Bolla o non bolla? Attenti, la volatilità colpisce senza preavviso

bolle di sapone
foto: Saverio Tremamunno, Creative Commons, Flickr

Cosa potrebbe innescare la miccia di una eventuale bolla dei mercati finanziari? A chiederselo sono i gestori che vedono ad esempio le Borse USA ai massimi storici ed imminente la fine della corsa dei listini. Il Dow Jones, spinto dal crollo dei tassi di interesse e dagli acquisti della Fed è salito a 22 mila punti, mentre prima del tracollo di Lehman segnava 14 mila. Sarà forse il decollo dei giganti della tecnologia come ad esempio Facebook, Microsoft, Apple, Google e Amazon che valgono tre mila miliardi di dollari a far scoppiare la bolla? O l’accesa disfida verbale tra Stati Uniti e Corea del Nord che è piombata come un masso nelle placide acque dei mercati finanziari? "Ma chi lavora nei mercati finanziari potrebbe essere portato a credere che una maledizione incomba sul terzo e quarto trimestre degli anni che finiscono con il numero 7", commenta Erik Knutzen, chief investment officer – multi-asset class di Neuberger Berman.

L'esperto ricorda che alla metà di agosto del 1987, i mercati azionari raggiunsero un picco con un +30% da inizio anno. Due mesi dopo, senza alcun preavviso arrivò il Lunedì nero. Nel luglio del 1997, la Thailandia, schiacciata da una montagna di debiti e incapace di acquisire una quantità sufficiente di valuta forte per difendere l’ancoraggio del baht al dollaro statunitense, fu costretta a lasciare fluttuare il cambio. Il baht subì un tracollo, trascinando il paese nella bancarotta e contagiando buona parte del sud-est asiatico. La Thailandia e le Filippine chiesero aiuti al FMI e in autunno Indonesia e Corea del Sud furono costrette a fare lo stesso. In ottobre, il panico aveva colpito i mercati sviluppati.

Il 6 agosto 2007, gli effetti combinati di posizioni sovraffollate, indebitamento e compiacimento causarono un aumento delle pressioni su alcuni portafogli di investimento quantitativo. Quelle pressioni esplosero con un 'quant quake' che scosse i mercati azionari per una settimana, lasciando il segno sugli investitori quantitativi e value, che impiegarono anni a riprendersi. Tre giorni dopo, in uno dei momenti che hanno segnato la crisi del credito, i mercati monetari interbancari ebbero una crisi senza precedenti quando BNP Paribas fu costretta a sospendere i rimborsi di tre fondi di ABS ritenuti fin allora 'sicuri'. Nel giro di un mese, i clienti di una importante banca retail britannica si ritrovarono a fare la fila agli sportelli cercando di liquidare il conto.

"La convergenza di questi anniversari potrebbe indurre gli investitori a riflettere sulla natura della volatilità e del rischio di mercato, mentre l’improvvisa ricomparsa della volatilità sul finire della settimana scorsa, in risposta alle schermaglie tra Corea del Nord e Stati Uniti, potrebbe indurci a riflettere su tali anniversari", avvisa l'esperto. E aggiunge: "Ciò che spicca è la capacità dei mercati finanziari di ignorare a lungo tensioni e situazioni di stress per poi scontarle tutte in una volta". Il Lunedì nero e il 'quant quake' si verificarono senza alcun chiaro segnale di preavviso. La crisi dei mutui subprime e la stretta sul credito erano chiaramente prevedibili, per chi avesse voluto coglierne i segnali: già nel febbraio 2007 Freddie Mac aveva smesso di acquistare mutui subprime, in aprile New Century Financial aveva dichiarato fallimento e in giugno (due mesi prima di BNP Paribas) Bear Stearns aveva sospeso i rimborsi dei fondi di ABS. Ciò nonostante, l’indice S&P 500 aveva chiuso il mese di luglio 2007 in rialzo del 7,5% da inizio anno. Anche dopo aver traballato in agosto e novembre, chiuse l’anno in rialzo del 4,4%. "Pochi avevano previsto che un mercato rialzista di cinque anni aveva appena raggiunto il picco e che stava per scatenarsi uno dei crack più devastanti della storia della finanza", conclude Knutzen.