L’inflazione non è più in cima alle priorità (e preoccupazioni) dei family office internazionali. A scalzare lo spettro dell’indice dei prezzi, per la prima volta negli ultimi quattro anni, sono le prospettive sui tassi di interesse, seguite dal rapporto tra USA e Cina. Cambia anche il peso dei conflitti, che dal fronte russo ucraino si sposta in Medio Oriente.
La Family Office Survey realizzata dal Global Family Office Group di Citi Private Bank ha identificato nell’edizione 2024, una mutazione nei comportamenti dei family office globali che non include, tuttavia, soltanto i timori. Anzi, si rileva un rinnovato ottimismo nonostante la volatilità dei mercati, tanto che, sottolineano gli analisti, emerge uno spostamento “significativo” dei portafogli dalla liquidità al reddito fisso, azionario e private equity. Non solo: “Il 97% degli intervistati prevede rendimenti positivi, mentre i family office continuano a essere ottimisti sulle prospettive di rendimento del portafoglio nei prossimi dodici mesi”, si legge in una nota.
Near-term worries impacting financial markets and the economy
La ricerca, avviata durante il nono Family Office Leadership Program annuale di Citi Private Bank a giugno di quest’anno, è stata distribuita anche ai clienti globali dei family office di Citi Private Bank e ha coinvolto un numero record di 338 partecipanti. Hannes Hofmann, head of the Global Family Office Group di Citi Private Bank indica come, negli ultimi due anni, il numero di intervistati sia passato da 126 a 338 in tutto il mondo, “il che indica una maggiore necessità di approfondimenti sulle principali sfide e opportunità che i family office si trovano ad affrontare oggi”.
Il caso italiano
Nello specifico del caso italiano, sottolinea Francesco Lombardo di San Chirico, head of Citi Private Bank Italy, il sondaggio evidenzia come nell’ultimo anno i family office abbiano modificato i propri portafogli. “Per i nostri clienti in Italia, l’asset allocation si è spostata verso il reddito fisso, mentre l’allocazione in liquidità è generalmente diminuita”, afferma il manager rimarcando come nonostante il mercato “difficile”, molte entità italiane con cui lavora Citi siano positive “riguardo ai prossimi 12 mesi, con una stima di rendimenti compresi tra il 5 e il 15% per i propri portafogli”.
Expected portfolio return for the next 12 months
Lombardo di San Chirico rileva anche un aumento “dell'uso di strategie d'investimento sistematiche, spesso denominate anche strategie d'investimento quantitative o premi al rischio alternativi, per i clienti che desiderano creare alfa non correlato, incorporare strategie di copertura olistiche o spostare parte della loro allocazione in hedge fund in queste strategie per ottenere rendimenti migliori a costi inferiori”, oltre a “una crescita degli investimenti privati diretti”.
Come cambia l’esposizione
Come detto, il sentiment sulle prospettive delle asset class è più positivo rispetto ai risultati del sondaggio dello scorso anno, “con la maggiore fiducia nei confronti del private equity diretto, del private equity tramite fondi e dell’azionario globale”. Per contro, è diminuita la fiducia nei confronti del reddito fisso investment grade globale passata dal 45% dello scorso anno all’attuale 34%, “il che potrebbe riflettere l'aumento della propensione al rischio”, si legge ancora nella nota. Per quanto riguarda i rendimenti del portafoglio, invece, gli intervistati sono quasi unanimi (97%) nel prevedere ritorni positivi, e quasi la metà degli intervistati prevede rendimenti superiori al 10 per cento.
Il report rivela anche un cambiamento nelle allocazioni di portafoglio. Le azioni e il reddito fisso sono passati rispettivamente dal 22% al 28% e dal 16% al 18 per cento. Anche il private equity ha subito una flessione dal 22% al 17%, che potrebbe essere stata accentuata dal fatto che le valutazioni hanno richiesto più tempo per aggiustarsi al rialzo rispetto a quelle delle azioni pubbliche.
A livello geografico, è il Nord America ad attrarre la maggioranza delle allocazioni complessive ponderate (60%), seguito dall'Europa (16%) e dall'Asia-Pacifico esclusa la Cina (12%). Rispetto allo scorso anno, le allocazioni in Cina si sono quasi dimezzate, passando al 5% dall'8%, “a causa delle continue sfide economiche del Paese e del malessere del mercato”. La quota di allocazioni del Nord America è aumentata dal 57%, grazie alla forza del mercato azionario.
Cosa vogliono e come si muovono i family office?
I family office si muovono sul solco del passaggio generazionale. Di conseguenza, in cima alle priorità si conferma la necessità di conservare il patrimonio oltre al lavoro di “preparazione” delle generazioni future a essere “proprietarie responsabili del proprio patrimonio”. Un “duplice mandato” insomma, secondo quanto sottolinea Citi che indica anche come “l'adozione di sistemi di governance formali” sia distribuita in modo diseguale all'interno delle imprese familiari. Mentre più di due terzi delle famiglie hanno sistemi di governance per la funzione di investimento, meno della metà riferisce di affidarsi a una governance formale per altri affari del family office e per la famiglia stessa.
Nel frattempo è anche mutato l’approccio di tali entità agli investimenti, con il 60% degli intervistati che indica la creazione di un team di investimento guidato da un CIO, dichiarazioni sulla politica d'investimento, oltre a un forte impegno nelle asset class alternative. Con la professionalizzazione, i family office collaborano sempre più con partner esterni: la gestione degli investimenti (54%) e la rendicontazione (62%) sono gli unici due servizi forniti internamente dalla maggior parte dei family office, mentre tutti gli altri vengono svolti esternamente o congiuntamente.
Prepararsi al futuro
Un elemento che emerge dalla ricerca, infine, è l'esposizione dei portafogli dei family office all'intelligenza artificiale. Secondo la ricerca si è assistituo a un aumento, che sarebbe in parte responsabile dei buoni rendimenti dell'ultimo anno. “Tuttavia – si legge ancora –, l'adozione di questa tecnologia nelle operazioni dei family office è in ritardo”, infatti, solo uno su dieci ne parla. Un paradosso che, secondo Citi, "rispecchia la situazione nel mondo del business".
Investments in artificial intelligence