Chi fa sul serio (e chi meno) nel settore SRI?

Sharon Mollerus, Flickr, Creative Commons
Sharon Mollerus, Flickr, Creative Commons

ShareAction è un’organizzazione no profit britannica che da dieci anni studia il settore degli investimenti socialmente repsonsabili (SRI) nell’industria dei fondi del Regno Unito. La firma è nata in seno ad una campagna appoggiata da People&Planet, che è riuscita ad avvicinare i fondi pensione britannici alle politiche SRI. Da allora, svolge il ruolo di osservatore speciale in merito all’applicazione dei critesi ESG nei fondi pensione inglesi. Adesso però la società ha cominciato a valutare anche le 40 case d’investimento con maggior patrimonio in Europa, prendendo come criterio di riferimento il report IPE sulle 400 società di gestione di fondi con maggior patrimonio al mondo. Queste 40 SGR possiedono circa 21 bilioni di euro, un terzo del totale.

L’intenzione del sondaggio è valutare come queste società stiano attuando sul terreno dei fondi socialmente responsabili e capire l’impatto dei loro investimenti e le politiche di governance attuate in merito. “È sempre più riconosciuta l’importanza del condotta delle grandi SGR non solo per quanto concerne i loro fondi pensioni e i prodotti offerti all’investiore retail, ma anche sulla salute dell’economia in generale, sull’ambiente e soprattutto sul comportamento etico delle aziende di tutto il mondo”, spiegano gli autori del report. “L’industria del risparmio gestito spende ogni anno milioni per pubblicizzare i propri servizi, una somma che supera di molto la spesa invece investita nella buona governance degli asset dei clienti. È interesse pubblico che le case d’investimento competano in fattori che veramente aggiungano valore per i propri clienti”, riflettono da ShareAaction.

Il processo di valutazione parte dall’esame delle informazioni disponibili pubblicamente delle soceitpa di gestione sugli investimenti SRI, insieme ad alcuen domande che approfondiscono il processo d’investimento. Il sondaggio pone maggiore attenzione nell’individuare se le firme prese in esame, intervengono sull’impatto degli investimenti, gestiscono attivamente i conflitti d’interesse e se la supervisione SRI interna è coerente con l’impegno preso pubblicamente.

I dettagli dello studio

Tutte le case di gestione analizzante, eccetto la spagnola Santander AM, hanno firmato la carte dei principi per l’investimento responsabile. Tuttavia, il grado di impegno mostra differenze notevoli: “Nonostante l’impegno assunto, la qualità reale degli investimenti SRI e la divulgazione dei criteri ESG varia enormemente nelle grandi soceità di gestione”, dicono da ShareAction. Questa qualità “non dipende dalla grandezza della firma, il Paese, la struttura azionaria o se si occupano di gestine attiva o passiva”.

Lo studio ha pure preso in considerazione la comunicazione degli aspetti ESG ai clienti. L’organizzazione ha scoperto che un 17% degli intervistati non offre informazioni sui fattori di rischio ambientali o socali né ai clienti, né attraverso comunicati accessibili pubblicamente. Tra le società analizzate, il 57,5% ha reso pubblico il numero totale degli impegni presi con le aziende nell’arco dell’anno; un 45% ha diffuso gli impegni presi sui criteri ESG e un 47,5% ha spiegato nel dettaglio i temi e i risultati delle attività rispetto al settore SRI. Tuttavia solo otto SGR hanno fornito una lista completa e dettagliata delle aziende con cui hanno raggiunto gli accordi durante l’anno.

Il sondaggio inoltre cerca di quantificare l’impatto delle azioni delle case d’investimenti. Un 82,5% delle SGR  spiegano sui loro siti web o nelle loro relazioni gli impatti ambientali e/o sociali degli investimenti. Solo il 5% però fornisce informazioni dettagliate. Le informazioni offerte in genere coprono aspetti quali le emissioni di gas serra, l'utilizzo di acqua, la produzione di rifiuti e il consumo energetico. L’85% delle società sondate poi indicano sul loro sito web che gestiscono i conflitti d’interesse. Il 70% entra nel dettaglio con esempi di gestione di conflitti e accordi. Tuttavia, solo il 67,7% fornisce dei chiari esempi a riguardo.

Lo studio esplora anche le informazioni fornite sui costi dei fondi, prendendo a modello i dettagli pubblicati sui KIID. È stato osservato che tutti gli asset manager rendono note almeno le informazioni sulle tariffe dei propri fondi azionari più popolari. Un 92,5% indicano che il calcolo sul rendimento del prodotto comprende le commissioni e le spese, mentre l’82,5% facilita la consultazione delle spese attraverso i siti web. Tuttavia, il 17,5% delle società di gestione (sette entità) fornisce solo la minima informazione possibile a norme di legge.

L’ultima parte del sondaggio è focalizzata sui dipartimenti interni che si occupano di sviluppare attività di investimento responsabile. Il 64,5% degli intervistati ha indicato che la supervisione e i criteri ESG sono integrati in tutti i livelli dell'organizzazione. Tuttavia, solo cinque case d’investimento si sono mostrati disposti a fornire prove che dimostrassero quest’integrazione.

Nel ranking tre SGR italiane

Nella top five della classifica stilata da ShareAction troviamo ben tre società britanniche: Schroders conquista in assoluto la palma d’oro. Seguono Robeco Group, Aviva Investors, Amundi e Standard Life Investments. Ma tra le 40 case d’investimento prese in esame, troviamo anche tre player italiani: Eurizon Capital, Pioneer Investments e Generali Investments. Nessuna delle tre società di gestione però si piazza nella parte alta della classifica.

Nello specifico la prima a fare capolino nel ranking di ShareAction è Eurizon Capital, che occupa il 23esimo posto. Secondo il report la società sembra soffrire soprattutto nel campo della Trasparency (15 punti su 60). Poco più giù troviamo Generali Investments, al 27esimo posto, che invece perde punti non solo nel campo della Trasparency ma anche in Intern Governance of RI. Pioneer Investments infine occupa il 30esimo posto, con punteggio molto bassi in Trasparency e Stewardship. La società peggiore? La spagnola BBVVA AM.

Di seguito la classifica delle 40 società di gestione analizzate, in ordine di punteggio

tabella

Fonte: ShareAction.