Quali sono gli impatti della nuova regolamentazione sulle banche depositarie?

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Giorgio Fata

Entità quali le banche depositarie sono soggetti che risultano essere anche parte integrante dei processi di distribuzione e custodia dell’industria. Ma quali sono gli impatti normativi avuti su tali istituzioni, e quali misure sono state adottate per far fronte al nuovo contesto regolamentare? L’abbiamo chiesto alle principali banche depositarie operanti in Italia, in occasione della prima parte della tavola rotonda organizzata da Funds People.

Partendo da MiFID II, dalla round table risulta che gli impatti della normativa siano principalmentelimitati alla qualificazione dei servizi di custodia quali servizi accessori con la conseguente necessità di reportistica ex-ante sui relativi costi ed oneri. Per quanto invece attiene i servizi in regime di outsourcing nei confronti dei clienti, Alessandro Casiraghi, head of Business Regulatory Affairs – head of Depositary Bank di BNP Paribas Securities Services, sostiene come siano stati sviluppati da parte della banca dei servizi a valore aggiunto volti ad agevolare il flusso informativo dalle case prodotto verso i distributori e la relativa reportistica nei confronti dei clienti finali in riferimento ai singoli prodotti venduti. “In particolare, qualora la banca svolga la funzione di fund accountant delle singole case prodotto, è stata sviluppata un’offerta volta alla produzione dei file EMT (target market & cost and charges) definiti a livello pan-europeo”.

Secondo Casiraghi, è fondamentale poter disporre di normative europee che siano trasposte a livello locale in modo omogeneo, in quanto, in caso contrario, risulterebbe difficile implementarle in modo consistente nei differenti Paesi nei quali società come BNP operano. “La coerenza delle norme a livello dei differenti Paesi è dunque l’aspetto principale. Un esempio di differente declinazione a livello locale di tematiche regolamentari è costituito dalla disciplina relativa agli accordi di esternalizzazione di attività/funzioni da parte delle banche. In particolare, abbiamo avuto modo di constatare che le richieste informative imposte agli operatori da parte dei Regulator nazionali siano più stringenti di quanto richiesto in differenti giurisdizioni europee, in particolare per quanto attiene l’attività di banca depositaria”, dichiara il manager. 

Sulla stessa linea d’onda è Riccardo Lamanna, country head Italy di State Street Global Services, che aggiunge come dalla banca abbiano ad esempio rivisto tutte le procedure di ricezione e trasmissione ordini di sottoscrizione e rimborso fondi per la clientela istituzionale. “Siamo intervenuti sulla governance, ovvero sulla valutazione dell’adeguatezza dei prodotti rispetto ai nostri clienti, riclassificandoli in modo appropriato. In ultimo, abbiamo dovuto valutare l’adeguatezza professionale dei dipendenti che lavorano sui processi e le attività impattate da MiFID II, dove esiste un tema di expertise e skill che è stato rivisto, di training continuativo e di analisi periodica dei team. Si è trattato di un lavoro complicato considerato che la nostra organizzazione si basa su processi globali”, afferma il country head. 

A detta di Lamanna, i cambiamenti regolamentari sui clienti e su State Street sono elementi fondamentali per il settore sotto diversi punti di vista, siano essi negativi o positivi. “Partendo dal lato positivo, per soggetti come noi, l’opportunità è data dal fatto di offrire servizi ai nostri clienti nella pura logica di service provider, con soluzioni che possono essere a livello regionale piuttosto che globale, sfruttando quindi sistemi condivisi, centri di eccellenza e relative economie di scala. Certamente, però, per poterne usufruire bisogna avere delle strutture informative costruite con tecnologie all’avanguardia, capaci di gestire una mole importante di dati”, spiega l’esperto.

Verso l'armonizzazione europea

Ma se da un lato la rivisitazione della Direttiva non ha avuto impatti diretti sull’attività dei depositari, per Giorgio Solcia, managing director di CACEIS Bank, Italy Branch, bisogna riconoscere che indirettamente ne sta influenzando il modo di operare. “Gli asset manager, i principali destinatari della direttiva, sono stati considerevolmente impattati e di conseguenza i depositari si sono trovati a supportare la propria clientela con riferimento ai servizi operati in outsourcing. Mi preme sottolineare, invece, come l’impatto di questa normativa sull’intera filiera della distribuzione dei fondi in qualche modo avrà effetti anche sui player che si occupano di post trading. Resta inteso che i depositari che, come CACEIS, offrono servizi integrati di execution, in tale ipotesi sono direttamente impattati in qualità di prestatori di servizi di investimento”.

