Come impatta sui mercati l'allentamento del lockdown

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Flickr, Creative commons, Ernesto JT

La scorsa settimana l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ha pubblicato un rapporto che stima l'impatto che il Covid-19 potrebbe avere sull'economia mondiale pari al -6% del PIL per il 2020 e al -7,6% se ci sarà una seconda ondata del virus. Questo in termini globali perché secondo l'organizzazione, in caso di una seconda ondata di contagi, l’Italia perderebbe il 14%, la Spagna, il Paese che subirebbe il crollo maggiore, addirittura il 14,4%.

La pubblicazione dello studio dell'OCSE è arrivata appena un giorno dopo che l'S&P500 è entrato in territorio positivo nell'anno. Ciò è avvenuto in seguito al rally intrapreso dai mercati azionari nelle ultime settimane, non solo sulla scia degli stimoli fiscali e monetari annunciati dai Governi e dalle Banche centrali, ma anche in vista dell'inizio del rallentamento della diffusione del virus che si sta verificando praticamente in tutti i Paesi che hanno attuato misure di contenimento negli ultimi mesi.

Tuttavia, lo stesso allentamento delle misure di lock down che tanto ha incoraggiato i mercati sta cominciando a rivoltarsi contro di loro. In attesa dell'approvazione di un vaccino contro il Covid-19, l'insorgenza o meno di una nuova epidemia dipende quasi esclusivamente dal fatto che questo pseudo-ritorno alla normalità avvenga con le maggiori precauzioni possibili al solo scopo di evitare una seconda ondata che porterebbe ad un nuovo brusco calo dell'economia subito dopo l’inizio della ripresa. Ossia che si verifichi una temuta ripresa a ‘W’. Per questo motivo, negli ultimi giorni, la ripresa registrata in alcuni Paesi ha spinto molti investitori ad un’assunzione di profitti.

L'unità di Data insights di Schroders ha realizzato un’analisi per identificare i Paesi che presentano il maggior rischio di contagio, in base al modo in cui avviene l’uscita dal confinamento. Questo studio prende come riferimento il fattore "R0", cioè il tasso di riproduzione del virus, misurato dal numero medio di infezioni secondarie prodotte da una persona infetta. Quindi, un R0 di 2 significa che una persona contagiata, possa infettare in media due persone. Per ridurre il numero di casi di infezione, il fattore R0 deve essere inferiore a 1. In assenza di un vaccino, questo indicatore è l'unica misura che abbiamo per sapere se il virus è sotto controllo.

"Quello su cui si discute di più è se una seconda ondata di Covid-19 porterebbe a un altro arresto completo o se altrimenti si adotterà un approccio più locale, dato che i sistemi sanitari sono in condizioni migliori", affermano dalla casa di gestione, sebbene ammettano anche che “per quanto riguarda la ripresa dell’economia globale, la nostra conclusione è che ci sia ancora il rischio di una ripresa a forma di 'W' - cioè che l'economia mondiale si riprenda e poi ripieghi, soprattutto se le norme di confinamento verranno allentate troppo rapidamente". Per ora, il rischio maggiore di un nuovo crollo economico che porti alla temuta ripresa a forma di 'W' si riscontra in Paesi come India, Russia e Brasile, che finora hanno fatto progressi nel ritorno alla normalità nonostante l'elevato tasso di RO.

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Fonte: Schroders, 05/06/2020

Il timore di una seconda ondata di Covid-19, causata dall’allentamento troppo rapido del lock down o da un ritorno del virus in autunno, sta alla base della cautela invocata da molti gestori di fondi ancor prima dell'assumere maggiori rischi in portafoglio. "I due maggiori rischi per lo scenario a 'U' sono la curva pandemica e l'evoluzione dei default nei settori ciclici più colpiti", spiegano da PIMCO. "Non è ancora giunto il momento di mettersi completamente in risk-off. È invece il momento di implementare delle strategie per proteggere i portafogli nel caso in cui la situazione peggiori e per ottenere qualche profitto dove gli investitori hanno raggiunto gli obiettivi di rendimento, in quanto si registra ora un profilo di rischio/rendimento asimmetrico (rischi più elevati/aspettative di rendimento più basse)", affermano da Amundi. Anche Esty Dwek, responsabile della strategia di Natixis IM Solutions (Natixis Investment Managers) elabora questa idea: "Da tempo dicevamo che ci aspettavamo alcune correzioni. Tuttavia il calo potenziale si è dato in modo più limitato a causa del consenso ancora ribassista, degli alti livelli di liquidità e dell'espansione del rally. Per ora, non crediamo che questo sia l'inizio di un crollo come quello di marzo, ma una maggiore volatilità potrebbe persistere. Quindi restiamo prudenti e crediamo che sia ancora troppo presto per diventare troppo aggressivi nei portafogli", conclude.