La conferma dell’agenzia Standard&Poor’s non fa che ribadirlo: i casi di FCA e Volkswagen sono diversi. l rating del titolo non è a rischio e non sarà messo sotto revisione. Ma si attende l'esito della questione.
In molti lo hanno già fatto presente e la conferma dell’agenzia Standard&Poor’s non fa che ribadirlo: i casi di FCA e Volkswagen sono diversi. l rating del titolo di Sergio Marchionne non è a rischio e non sarà messo sotto revisione. S&P lo ha riconfermato a lungo termine a BB e quello di breve termine a B, lasciando a BB anche quello della controllata americana FCA Us, con outlook stabile in entrambi i casi. L'agenzia ha spiegato che il gruppo avrebbe la liquidità sufficiente e spazio di manovra anche nello scenario peggiore di una multa da 4,4 miliardi di dollari dall'Epa.
"C'è il rischio che FCA possa affrontare multe concrete per la questione dell'Epa ma noi non lo includiamo nel nostro scenario di base in questa fase dal momento che l'ammontare è incerto. Continuiamo ad aspettarci che FCA mantenga livelli di indebitamento in linea con il rating", hanno chiarito gli esperti di S&P. Frattanto il titolo recupera – e non poco - in Borsa. Sulla vicenda il vice presidente di AcomeA SGR Roberto Brasca, gestore tra l’altro dei fondi AcomeA Europa e AcomeA Italia che hanno in portafoglio anche qualche esposizione al titolo, fa notare come Fiat Chrysler dovrà dar conto del proprio operato al nuovo responsabile dell'EPA, nominato da Donald Trump, apparentemente meno severo nell'applicazione delle norme anti-inquinamento.
“Nel migliore dei casi - dice Brasca - Fiat Chrysler se la caverà con una multa di poche centinaia di milioni dollari, facilmente assorbibili dal bilancio corrente. Nel peggiore dei casi, si troverebbe a pagare la multa alle autorità, a risarcire i danni ai clienti e forse anche a dover procedere al ritiro dei modelli in questione. L'onere si aggirerebbe a 2 o 3 miliardi di dollari e, visto il non trascurabile indebitamento del gruppo, potrebbe essere più difficile da digerire”.
“Le vie d'uscita peraltro non mancano e vanno dall'anticipazione della vendita di una o più divisioni fino all'avvio di una partnership strategica su alcune aree produttive o addirittura all'aggrgazione con un altro gruppo, non necessariamente automobilistico. Quindi, a fronte della maggiore volatilità collegata al flusso di notizie non afferenti all'attività caratteristica di Fiat Chrysler (che può anche essere fonte di opportunità), va rilevato che la discesa del prezzo sotto ai 9 euro valorizza già quasi totalmente l'ipotesi di esito più sfavorevole”, conclude il vice presidente di AcomeA. Che poi in merito alla gestione aggiunge che terranno conto “di tutti questi fattori e delle altre svariate implicazioni commerciali e produttive per Fiat Chrysler, senza peraltro perdere di vista la capacità del gruppo di conseguire gli obiettivi di risultato economico prefissati”.