Solcia aggiunge come l’ultima regolamentazione che ha colpito il settore, da un lato, abbia rappresentato delle opportunità: “innanzitutto ha dato una direzione di armonizzazione europea, anche se il nostro Regolatore ha spesso avuto la tendenza a ‘customizzare’ le normative comunitarie alla realtà italiana. Ma in definitiva ciò ha avuto un impatto positivo per strutture come le nostre che lavorano in diversi Paesi della UE. Inoltre, ci ha dato l’opportunità di offrire dei servizi alternativi per supportare al clientela a ottemperare alle nuove richieste di normative come EMIR Solvency II. L’aumento dei costi della regolamentazione ha portato ad una sempre maggiore pressione sui margini, che si è sostanzialmente riflessa sulla profittabilità dei depositari. L’imperativo in questi anni è stato crescere, aumentare i volumi e sfruttare economie di scala, a livello europeo laddove possibile”, afferma il managing director.

Credo di poter dire che sia terminato un ciclo. Ora che, finalmente, l’incessante serie di nuove regolamentazioni sembra ridursi, credo sia arrivato il momento di concentrare le risorse sull’innovazione e sulla ricerca di efficienza”, conclude.

Integratori di dati

Tuttavia, secondo Frédéric Barroyer, CEO di Société Générale Securities Services Italy, il nodo principale da sciogliere per quanto concerne MiFID II è la protezione degli investitori e degli asset, e a tal proposito, in Italia, il manager fa sapere come SGSS si sia già mossa in tale direzione designando una figura responsabile della salvaguardia degli strumenti e del denaro del cliente, strategia applicata a livello europeo anche se non ancora obbligatoria in Italia. “Se consideriamo, invece, una definizione più ampia delle depositarie, un secondo punto molto importante per l’industria è il supporto che offriamo ai collocatori nel reporting ex-ante, che prevede la raccolta di dati come cost and charges, target market, dati di incentivo e che rappresenta un elemento importante per il risparmio gestito italiano”, commenta il CEO. 

“Offrire valore aggiunto ai nostri clienti ci aiuta ad assorbire la pressione sui costi. Per esempio, diventiamo sempre più integratori di dati di tutto il mondo e, allo stesso tempo, per gestire questa base dati, identifichiamo nuove misure tecnologiche”, aggiunge.

Tre impatti

Tre impatti dati da MiFID II sono invece considerati da Riccardo Dalfiume, responsabile commerciale di RBC Investor & Treasury Services: “sul nuovo requirement riguardante il trade reporting, sull’informativa ai clienti finali (calcolo costi ex-post, ad esempio), e per quel che ci riguarda, sul brokeraggio, la logica di adattabilità alla best execution per i FX. A livello interno, la nuova regolamentazione ha inoltre comportato una rivisitazione anche sulle linee di prodotti. Prevediamo nuovi prodotti, mirati al fine di migliorare le esperienze dei clienti e offrire servizi a valore aggiunto, ad esempio MiFID II ed EMIR, in risposta ai cambiamenti normativi”, afferma il manager.

Investimenti negli applicativi di controllo

Infine, Maurizio Tacchella, responsabile Depositary Bank & Controls di DEPOBank, sottolinea come la banca svolga principalmente attività di custodia. “L’impatto di MiFID II ha riguardato la distribuzione e, in particolare, il transfer agent dei fondi comuni svolto in outsourcing per conto dei nostri clienti. Siamo intervenuti per adeguare gli applicativi alla nuova normativa a partire dal 2018. Sicuramente la nuova normativa rappresenta un’opportunità per offrire maggiori servizi alla clientela finale. I costi derivanti dagli adeguamenti normativi sono però rilevanti ed è per questo che DEPObank in questi anni ha investito negli applicativi di controllo, adottando sistemi flessibili ed efficienti a recepire quanto regolamentato e compliant con i controlli previsti”, afferma il responsabile. 

“Auspichiamo che in futuro gli organi di vigilanza nazionali recepiscano con tempestività i nuovi dettami normativi europei. Ci sono ambiti, come ad esempio la nuova convenzione dei fondi pensione, in fase di validazione in questo periodo, i cui dettami normativi resi obbligatori da qualche anno saranno recepiti contrattualmente solamente adesso: ciò complica la nostra attività, in particolar modo nei confronti del cliente finale”, conclude Tacchella.