Brera (Kairos): "La nostra scommessa si chiama Italia"

Guido_Brera
immagine concessa

Confessa che la performance negativa di Piazza Affari, che nel 2016 registrava i dati peggiori d’Europa, riprendendosi solo all’ultimo, un po’ è stata penalizzante. Eppure Guido Maria Brera, cofondatore e CIO di Kairos, continua, soprattutto adesso, a tenere alto il tricolore. “Crediamo nel mercato italiano. Ci abbiamo creduto fin dalla seconda metà dello scorso anno, a dire il vero. Oggi c’è la possibilità di una ripresa del listino del Paese, il tempo della sottoperfomance è finito e l’Italia ha tante strutture dove il capitale si sta ricostruendo, basta sapersi guardare attorno”, spiega a Funds People. Perfino in mezzo al suono delle sirene, nazionali ed internazionali, che strepitano attorno al settore bancario. “In passato la situazione è stata molto delicata per il settore, ma oggi possiamo essere più positivi”, dice Brera. “L’indice bancario ha ampiamente scontato i disagi relativi ai Non Performing Loans e grazie all’intervento del Governo uno dei principali fattori di rischio è venuto meno. Ricordiamoci che interventi del genere sono avvenuti già in America, in Spagna, in Irlanda, in Germania... se fatto bene e a prezzi ragionevoli non è detto che sia una cosa negativa”, rassicura il CIO di Kairos.

Come un po’ tutte le società di gestione italiane, anche Kairos lo scorso anno si è attrezzata per reggere agli scossoni del mercato anche se, precisa Brera “da sempre la nostra strategia non è quella di fare gli scommettitori, ma di affrontare i mercati in un’ottica di consistenza dei ritorni nel tempo”. Forse per questo, di fronte ai picchi di volatilità, Kairos ha saputo gestire gli eventi attesi (o inattesi) in modo maturo: “temevamo un po’ la Brexit, ci aspettavamo la vittoria di Donald Trump e questo ci ha consentito di fare bene soprattutto nell’ultima parte dell’anno e di riuscire a individuare buone opportunità anche nei mercati post Brexit”, chiarisce Brera. E adesso? “Le prospettive globali sono molto complesse. Siamo di fronte ad un cambio di politica che i mercati sottovalutano. L’arrivo di Trump è un attacco alla globalizzazione e a un modo di concepire il capitalismo.  In America si vive una fase nuova e non sappiamo come finirà. Sicuramente i primi penalizzati saranno i Paesi esportatori, come la Cina, il Giappone, anche la Germania. Ma è un po’ difficile fare delle previsioni quando le carte sono sparigliate e il mondo, come ci insegna il discorso del presidente cinese Xi Jinping a Davos, è ribaltato”.

Se il mondo è interconnesso per Giudo Brera “questa fase di trade war, giusta o sbagliata che sia, fa male a tutti, quando si tratta di guardare ai mercati. Sarà dunque un anno dove bisognerà cogliere quei due o tre momenti di opportunità. E il primo, per noi, si chiama appunto Italia”. Sarà per questo che Kairos lavora per lanciare nuovi prodotti che hanno un’importante valenza nazionale. Infatti, la società punta molto sui  PIR, i piani di rispamio a lungo termine, cui il mercato dei fondi guarda con attenzione. Secondo stime del governo questi nuovi veicoli potrebbero mobilitare dal 2017 al 2021 una raccolta di circa 18 miliardi da parte di 360 mila sottoscrittori. E gli effetti si farebbero sentire soprattutto sui fondi azionari Italia e sui bilanciati. Inoltre, Kairos nel 2017 intende lanciare un prodotto per investitori istituzionali alla ricerca di un investimento obbligazionario con cedole tangibili. Per fare ciò il focus dell’investimento sarà sulla struttura del capitale delle realtà finanziarie.

“Frattanto molti nostri sforzi continuano a concentrarsi sul fondo che rispecchia piu la filosofia della società, si chiama Kairos International Sicav Pegasus UCITS”, un total return con un respiro internazionale, che investe in un portafoglio di titoli di emittenti europee selezionate attraverso una ricerca proprietaria di tipo bottom up. “Una strategia che ci ha riportato prepotentemente ormai da più di tre anni ad essere tra i migliori gestori total return in Europa”.