Sebbene EBA e BCE si sentano fiduciose per una stabilizzazione della qualità del credito sembra ancora lontano il tempo di rivedere un recupero della profittabilità del settore ante crisi finanziaria.
I segnali di un avvicinamento del QE della BCE sono ormai innumerevoli e passano non solo dal rafforzamento del dollaro USa vicino a 1,15 con l’euro, dal calo dei rendimenti su tutti i titoli sovrani in euro, dall’ondata speculativa in Russia contro un rublo tornato ai minimi, ma soprattutto dal ciclone franco svizzero che, rimosso il limite contro euro di 1,2 imposto dalla banca centrale svizzera, si è catapultato verso la parità sconvolgendo le carte del sistema finanziario elvetico. La settimana entrante si preannuncia quindi molto importante per le dichiarazioni di Mario Draghi nella conferenza stampa dopo il consiglio della banca centrale europea.
Domenica prossima sarà invece al centro dell’attenzione la vicenda politica in Grecia; la banca centrale ellenica chiede interventi politici contro la fuoriuscita di patrimoni dal paese similmente a quanto avvenuto nella precedentemente crisi, ma il tema è oggi molto diverso: gli investitori temono una politica penalizzante del nuovo governo che secondo i sondaggi sarà guidato da Alexis Tsipras e dal suo partito antieuro Syriza in perenne contrasto con le indicazioni della Troika. Se ormai si esclude l’immediata uscita dall’euro (la cosiddetta ‘Grexit’) sono molti quelli che temono aggiustamenti impegnativi per il paese e la riprova ci sarà solo in conseguenza all’esito di questo referendum così come molti definiscono queste elezioni.
Cosa succede sul mercato
In attesa della presa di posizione della BCE riguardo al possibile acquisto di titoli sovrani, il mercato beneficia della notizia che la Corte di Giustizia Europea in Lussemburgo ha dichiarato legittimo l’operato in piena autonomia della Banca Centrale, a sostegno dei Paesi che ne faranno richiesta, attraverso le OMT (Outright Monetary Transactions), operazioni tramite un fondo di intervento sterilizzato senza importo preannunciato e senza limiti su titoli sovrani tra 1 e 3 anni di scadenza. Un passo chiave che avvalora le dichiarazioni del presidente Mario Draghi riguardo alla volontà di volere effettivamente rendere l’euro irreversibile. I rendimenti obbligazionari nell’Eurozona continuano a scendere con beneficio degli emittenti (il Btp decennale è ora all’1,7%) mentre la riflessione torna sul sistema bancario e le prospettive di un settore che in molti paesi, tra cui proprio l’Italia, risulta ancora all’interno di un forte processo di trasformazione e rafforzamento.
Spiega Corrado Caironi, investment strategist di R&CA che “dalle analisi e proiezione degli stress test EBA (European Banking Authority) si evidenziano tre fattori ancora critici per il settore bancario dei paesi periferici: un aumento del ratio Npl (Non Performing Loans), rapporto crediti in sofferenza verso ammontare impieghi, un tasso di copertura richiesto a garanzia dei prestiti erogati ancora elevato, e tassi di finanziamento in progressivo calo, ma ancora molto elevati rispetto alle banche dei paesi nordici e centro europei”. Secondo gli analisti, il settore bancario italiano presenta un rapporto tra sofferenze e prestiti erogati ancora critico anche per la contingenza economica che l’Italia sta attraversando; le maggiori banche sono costrette ad aumentare le coperture in modo dinamico, portare a perdite le situazioni ormai irrecuperabili e lavorare sull’efficientamento dei costi di raccolta per essere più competitive e pronte a cavalcare una sperata ripresa economica ormai prossima. Sebbene EBA e BCE si sentano fiduciose per una stabilizzazione della qualità del credito sembra ancora lontano il tempo di rivedere un recupero della profittabilità del settore ante crisi finanziaria; per avere indicazioni bisognerà avere la pazienza di analizzare caso per caso e affidarsi agli analisti finanziari.