Borsa di Shanghai, gli scossoni di un contesto più ampio

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foto flickr: aaron goodman, creative commons

Alcuni l'hanno già ribattezzato il '29 di Pechino. Le borse cinesi soffrono e, pare, spaventino perfino WallStreet. Nonostante la serie di misure adottate dalla Banca popolare cinese e dall'autority locale lo scorso 26 giugno, le azioni di classe A quotate sui mercati azionari di Shenzhen e Shanghai sono crollate. Secondo il quotidiano cinese Securities Daily, la scorsa settimana più di 650 aziende (quasi il 25% di tutte le società in borsa) hanno chiesto di sospendere la propria negoziazione nel tentativo di contenere le perdite, cosa che potrebbe comportare alcune sanzioni, se non saranno in grado di giustificare adeguatamente tale decisione. E intanto si sono bruciati più di 3mila miliardi di dollari in meno di tre settimane,15 volte il Pil della Grecia, sette volte il debito di Atene. 

Dal giugno 2014 gli indici delle due piazze asiatiche hanno registrato una crescita del 150 per cento, ma la generale euforia a metà giugno ha cominciato a deteriorarsi fino a consumarsi del tutto. Secondo quanto afferma da Hong Kong Selina Tsang, Head of Investments di Generali Investments Asia, contatta da FundsPeople, "i mercati azionari cinesi hanno recentemente mostrato una volatilità fuori dalla norma. L’indice azionario CSI 300, dopo essere salito a oltre 5000 a giugno, si situa attualmente a un livello attorno a 3700, una correzione del 31% rispetto al picco. Da inizio anno, l'indice è complessivamente cresciuto del 4,7%".

Ma come si spiega questa brusca correzione?

Gli scossoni del mercato onshore vanno valutati considerando il contesto più ampio: nella loro forma attuale, i mercati azionari cinesi onshore esistono di fatto solo dagli anni 90, con la riapertura della Borsa di Shanghai e la creazione di quella di Shenzhen. La Cina sta inoltre ancora sviluppando il proprio sistema finanziario, con misure quali ad esempio l’implementazione dei margini di finanziamento sui titoli nel 2012. Sono anche in atto numerosi progetti di riforma del settore industriale. Dall’altro lato, il settore privato ha accumulato un livello di ricchezza molto elevato, ed è alla ricerca di canali di investimento. Anche il mercato offshore ha registrato massicci movimenti dei prezzi dei titoli, con l'indice Hang Seng che ha perso il 5,8% nella sola giornata di mercoledì (8 luglio), un calo che non si vedeva dai tempi della crisi finanziaria del 2008. La flessione dei mercati cinesi offshore è stata attribuita alla reazione degli investitori internazionali di fronte allo spillover delle azioni di tipo A, oltre che a eventi esterni quali la possibile Grexit. Dal momento che il mercato offshore è piuttosto liquido, gli investitori stanno ottenendo profitti, e sembra ci siano anche investitori del mercato onshore che stanno effettuando operazioni di copertura.

Alcuni parlano di speculazioni. Altri di gioco d'azzardo. Come affrontate la situazione?

Essendo investitori a lungo termine, noi ci concentriamo sui fondamentali dei mercati. Ci piace vedere una crescita costante dei mercati che rifletta le qualità delle società e lo sviluppo industriale, e non la pura speculazione, e questo è anche il criterio che applichiamo quando selezioniamo i titoli per i nostri portafogli. Sebbene i mercati potrebbero non stabilizzarsi nell’immediato, al momento vediamo opportunità di investimento nei mercati azionari cinesi ancora migliori.

Com'è andata la seduta odierna (giovedì 9)?

La seduta ha visto una maggiore stabilità dei mercati, con gli indici che hanno registrato un rimbalzo di alcuni punti percentuali, ma la volatilità è destinata a persistere nel breve periodo, e potrebbe volerci un po’di tempo prima che i titoli attualmente sospesi possano riprendere le contrattazioni nei mercati onshore.