Boggio (Jupiter AM): “Con l’integrazione di Merian GI nasce una ‘power-house’ della gestione attiva ad alta convinzione”

Andrea Boggio, head of Continental Europe, Jupiter AM
Andrea Boggio, Head of Continental Europe, Jupiter AM

I processi di M&A non sono mai semplici. Tanto più se la loro realizzazione deve fare i conti con eventi straordinari come quello che abbiamo appena vissuto. L’annuncio dell’acquisizione di Merian Global Investors da parte di Jupiter AM è arrivato il 17 febbraio 2020, in sostanziale concomitanza con l’inizio del lockdown in Europa per contenere l’epidemia da COVID-19. “Il processo di integrazione”, afferma sul punto Andrea Boggio, da poco nominato nel nevralgico ruolo di head of Continental Europe di Jupiter AM, “procede speditamente e nel rispetto delle tempistiche che ci eravamo prefissati, cosa non scontata”.

Carattere distintivo

In seguito alle nomine inerenti l’assetto della struttura distributiva globale, abbiamo ora annunciato anche la gamma combinata di prodotti che farà di Jupiter una “power-house” della gestione attiva ad alta convinzione”. Un progetto chiaro che delinea un piano strategico ben preciso per il futuro dell’asset manager, con una serie di cambiamenti che saranno effettivi dal primo di luglio, previa autorizzazione dei regulators coinvolti. “Pur essendo l’integrazione di Merian un’ottima occasione per allargare l’offerta”, chiarisce il manager, “tengo a sottolineare che Jupiter AM non vuole essere una casa generalista e nemmeno un supermarket di fondi di investimento, ma anzi vuole tenere una gamma relativamente ristretta e orientata alle sole gestioni dove può offrire un vero valore aggiunto”. “Nel mondo della distribuzione significa poter schierare i migliori professionisti, preparati e orientati alla relazione col cliente ed in grado di fornire ad essi un servizio di qualità eccellente in tempi brevissimi. Vivo con entusiasmo la mia nomina a head of Continental Europe perché mi permette di coordinare mercati con caratteristiche disomogenee e nei quali Jupiter AM è entrata in tempi diversi ma con la medesima ambizione di medio periodo di diventare in ciascuno di essi una delle case di gestione di riferimento”, completa il manager che nella nuova carica manterrà la responsabilità diretta sul mercato italiano.

Guardano più in generale al panorama europeo dell’asset management, le operazioni di concentrazione, secondo Boggio, non si fermeranno. “Accanto ai giganti dell’asset management, spesso generalisti e con un carattere sempre meno distintivo, ci sono numerose realtà di media e più piccola scala che necessitano di massa critica per raggiungere economie di scala”, dichiara. “Quindi”, prosegue, “se da un lato risultano abbastanza improbabili aggregazioni intra pares anche perché la maggior parte di quelle recentemente avvenute sono state un flop, dall’altro è possibile che realtà dinamiche e magari specializzate guardino a possibili target che possano ampliare le competenze di gestione. Sono convinto che uno degli aspetti più critici sia quello di avvicinare culture aziendali compatibili, in mancanza delle quali si va incontro a disastri”.

Il mondo post COVID-19

Capire l’impatto della pandemia da Coronavirus sui modelli di business è centrale per qualunque industria, compresi quei settori come l’asset management dove l’operatività è nel complesso proseguita senza drammatiche difficoltà come avvenuto ad esempio nella manifattura o in buona parte del commercio. “In questo momento in Italia ed in Europa osservo una marcata tendenza alla ricerca di normalità, forse più nella sfera della vita privata che in quella degli affari”, sostiene Boggio.

“Per quanto riguarda il settore finanziario, mi sembra di scorgere che l’Italia sia leggermente divergente dal resto d’Europa: mentre negli altri Paesi gli incontri di persona stanno gradualmente ritornando nelle agende, in Italia non vi sono segnali concreti in questa direzione, anzi sembra che la maggior parte delle persone sia piuttosto riluttante ad accettarli. Molti inoltre hanno apprezzato i lati positivi dello smart working e potrebbero considerare in futuro un ribilanciamento dell’equilibrio tra la presenza in ufficio ed il lavoro da casa. Forse questo può diventare un cambiamento strutturale”, sottolinea inoltre.

“Mentre dal punto di vista della gestione i problemi sono stati tutto sommato limitati, aziende moderne come Jupiter AM hanno gestito perfettamente decine di miliardi di asset senza che una sola persona fosse fisicamente in ufficio, più difficile è stato riuscire ad essere vicini ai clienti in un momento così complesso, anche se ora, nella fase finale della crisi, le reti di consulenza registrano un livello record di sollecitazioni alla partecipazione ad eventi virtuali da parte delle case di investimento, sintomo che tutti si sono organizzati velocemente per essere quanto più possibile presenti”, analizza. “Non vedo”, conclude infine, “una relazione diretta tra la crisi sanitaria e il design delle strategie di prodotto, che mi sembra stiano seguendo le stesse logiche pre-COVID”.