Berizzi (Anima SGR): “Non è il momento del fai da te”

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Il 2017 inizia a dare qualche risposta alle previsioni e ai dubbi che in molti si stanno ponendo da mesi. Con la vittoria dei liberali di Rutte alle elezioni olandesi tenutesi lo scorso 15 marzo, una possibile ascesa dei populisti nel Paese sembra sventata ma il rischio politico persiste e sarà ancora per molto oggetto di interesse e preoccupazione per vari settori, risparmio gestito compreso. Gli occhi adesso sono puntati sulle presidenziali francesi (il primo turno si terrà il 23 aprile e il secondo il 7 maggio). Come ricorda Miriam Berizzi, responsabile servizio specialisti di mercato di Anima SGR, il primo partito secondo i sondaggi è quello di Marine Le Pen, la quale ha promesso di indire un referendum sull’appartenenza della Francia all’unione monetaria in caso di vittoria.

Se ciò dovesse accadere “le penalizzazioni per gli asset europei sarebbero importanti, anzi, già oggi i mercati sono condizionati dagli ultimi sondaggi pubblicati”. Berizzi ricorda, però, che “il meccanismo elettorale francese (maggioritario a doppio turno) ci tutela abbastanza”. La Le Pen ha buone possibilità di passare al primo turno ma a quel punto i voti degli altri moderati potrebbero convergere sull’altro candidato, impendendo alla leader del Front Nationale di approdare all’Eliseo.  Ma qualora le sorprese non dovessero finire, va detto che “i francesi sono uno dei popoli più europeisti dell’intera area euro e difficilmente voterebbero per una Frexit”. Forse dovrebbe preoccupare di più la situazione italiana con le sue più o meno anticipate elezioni, visto che, a differenza dei colleghi d’oltralpe, “la nostra è tra le nazioni meno europeiste”, sottolinea la Berizzi.

Rischi politici a parte, l’esperta ricorda che siamo in una fase di reflazione abbastanza evidente con l’inflazione in area euro cresciuta dallo 0,5% al 2% in quattro mesi. Dati di cui dovremmo rallegrarci, secondo l’esperta, visto che “quella a cui assistiamo è un’inflazione accompagnata da un’accelerazione della crescita globale”, (da qui il termine reflazione, una delle parole del momento). La prima conseguenza di queste pressioni inflazionistiche è stata l’aumento dei tassi sui mercati obbligazionari. “Nel quarto trimestre dell’anno scorso le obbligazioni governative globali hanno registrato le perdite più significative degli ultimi 14 anni”, sottolinea l’esperta, “mentre i mercati azionari hanno registrato performance molto positive proprio perché la maggiore crescita nominale si è riflessa in una maggiore crescita degli utili”. Da Anima, la previsione è che i mercati obbligazionari potrebbero continuare a soffrire mentre quelli azionari continueranno a essere avvantaggiati per il miglioramento dei fondamentali e per le valutazioni, sia assolute che relative, interessanti”.

Un sentimento abbastanza diffuso tra gli investitori è la paura di tornare a investire sull’azionario, pur essendo ormai abituati ai bassi rendimenti dell’obbligazionario. “In linea molto generale”, commenta Berizzi, “da un rialzo dei tassi ci si può difendere scegliendo titoli a tasso variabile, strumenti con scadenza a brevissimo termine - che oggi, si sa, rendono poco o nulla – titoli indicizzati all’inflazione o,  se la crescita migliora come sta accadendo adesso, anche obbligazioni societarie”. Ma con ritorni attesi sui titoli obbligazionari così miseri (i BoT hanno rendimenti negativi), “è imprescindibile affidarsi a una gestione professionale per creare valore, soprattutto se si scelgono fondi diversificati gestiti in modo molto attivo e i prodotti flessibili”. Insomma, sebbene la situazione generale sia al quanto rassicurante, non è certo il momento del ‘fai da te’.

Tra i prodotti che attualmente stanno riscuotendo più successo tra gli investitori vi sono i fondi a cedola, prodotti che, a differenza di quelli classici, prevedono una distribuzione periodica dei proventi conseguiti. Il loro successo commerciale è dato, secondo l’esperta, dal fatto che “i flussi di cassa periodici in qualche modo richiamano forme d’investimento semplici molto care ai risparmiatori come i conti correnti o i titoli di Stato. E piacciono anche a quegli investitori che amano vedere un ritorno certo su i propri investimenti su orizzonti molto ravvicinati e a chi deve far fronte a pagamenti programmati”.

A questa categoria appartengono anche i fondi a scadenza, che associano al pagamento delle cedole un’altra caratteristica tipica degli investimenti obbligazionari: la scadenza predefinita. Si tratta, spiega l’esperta, di una “formula d’investimento molto felice perché permette di coniugare le caratteristiche delle obbligazioni care a tutti con i vantaggi e le tutele esclusive degli strumenti del risparmio gestito (diversificazione, gestione professionale, trasparenza …)”. A differenza dei fondi aperti che sono sempre negoziabili, però, questi possono essere acquistati solo in un periodo predefinito anche se poi venduti in qualsiasi periodo esattamente come gli altri.

“Siamo noi a stabilire quando è possibile sottoscrivere una quota di un fondo a scadenza per ragioni che hanno a che fare con il meccanismo di costruzione del portafoglio di questi fondi. Ma Anima, come la quasi totalità delle SGR, emette fondi a scadenza in modo continuo. Se il cliente si perde l’opportunità di un fondo a scadenza la cui finestra di collocamento dura due mesi, tendenzialmente da lì a poco se ne riapre un’altra, su un altro fondo a scadenza, magari con altre caratteristiche”. L’esperta ricorda, infatti, che oggi i fondi a scadenza non hanno solo natura obbligazionaria, come ai tempi del loro esordio, ma prevedono anche investimenti nell’azionario, in asset class alternative ecc.

A tal proposito, Miriam Berizzi ricorda che Anima, che possiede entrambe le categorie di fondi a cedola, creerà ad aprile classi specifiche a distribuzione dei proventi per la quasi totalità dei fondi tradizionali aperti (azionari compresi). Fra meno di un mese, quindi, sarà possibile acquistare un fondo aperto azionario a distribuzione dei proventi e sarà il cliente a scegliere se usare la ‘classe cumulazione’ – che prevede il reinvestimento dei proventi – o quella ‘a distribuzione’ che paga cedole periodiche.