Borse, tutti vogliono un nuovo "whatever it takes"

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foto: autor Katrina.Tuliao, WikiMedia Commons

Da una parte la suspense di Pechino dove riaprono le borse, dopo una settimana di festività per il Capodanno cinese. Dall'altra le parole del presidente della BCE Mario Draghi, che sarà in audizione davanti al Comitato affari economici e monetari del Parlamento europeo. Oggi sarà una giornata fondamentale per capire se le forti correzioni registrate in borsa dall'inizio del 2016 continueranno ancora a travolgere mercati e investitori. La speranza è che lo stesso Draghi possa lanciare un messaggio decisivo e tranquillizzare i più sulla spinosa questione legata alle banche europee. Soprattutto dopo che due tra le migliori, come Deutsche Bank e Credit Suisse, hanno annunciato massicce perdite da prima pagina, innescando un sell-off sulle proprie azioni e sui propri bond. Una situazione che si riverbera anche sui titoli finanziari a Piazza Affari. "Il tema delle sofferenze ha costituito in questi ultimi mesi il vero tallone d’Achille del settore", ricorda Giacomo Tilotta, gestore di AcomeA. "La lentezza nel trovare una soluzione al modello di bad bank da applicare ha contribuito negativamente alla percezione del rischio del sistema bancario. L’ultima versione (ancora da recepire attraverso l’emanazione di un decreto) prevede la garanzia dello Stato, e dovrebbe contribuire ad alleggerire il peso della questione". 

Inseguendo un nuovo, auspicato 'whatever it takes', quello con cui Draghi mise fine alla fase acuta della crisi dell'euro, il quadro regolamentare nel settore bancario resta un elemento cruciale, soprattutto in un momento in cui, come spiega Lorenzo Covolan, gestore patrimoniale di Shine SIM "i mercati sono in mano alla speculazione, a causa del fatto che ci sono tanti strumenti a leva". "C'è una crisi di fiducia ormai generalizzata" continua Covolan "molti clienti si sono stancati dei mercati finanziari e delle continue speculazioni a ribasso, ormai chiare. Rimandare delle normative fondamentali, come ad esempio la bad bank, non aiuta. Anche a livello europeo se da una parte Mario Draghi è stato bravo a fermare le speculazioni sui singoli Stati (non c'è più un attacco sui titoli di Stato) non è stato altrettanto bravo a fermare questa speculazione sulle borse e a rassicurare gli investitori riguardo al settore finanziario europeo". D'altronde le banche e le istituzioni finanziarie rappresentano una parte significativa della Borsa italiana (rispettivamente il 25% e il 37% dell’indice). Ma l’industria bancaria ha avviato solo di recente un piano di riforma, un processo non immediato: "Rispetto agli altri Paesi europei, il sistema bancario italiano è rimasto molto indietro" chiarisce Covolan. "Abbiamo ancora delle banche piccole, regionali, territoriali, che andrebbero riunite. Questo può essere l'anno decisivo per le fusioni, ma bisogna far presto. Al momento mi sembra che il governo Renzi non sia stato in grado di affrontare davvero il problema, se non a parole".

Se per i gestori è meglio stare a guardare

Dopo essere stato il miglior listino azionario dello scorso anno, con un +13%, il FTSE MIB ha perso da inizio anno qualcosa come il 25%, il peggior risultato di tutte le borse europee. In un clima sempre più incerto come si comportano i gestori? Secondo Lorenzo Covolan è meglio stare a guardare. "Proteggersi è semplice: basta essere prudenti. Avere un portafoglio equilibrato, diversificato, poco esposto alla componente azionaria". Anche un portafoglio con titoli di Stato, obbligazioni corporate di buone società e perfino obbligazioni subordinate di banche solide potrebbero garantire all'investitore di non correre grossi rischi. "In merito al settore bancario, eviterei al momento di comprare azioni. Ci sono buoni titoli in giro per l'Europa: per gli investitori questo ribasso potrebbe essere una buona occasione d'acquisto di società solide".

Per il team azionario di AcomeA bisogna invece pensare a lungo termine: "le valutazioni penalizzate dalla debolezza delle ultime settimane, scontano in eccesso i timori sul rallentamento della crescita e sulle problematiche all’interno del settore bancario", fanno sapere. "È per questo motivo che manteniamo inalterato il nostro peso sulle banche, ancorando la nostra scelta ad un orizzonte temporale di lungo termine e al principio della diversificazione".