Cinque temi su cui i gestori devono lavorare

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Conner McCall, Flickr, Creative Commons

Restare attivi. O meglio, come riconquistare la fiducia degli investitori in un settore in cui la gestione passiva fa continui passi da gigante? La domanda è di quelle che i gestori dovrebbero porsi quotidianamente, tanto più lavorando in condizioni di mercato sempre più difficili e volatili. Non che la gestione attiva sia sottovaluata. Anzi. Secondo l'ultimo report pubblicato da Allianz Global Investors (Staying Active: how to regain trust in active management, appunto), i gestori attivi si trovano nella posizione migliore per aiutare gli investitori a superare le sfide giudicate importanti, ma spesso godono di scarsa fiducia. Colpa delle commissioni? Anche. Meno di un quarto del campione globale preso in esame (23%) ritiene che i portafogli gestiti attivamente giustifichino i costi; in Italia la percentuale scende addirittura al 13%.

Tuttavia, il 73% degli intervistati italiani è convinto che i gestori abili siano in grado di ottenere una performance superiore, rispetto al 50% degli intervistati a livello globale. Il 71% del campione mondiale e addirittura il 90% di quello italiano dichiarano che i gestori attivi siano nella posizione più consona per sfruttare appieno le opportunità d'investimento offerte dalla trasformazione digitale.  Cosa fare, allora, per migliorare il rapporto tra la gestione attiva e gli investitori? Secondo lo studio esistono 5 aree chiave in cui gli asset manager dovrebbero migliorare il servizio per riconquistare la fiducia degli investitori e creare relazioni di lungo periodo:

  • Offrire approcci al rischio innovativi: meno di metà degli intervistati ritiene di disporre di soluzioni e strumenti adeguati per far fronte al tail risk.
  • Promuovere gli investimenti ESG (Environmental, Social, Governance): il 61% del campione riconosce ai gestori attivi una funzione di stewardship maggiore rispetto ai gestori passivi – sotto questo aspetto l’Italia spicca con una percentuale del 93%. Il 72% dei soggetti istituzionali intende gestire l’intero patrimonio nel rispetto dei principi ESG entro il 2030, e quasi 2 su 5 (38%) entro il 2025. Anche in questo caso l’Italia si distingue per percentuali decisamente più alte, rispettivamente l’80% e il 53%.
  • Fornire maggiori informazioni sulle soluzioni di investimento alternative: il 45% è disorientato dall’ingente offerta di nuovi prodotti e il 61% (il 77% in Italia) afferma che allocherebbe maggiori risorse alle strategie alternative se fossero più chiare.
  • Far leva sulla tecnologia per offrire un risultato migliore al cliente: il 61% degli investitori istituzionali ritiene che i gestori attivi siano maggiormente in grado di cogliere le opportunità di mercato sfruttando intelligenza artificiale e big data.
  • Promuovere modelli innovativi sulle commissioni: il 68% chiede strutture commissionali legate alla performance.

Come a dire, nel difficile contesto di mercato attuale, la gestione attiva è più importante che mai. Va seguita e personalizzata: al gestore si chiede, infatti, la capacità di evolvere in linea con le esigenze del cliente, con possibili vantaggi per entrambe le parti (40%).