BCE e FED si muovono a diverse velocità

Captura_de_pantalla_2018-10-02_a_las_17
Unsplash

A seguito della crisi del 2008, le Banche centrali di tutto il mondo, per dieci anni, hanno effettuato acquisti di titoli per sostenere l'economia e contrastare i rischi deflazionistici. Il risultato è stato un’enorme massa di liquidità sul mercato che ha permesso all’economia di rialzarsi. Ci troviamo ora al giro di boa, dove la FED e la BCE hanno iniziato le politiche di normalizzazione, ma con un ritardo temporale della BCE di almeno due anni.

Il programma di allentamento quantitativo della BCE, inaugurato oltre tre anni fa, “ha fornito un supporto senza precedenti al mercato obbligazionario europeo, ad esempio da inizio anno ha assorbito in pratica la totalità delle emissioni governative nette della regione, spiega “il team di global fixed income, currency and commodities di J.P. Morgan Asset Management. Con il brusco rallentamento degli acquisti (da 30 a 15 miliardi di euro al mese) a partire dal 3 ottobre, prima della completa cessazione del programma entro fine anno, verrà a mancare un importante fattore di sostegno strutturale del mercato. Questo processo di normalizzazione è stato chiaramente comunicato dalla BCE e quindi è già scontato dai mercati, ciò nondimeno favorisce il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato in tutta la regione”.

La Banca Centrale Europea ha attualmente un bilancio di 4.600 miliardi di euro e 1.900 miliardi di euro di liquidità in eccesso dopo il quantitative easing iniziato nel marzo 2015. La BCE inizierà presto a normalizzare il proprio bilancio, probabilmente nel 2021/22, e terminerà tra il 2023 e il 2026. Secondo Pieter Jansen, senior strategist multi asset di NN Investment Partners, ci possiamo aspettare due scenari. “Nel primo, ci sarà una graduale normalizzazione dello stock di obbligazioni che la BCE avrà acquistato tra il 2022 e il 2026, in un contesto di crescita e inflazione positiva. Nella seconda, la normalizzazione avverrà in modo più aggressivo tra il 2021 e il 2023”. 

La decisione del FOMC di alzare i tassi di 25 punti base, dal 2% al 2,25%, dimostra “che il Comitato continua ad avere un tono ottimista”, spiega Josh Feinman, chief global economist di DWS. Il linguaggio rimane sostanzialmente invariato rispetto alla riunione precedente e descrive un'attività economica che avanza rapidamente, un mercato del lavoro che mantiene uno slancio concreto e l'inflazione rimane vicino all'obiettivo. Continuiamo a credere che un tasso di finanziamento compreso tra il 3 e il 3,25% entro la seconda metà del 2019 sia ragionevole, sebbene i rischi tendano ad aumentare un po' di più e più a lungo”. La Fed questa volta presenta dei vantaggi; aspettative inflazionistiche eccezionalmente ben ancorate, una reattività attenuata dell'inflazione alla tenuta del mercato del lavoro e l'assenza di importanti squilibri o eccessi economici. 

Per concludere, questo ritardo della BCE potrebbe essere molto pericoloso in fase di conclusione di ciclo economico, lasciando l'istituto centrale senza munizioni per rispondere a un'eventuale crisi di liquidità del mercato.