Come si seleziona un fondo di investimento?

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Giorgio Fata

L’attività di selezione fondi combina un’analisi quantitativa a una qualitativa, ma quali sono i fattori a cui pongono maggiore attenzione i fund selector italiani? Ne abbiamo discusso durante la tavola rotonda organizzata da Funds People, in cui hanno partecipato tre professionisti del risparmio gestito italiano.

Fabio Catalano, responsabile delle gestioni patrimoniali di AcomeA SGR, spiega che “vengono usati criteri quantitativi e qualitativi. La prima fase del processo è quantitativa: vengono costruiti peer group omogenei divisi per asset class, aree geografiche, settori, stili e dimensioni. Si analizzano asset puri, quindi non sono presi in considerazione i fondi multi-asset. Una volta costruito correttamente il peer group, vengono analizzate le serie storiche che permettono di estrarre i dati statistici necessari alla costruzione dei nostri ranking. Si considerano cinque elementi: la performance rolling di breve periodo, la performance rolling di medio periodo, la deviazione standard dei rendimenti, lo Sharpe ratio e il drawdown. Per ognuna delle rilevazioni dei punti indicati, viene estratto il posizionamento percentile relativo. Ripetendo tale analisi per le varie frequenze, si ottiene un valore medio che moltiplicato per il coefficiente di peso attribuito alle cinque variabili genera il nostro score finale”.

“L’idea è quella di trovare un processo di gestione più consistente nel tempo rispetto ai competitor. Successivamente, i migliori fondi vengono analizzati qualitativamente per verificare che il processo del fondo sia coerente con la scelta di appartenenza. Conference call o incontri con il team di gestione del fondo completano l’analisi dei 'best in class' selezionati. Per le strategie flessibili, uncostrained e absolute return, il processo però è leggermente diverso. Si privilegia l’attività qualitativa per verificare che le varie strategie possano generare alpha nei diversi segmenti di mercato”, aggiunge Catalano.

Anche David Karni, responsabile portafogli d’investimento di BCC Risparmio&Previdenza, utilizza i due approcci complementari di analisi quantitativa e qualitativa. “La prima viene usata maggiormente per asset direzionali, la seconda invece nel caso di gestori più sofisticati. Tuttavia, quello che emerge dallo screening quantititavo è mandatorio per l’incontro con i gestori, condizione necessaria per l'inserimento di un fondo in portafoglio. La due diligence deve essere sempre completa, anche qualora si trattasse del primo prodotto della categoria”, afferma.

Carlo Mogni, senior fund manager di Investitori SGR, ha dichiarato che “il processo di selezione si basa su un’attività consolidata che si avvale delle best practise dell’industria; include analisi quantitative e qualitative. Nella parte quantitativa cerchiamo di identificare gli OICR caratterizzati dal miglior profilo rischio-rendimento, mediante l’attribuzione di un indice sintetico che considera le performance realizzate rapportate al drawdown e sul rischio di downside, la nostra clientela è infatti orientata al raggiungimento di risultati eccellenti ma anche alla tutela del capitale affidato in gestione, pertanto i comportamenti dei prodotti nelle fasi di turbolenza del mercato sono fattori importanti da considerare. L’altra enfasi è sul costo dei prodotti, incorporato in ogni aspetto del processo. Segue poi l’analisi qualitativa: svolgiamo una due diligence approfondita che include colloqui periodici con i team di gestione sia per l’identificazione dei prodotti da inserire in portafoglio che per il loro monitoraggio”.

Cosa succede una volta inseriti i fondi in portafoglio?

David Karni sostiene che “una volta inserito un nuovo fondo in portafoglio, soprattutto nel caso di nuove case di investimento, occorre almeno un semestre di tempo per capire come si comporta effettivamente quel fondo”.

Fabio Catalano, invece, afferma che “il processo ha un rolling mensile, con un periodo di osservazione di almeno tre anni, in questo modo si può determinare la consistenza di lungo periodo. Nel momento in cui un prodotto esce dai primi tre del peer group, per tre mesi consecutivi, allora esce direttamente dal portafoglio".

Carlo Mogni spiega che nell’ambito dell’attività di monitoraggio, l’eliminazione degli OICR selezionati non avviene con automatismi. “È necessario che ci siano segnali rilevanti perché si giunga alla rimozione di un prodotto dai portafogli in gestione, anche per evitare un eccessivo turnover. Normalmente un fondo viene sostituito in relazione a cambiamenti di asset allocation decisi mensilmente dal comitato investimenti della SGR. In altri casi, gli indicatori statistici possono evidenziare un deterioramento delle caratteristiche dell’OICR rispetto ai concorrenti; in tale contesto spetta al team di gestione decidere se rimpiazzarlo o attendere migliori condizioni di mercato avendo come obiettivo l’interesse del cliente”.