Brexit, ancora troppi nodi da sciogliere secondo gli asset manager

Unsplash

Il raggiungimento di un accordo tra Regno Unito e UE non mette fine alle negoziazioni ma rappresenta solo un primo passo di una trattativa ancora lunga. L’annuncio di Boris Johnson e Ursula von der Leyen del 24 dicembre è servito, questa l’opinione maggioritaria fra gli investitori internazionali, semplicemente a scongiurare una hard Brexit dalle conseguenze materiali catastrofiche e dai risvolti non del tutto prevedibili. Non che il risultato sia di poco conto, ma resta al momento fuori dall’accordo la gestione dei rapporti relativi alla grande maggioranza degli scambi tra Unione e Gran Bretagna, ossia il settore dei servizi, in particolare finanziari.

I rapporti oggi

“L'accordo copre il delicato tema della pesca, con un taglio del 25% del valore del pesce catturato dalle imbarcazioni dell'UE, che sarà introdotto gradualmente nei prossimi cinque anni e mezzo (molto meno di quanto sperato dall'UE). L'allineamento normativo (il Level Playing Field) è stato affrontato, ma altre questioni sono rimaste irrisolte”, sottolineano da Lyxor AM.

“Il deal”, prosegue l’analisi di Jeanne Asseraf-Bitton, global head of Market Research dell’asset manager, “non riguarda l'accesso dei servizi finanziari al mercato UE, che sarà determinato separatamente, molto probabilmente mediante decisioni di equivalenza”. “Di conseguenza, a partire dal 1° gennaio 2021, le imprese di servizi finanziari britanniche perderanno i loro diritti di passaporto. Per quanto riguarda i servizi nel loro complesso, l'accordo non prevede il riconoscimento reciproco delle qualifiche che dovranno essere risolte dalle organizzazioni professionali, il che si rivelerà probabilmente difficile. Gli scambi commerciali saranno esenti da dazi, ma sono apparse barriere materiali non tariffarie. Il Regno Unito si è assicurato il diritto all'autonomia normativa. Le aziende dovranno pagare due volte il costo normativo per la certificazione (UK e UE) per la conformità agli standard delle merci ed eventualmente produrre merci diverse per ogni mercato. Tuttavia, le imprese che possono beneficiare del nuovo regime commerciale dovranno affrontare meno controlli alla frontiera e alcune barriere tecniche per i prodotti a basso rischio potrebbero essere eliminate attraverso l'autodichiarazione”.

Il domani dei contendenti

L’analisi puntuale di Asseraf-Bitton mette in luce la mancanza in quanto deciso e dichiarato finora di tutta una serie di dettagli che, complessivamente considerati, dettagli non sono, come fa notare Quentin Fitzsimmons, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV - Global Aggregate Bond Fund di T. Rowe Price. “Il raggiungimento di un accordo ci allontana dal precipizio che tutti gli investitori temevano, quindi si tratta inequivocabilmente di uno sviluppo positivo. Abbiamo visto il sollievo tradursi in un rafforzamento della sterlina e nel calo dei prezzi dei Gilt. Tuttavia, come sempre avvenuto nella saga di Brexit, il diavolo sta nei dettagli. Il rischio che l’accordo venga percepito come troppo scarno potrebbe avere degli strascichi nel nuovo anno in grado di impattare sia sulla valuta che sulla fortuna politica di Boris Johnson, man mano che le conseguenze di Brexit continueranno a manifestarsi”, afferma il portfolio manager.  

“In questa fase”, concludono da un punto di vista più operativo da Lyxor, “non raccomandiamo di aggiungere rischio e preferiamo mantenere una posizione neutrale sugli asset britannici a basso prezzo. Abbiamo chiuso la nostra posizione tattica lunga su GBP/USD pochi giorni prima dell'accordo. La nostra posizione su Gilt e Bund rimane neutrale, alla luce dei rischi a breve termine sull'attività accresciuta dalla pandemia e dalle relative restrizioni”. Nonostante un primo e importante passo, la strada è ancora lunga.