Come posizionare il portafoglio con i mercati in calo: l'analisi dei gestori

scala, spirale
Gary Yost (Unsplash)

Russia, Fed e inflazione sono i grandi protagonisti dei mercati finanziari. Guardando con attenzione a questa componente di incertezze, gli investitori hanno effettuato una vera e propria operazione di de-risking. Ora non resta che rispondere la domanda più difficile: come posizionare il portafoglio in questa fase? Nelle loro analisi, gli esperti risultano divisi.

Nel reddito fisso si profila uno scenario più complesso. Secondo Salvatore Bruno, Chief Investment Officer, Generali Investments Partners, i rendimenti continueranno probabilmente a salire, dopo un certo consolidamento, con la curva statunitense rimasta piatta, fino all'inizio della stretta quantitativa, mentre la curva europea probabilmente continuerà a diventare più ripida. Ciò continuerebbe a favorire i settori value rispetto a quelli growth sul lato azionario, ipotizzando un ciclo degli utili positivo.

Una correzione fisiologica

Andando al di là dell'analisi sull'andamento dei singoli titoli, il monito generale degli esperti è un invito alla calma. "I mercati stanno subendo una sana correzione", afferma Axel Botte, global strategy, Ostrum AM (Natixis IM). Queste oscillazioni a ribasso non riguardano tutti i settori. A soffrire sono soprattutto quei titoli che durante i periodi di lockdown avevano brillato di più (Netflix, Peloton) ma che ora si trovano sguarniti di una importante spinta. 

La crescita perde smalto

"Non è più un ambiente basato sul beta di mercato", avverte Rob Almeida, strategy e manager di MFS IM. A suo avviso, gli investitori dovrebbero essere molto cauti nell'attuale contesto con un'esposizione generale al mercato. "Non si tratta più di oscillazioni in alto o in basso. Il mercato è guidato dall'alfa", insiste. Su questo punto sembra esserci consenso tra gli esperti. "La domanda da porsi è cosa accadrà quando le iniezioni di liquidità saranno minori rispetto le quantità cui si era abituati finora", afferma Sebastien Galy, responsabile della strategia macroeconomica di Nordea AM. Tutto quello a cui si è assistito a gennaio, secondo il gestore, è un'anteprima di ciò che accadrà anche in futuro.

Per tale ragione si orienta verso convinzioni specifiche. In primo luogo, le azioni europee hanno il vantaggio di una crescita ancora sufficiente, valutazioni molto più ragionevoli e una Banca centrale molto più accomodante. "In effetti, una rotazione dalla tecnologia statunitense in direzione delle azioni europee è un leitmotiv tra gli analisti sul lato delle vendite", osserva. In secondo luogo, le soluzioni flessibili con le loro posizioni valutarie anticicliche offrono una delle poche coperture chiare contro gli episodi di stress nei mercati azionari statunitensi e globali.

Nell'attuale contesto macroeconomico, tipico della fine del ciclo economico, Morgane Delledonne, responsabile della ricerca, Global X ETF, ritiene che le aziende in crescita più vulnerabili siano quelle con bilanci più deboli e dipendenti dall'andamento incerto dei mercati dei capitali. Anche Richard Bernstein, CEO di Richard Bernstein Advisors, ne è persuaso. "Molti titoli growth possono avere tassi di crescita molto alti, ma non hanno una crescita incrementale per compensare l'effetto negativo dell'aumento dei tassi. Ora, in alcuni di questi, non solo non si ottiene una crescita incrementale dei guadagni, ma si ottiene esattamente il contrario con annesse revisioni al ribasso delle stime quando i tassi di interesse aumenteranno. Non so perché qualcuno dovrebbe essere interessato a una mossa del genere", conclude.