Al centro, i mercati privati e l’ultra specializzazione del business con qualche riflessione sugli ETF. FundsPeople si è confrontata con l’head of Southern Europe della società per fare un bilancio di quest’anno e capire gli obiettivi del prossimo.
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Finire un anno prima del previsto certo non è possibile. Eppure, per gli investitori, se il 2024 si chiudesse oggi (al 31 ottobre, ndr) sarebbe stato “un anno decisamente positivo tanto per l’azionario quanto per l’obbligazionario. Possiamo dire che pochissimi operatori all’inizio del 2024 si sarebbero spinti a dare una previsione così benevola”, esordisce così David Basola, head of Southern Europe di Mirabaud AM. Con i dovuti distinguo, certo. A detta dell’esperto, raggiunto da FundsPeople, “l’Europa non fa bene come invece gli Stati Uniti, così come ci sono differenze tra i singoli Paesi del Vecchio Continente. Per quanto riguarda le asset class è stato un anno buono per il fixed income, magari non in tutti i segmenti”, prosegue.
Un anno questo, come noto, caratterizzato da un contesto decisamente incerto tra le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il protrarsi delle guerre in Ucraina e sul fronte Mediorientale, e la situazione economica cinese. “Eccezion fatta per lo storno del mercato a inizio agosto con il lunedì nero in Giappone, non abbiamo assistito a giornate di shock”, dice.
Insomma, si tratta quasi di una distorsione tra “ciò che dice il mercato e ciò che viene percepito dagli investitori. Ma questi ultimi, soprattutto gli istituzionali con i quali noi ci interfacciamo, sono soddisfatti, con l’unico interrogativo se rimanere pienamente investiti o aumentare il livello di liquidità per far fronte a eventuali problematiche future”, commenta Basola.
Industria, vecchi nemici nuove soluzioni
L’industria del risparmio, soprattutto la componente obbligazionaria, sta ancora vivendo la concorrenza con il Btp, nell’onda lunga dall’anno scorso. “Al momento si percepisce la competizione con gli ETF soprattutto per chi fa gestione attiva, le difficoltà sono tante dato che il mercato è cambiato. Noi come società non ci siamo mossi verso il trend degli ETF attivi, ci stiamo però pensando e crediamo ci siano pro e contro dato che non tutte le strategie si sposano con questo veicolo”, sottolinea l’esperto. Il trend è in atto e lo dimostra l’entrata nel comparto da parte di nuovi player nell’arco degli ultimi, pochi, mesi. Mirabaud AM si definisce un player specializzato e di nicchia. “Dobbiamo mettere nell’equazione le tante partnership che prendono sempre più piede, per identificare quali possono essere le nostre aspettative e possibilità, oggi il mercato è molto selettivo rispetto a dieci anni fa, forse vale la pena avere meno strategie ma essere i migliori in quello che si fa” dice Basola.
È facile vedere come alcune soluzioni molto in voga anche solo meno di cinque anni fa hanno fatto meno breccia nei portafogli degli investitori negli ultimi anni. “Se una società detiene tante strategie può far fronte a molte esigenze, ma se si specializza sa che quando il mercato gradisce ciò che offre si mettono a segno buoni risultati, viceversa è bene tenere a mente che bisogna avere pazienza in certe fasi del mercato. Per questo, da specializzati, sappiamo che in certi contesti è più difficile fare raccolta. Se offro prodotti orientati alla crescita e il contesto è in decelerazione si potrà fare più fatica”, ci tiene a sottolineare l’esperto.
Un’ulteriore considerazione che fa Basola è sulla polarizzazione del mercato. “Il mondo delle quotazioni non sembra essere più interessante come in passato e infatti ci sono poche IPO e tanti delisting. Ad esempio, sul quotato azionario devi avere un certo tipo di proposta, ben caratterizzata, cosa possiamo fare per controbilanciare questa situazione in cui non tutti gli anni riusciamo ad avere un’offerta efficace? Cerchiamo di rafforzare, come stanno facendo molti altri attori, la proposta sui mercati privati”, ammette.
2025, gli obiettivi futuri
Su questo fronte Mirabaud AM sta lavorando sia su strategie in house che altre con soggetti terzi che danno loro mandato esclusivo. “Nel 2024 questo si sta realizzando con la strategia di venture capital Regenerative Growth I, lanciata lo scorso anno con Zebra Impact Ventures e con focus sulla trasformazione dei sistemi alimentari globali che ha ottenuto la qualifica di ELTIF 2.0. La strategia punta a far fronte al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità attraverso l’investimento in innovazioni tecnologiche che abbiano un impatto positivo per l’ambiente”, spiega.
I private asset, del resto, non sono un tema nuovo per la società che ne ha sposato i benefici e le potenzialità prima che diventasse un must have. “Questa tendenza è palese se si guarda agli ultimi sei mesi, per noi è stato un percorso graduale di crescita e anche qui la peculiarità è che siamo partiti con veicoli molto specializzati, un settore molto specifico come il lusso e il life style”, prosegue.
Se gli viene chiesto un commento sulla democratizzazione dei mercati private, Basola spiega che “si tratta di una tendenza più graduale rispetto ad altre mode del passato; come molti ambiti, vanno compresi prima dell’utilizzo, per rendere l’investitore consapevole di cosa detiene in portafoglio”, dice. Secondo l’esperto, la democratizzazione è possibile proprio perché “si tratterà di un trend di lungo periodo, mentre prima l’obiettivo era quello di essere quotati oggi è meglio che le aziende passino per vari passaggi, venture capital per crescere, private equity e poi un grande conglomerato, bypassando l’aspetto della quotazione la società cresce allo stesso modo”, pone l’accento.
Nell’idea dell’head of Southern Europe della società, il 2025 andrà nella stessa direzione, coniugando due aspetti: “intercettare quali le strategie in cui noi possiamo spiccare come eccellenti e avere spazio, capire se c’è qualche opportunità sul debito a 3-5 anni e magari lanciare un veicolo nuovo, una strategia dove un attore come noi può essere considerato affidabile e con esperienza, non qualcosa di assolutamente nuovo”, chiosa.