Chi investe sui fondi comuni italiani?

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Quando si parla di mercato dei fondi comuni generalmente si parla di offerta: rete di distribuzione, perfomance e costi, regolamentazione. Ma qual è la clientela, soprattutto retail, che oggi investe sui fondi comuni italiani? E com'è cambiata rispetto a dieci anni fa? Alessandro Rota e Riccardo Morrasut dell'Ufficio studi di Assogestioni tracciano un quadro del sottoscrittore medio, rivelando qualche sorpresa nell'aggiornamento appena pubblicato dello studio "I sottoscrittori dei fondi comuni italiani". Il primo luogo i sottoscrittori, tra il 2012 e il 2015 sono aumenti: da 5,3 milioni agli attuali 6,4, seguendo un trend di crescita costante. Negli anni l’incidenza del numero dei sottoscrittori sul totale della popolazione italiana residente (partecipazione) è passata dal 17% del periodo 2002-2003 al minimo del 9% del 2012. Successivamente la ripresa delle sottoscrizioni ne ha riportato il valore attorno al 10,5%. "Dal confronto con il 2005 emerge una fotografia di un'industria profondamente cambiata sul lato della domanda" spiega Alessandro Rota, direttore Ufficio studi di Assogestioni, che subito evidenzia il grande mutamento nella composizione del portafoglio dei sottoscrittori di fondi comuni italiani: "In dieci anni le scelte degli investitori su questo fronte, anche in seguito ai grandi trend macroeconomici registrati, sono cambiate notevolmente. In particolare spicca il forte incremento della quota di fondi flessibili nei portafogli dei sottoscrittori".

Fondi flessibili alla riscossa

Secondo il report, infatti, nel corso del tempo l’incidenza dell’investimento nel comparto azionario e nei fondi bilanciati ha subito una progressiva erosione: a fine 2015, l’8% e il 4% dei sottoscrittori concentrava i propri investimenti su questi due segmenti. I fondi flessibili hanno registrato la dinamica di crescita più pronunciata e oggi rappresentano la scelta principale del 36% dei sottoscrittori, superando per la prima volta i fondi obbligazionari. Questi ultimi sono stati da sempre molto presenti nelle scelte degli investitori italiano toccando punte superiori al 40% dei sottoscrittori. Le percentuali raggiunte negli ultimi anni dai fondi obbligazionari e flessibili sono collegate al crescente successo riscosso dai fondi target date. Per quanto riguarda le modalità di sottoscrizione, il 70% dei sottoscrittori predilige il versamento unico (Pic); tuttavia, nel corso degli anni il numero di sottoscrittori che ha fatto riscorso in via esclusiva ai piani di accumulo (Pac) è cresciuto e rappresenta a fine 2015 il 18%. In ultimo rimane il ruolo predominante del canale bancario nella distribuzione dei fondi (93% a fine 2015).

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L'identikit del sottoscrittore medio

Tra le sorprese pubblicate nello studio di Assogestioni emerge una significativo aumento degli investitori donna: tra il 2005 e il 2015 si assiste a un lento ma costante calo della proporzione degli uomini a favore delle donne che all'inizio del periodo considerato rappresentavano il 42% del totale dei sottoscrittori, alla fine del 2015 erano quasi il 46%.

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L'eta media poi, a fine 2015 è di 59 anni. Meno giovani dunque (la quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% al 7%) e più anziani (gli over 75 passano dal dal 9% al 18%). Analizzando, invece, la distribuzione geografica dei sottoscrittori si conferma che il 65% degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole.

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