settore del gestito. A ottobre, con il lancio di onemarkets Fund, “una nuova famiglia di fondi che amplierà la gamma delle soluzioni di investimento offerte ai clienti delle banche del gruppo”, dichiarava l’istituto in una nota. E La prima selezione, “già disponibile per la clientela in Italia, Germania e Austria” comprendeva tre fondi multi-asset e quattro fondi azionari (globali e tematici) creati con il coinvolgimento di Amundi, Blackrock, Fidelity, J.P. Morgan e Pimco. Proprio ad Amundi, la banca milanese aveva ceduto negli anni scorsi (l’operazione era stata perfezionata nell’estate del 2017) la sua società di gestione Pioneer per 3,5 miliardi. E proprio con Amundi piazza Gae Aulenti ha un accordo di distribuzione che scadrà nel 2026.

In questo spaccato si inserisce un altro passaggio: a dicembre la banca guidata da Andrea Orcel ha annunciato la sottoscrizione di una lettera di intenti con Azimut volta alla definizione di “elementi essenziali” per la distribuzione di prodotti di asset management in Italia. Nello specifico la SGR indipendente si impegna a creare e gestire “autonomamente” una nuova Management Company in Irlanda che svilupperà prodotti di investimento, in particolare fondi comuni di investimento, per la distribuzione in via non-esclusiva attraverso il network di UniCredit”. Il primo range di fondi dedicati alla distribuzione in Italia è atteso già nel secondo semestre di quest’anno. Un dettaglio emerge dagli accordi: dopo il quinto anno Unicredit avrà il diritto di esercitare una call option per l’acquisizione di una partecipazione della Newco irlandese interamente posseduta da Azimut “o anticipatamente in determinate circostanze”. In questo dettaglio alcuni analisti (come Kepler Cheuvreux) hanno letto una potenziale opzione, per la banca milanese, di “staccarsi” da Amundi per potersi concentrare sulla propria fabbrica prodotto.

Anima e Credit Agricole

Altri due attori che si sono incrociati nel 2022 sono Anima SGR e Credit Agricole. L’origine di questo incontro è la fusione per incorporazione del Credito Valtellinese (con cui Anima ha in essere una partnership fino al 2027) in Credit Agricole Italia con efficacia a far data dal 24 aprile 2022. A inizio gennaio Anima ha confermato che manterrà con CAI i precedenti accordi sottoscritti col Creval.

In un articolo pubblicato su Milano Finanza, si fa poi notare come Amundi, controllata dall’istituto transalpino, abbia una partecipazione del 5,16% in Anima (detenuta attraverso fondi di investimento), detto ciò Amundi aveva già confermato l’assenza di mire sulla SGR milanese ma, per aggiungere altri elementi al già intricato gioco di partecipazioni e accordi, la stessa Credit Agricole ha una partecipazione in Banco BPM, primo azionista di Anima (con oltre il 20% delle quote).

Sempre Anima, inoltre, ha comunicato con una nota con una nota diffusa lo scorso 13 ottobre, la delibera, da parte del CdA, a concorrere “al rafforzamento patrimoniale di Banca Monte dei Paschi di Siena spa, nell’ambito della prevista ricapitalizzazione autorizzata dall’assemblea dei soci della Banca in data 15 settembre 2022, mediante un investimento finanziario per un importo massimo di euro 25 milioni”. A ottobre Banca MPS è infatti riuscita a portare a termine l’aumento di capitale da 2,5 miliardi richiesto dalla Bce e, per completare questa operazione, ha coinvolto diverse entità tra investitori istituzionali (in testa le fondazioni di origine bancaria) e privati. La decisione, precisava Anima nella nota “rientra nell’ambito dei rapporti della partnership strategica pluriennale che lega ANIMA e Monte dei Paschi di Siena dal 2010 per lo sviluppo delle attività di risparmio gestito della Banca, che rimane immutata”.

Movimenti continui

Un’altra operazione che, nel suo concretizzarsi, ha un impatto su una SGR è quella  operazioni che coinvolgono il mondo del gestito è quella che, a dicembre ha visto l’approvazione, da parte dell’Assemblea degli Azionisti di Banca Ifigest, dell’operazione di aggregazione con L&B Partners SpA. L’operazione, soggetta all’approvazione delle autorità di vigilanza, prevede il conferimento in Banca Ifigest del 70% di L&B Partners, contestualmente, i soci di L&B Partners riceveranno il 34% del capitale della banca e acquisteranno il 20% di Soprarno SGR. Infine si segnala, in questa sede, la concretizzazione degli accordi tra Consultinvest e Zenit SGR (i primi rumors su una possibile acquisizione risalgono allo scorso marzo). La società avrebbe preso il coordinamento di Zenit, di cui detiene il 50% e in tramite quest’ultima creerà fondi di fondi specializzati (in particolare nei real asset).