Bce, il rialzo dei tassi prosegue: prime reazioni dei gestori internazionali

Christine Lagarde, Presidente BCE
Christine Lagarde, Presidente BCE

Seguendo il tracciato della controparte statunitense, la Banca centrale europea ha soddisfatto le aspettative del mercato e ha rallentato il ritmo dei rialzi dei tassi a 50 punti base. Ma questa è stata l'unica notizia da toni colomba della riunione di dicembre. L'impostazione di Christine Lagarde è stata, innegabilmente, da falco. Giovedì la presidente della Bce ha inviato un messaggio chiaro: i tassi in Europa continueranno ad aumentare. La lotta all'inflazione non è ancora finita. Lagarde ha inoltre annunciato che inizierà il suo programma di inasprimento quantitativo all'inizio di marzo 2023.

Secondo le proprie proiezioni aggiornate, la Bce prevede che il tasso di inflazione scenda molto lentamente. Anche nel 2025 sarà ancora al di sopra del valore obiettivo dell'Eurotower. In particolare, si prevede un tasso medio del 6,3% (dal 5,5%) nel 2023 e del 2,4% nel 2025. "Poiché le previsioni si basano sempre sulle aspettative del mercato (e non su quelle dell'Istituto) in merito a ulteriori rialzi dei tassi d'interesse, la Bce deve convincere ancora una volta i mercati della sua determinazione", interpreta Martin Moryson, capo economista europeo di DWS.

E così, ancora una volta, vediamo una reazione molto negativa sui principali mercati azionari. Gli indici europei e statunitensi sono in calo del 2,5-2,7% nella sessione della giornata di giovedì. Gli asset di rischio sono invece appesantiti dal tono pessimistico di entrambe le riunioni delle banche centrali.

Come sottolineato da Nicolas Forest, global head of fixed income di Candriam, tutte queste misure metteranno sotto pressione anche i mercati obbligazionari. E con l'aumento dell'offerta previsto per il 2023, c'è un chiaro rischio di tassi di interesse elevati, che potrebbero rendere fragile il mercato immobiliare. "Nel 2023, la Bce giocherà una partita pericolosa. La recessione è incombente e la forte riduzione della liquidità nei primi mesi del 2023 dovrà essere tenuta d'occhio", prevede Forest.

Preoccupazioni per l'aumento dell'inflazione

Il punto chiave evidenziato da Silvia Dall'Angelo, senior economist di Federated Hermes Limited è che la Bce prevede di continuare a inasprire i tassi a un ritmo costante fino a raggiungere livelli sufficientemente restrittivi. "La presidente Lagarde si è spinta a dire che la Bce deve fare di più di quanto i mercati finanziari stiano attualmente valutando (prima della riunione, i mercati dei tassi a breve termine prevedevano un picco di tassi inferiore al 3% nel 2023). Ha suggerito che un ritmo costante significa una serie di rialzi dei tassi di 50 punti base", spiega.

Per l'esperta, la Bce è chiaramente preoccupata dalla possibilità che l'alta inflazione si consolidi ancora, e i recenti sviluppi salariali sono probabilmente un campanello d'allarme per l'istituto di Francoforte.

Infatti, mentre i mercati cominciavano a scontare un'inflazione più contenuta, il messaggio della Bce è chiaro: non si può abbassare la guardia. Lagarde ha ribadito più volte che le pressioni inflazionistiche sono ancora troppo elevate. "Il fattore principale dietro il leggero calo dell'inflazione dell'eurozona a novembre non è stato un indebolimento delle pressioni inflazionistiche, ma un ampio effetto base, come abbiamo recentemente dimostrato in uno studio", spiega Pablo Duarte, analista dell'Istituto di ricerca Flossbach von Storch.

Colombe vestite da falchi

Tuttavia, non tutti i gestori accettano questo messaggio restrittivo. "Vediamo il consiglio direttivo come una colomba vestita da falco", afferma Anna Stupnytska, macroeconomista globale di Fidelity International. Ritiene che d'ora in poi la Bce dipenderà dai dati. Se la crescita a breve termine dovesse sorprendere al rialzo, anche grazie a un inverno più caldo all'inizio del 2023, secondo l'esperta, la Bce potrebbe inasprire ulteriormente la politica monetaria, con altri due rialzi di 25 punti base nella prima metà dell'anno, e concludere il ciclo con un tasso terminale del 2,5%, inferiore a quello di mercato. "Riteniamo che questa sia una posizione sufficientemente restrittiva per ridurre l'inflazione ed evitare una profonda recessione", conclude.