Come trarre maggiori rendimenti dalle strategie smart beta

Toby-Goodworth
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Le strategie smart beta catturano sempre più l'attenzione degli investitori. Secondo l'ultimo report della società di ricerca internazionale Cerulli Associates queste strategie sono diventate il terzo pilastro dei portafogli degli investitori istituzionali negli Stati Uniti. Bene, eppure sotto il termine smart beta, come spiega Toby Goodworth, head of risk management pressola società di servizi finanziari bfinance, si nasconde un complesso e variato approccio che chi investe dovrebbe comprendere per sapere navigare attraverso i rischi inerenti. 

Secondo bfinance le strategie smart beta si dividono in quattro categorie: fondamentale, risk-efficient, fattori di rischio sistematici e ponderazione esplicita.  "L’approccio fondamentale è basato su non-price data, essenzialmente dati contabili, come le vendite, i valori a libro, il flusso di cassa, ecc", dice Toby Goodworth. "L’approccio risk-efficient utilizza un metodo dall’alto verso il basso (top down) ed esamina la forza del portafoglio nel complesso e che essenzialmente mira alle caratteristiche specifiche a livello di portafoglio, per esempio massima diversificazione, minima variazione. Al contrario, il metodo fattori di rischio sistematici ha un approccio dal basso verso l’alto ed esamina le caratteristiche che costituiscono i titoli (come per esempio la qualità, la bassa volatilità, il momentum, l’alto dividendo) essenzialmente costruendo un portafoglio utilizzando metodi quantitativi per isolare i titoli con le caratteristiche desiderate da un più ampio universo. Ultimo, la ponderazione esplicita è qualcosa di semplice così come un indice in cui i titoli hanno tutti la stessa ponderazione, ma rimane comunque una strategia smart beta per definizione".

Tutti approcci alternativi che offrono vantaggi - come la riduzione della volatilità e dei rendimenti superori -, se gestiti correttamente. Perché come per qualsiasi strategia d'investimento, questo approccio ha certamente dei rischi. "La prima cosa è decidere come lo smart beta calzerà il proprio portafoglio d’investimento", prosegue Goodworth. "Amministrare con successo l’allocazione degli smart beta richiede una risorsa di monitoraggio dedicata e gli investitori istituzionali dovrebbero considerare, in primo luogo, se le strategie smart beta rientrano nel mandato delle loro gestioni attive o passive. Le risposte variano a seconda delle circostanze e non è argomento da prendere alla leggera, sbagliare potrebbe impedire agli investitori di trarre il massimo dalla propria allocazione".

"Il secondo rischio è rappresentato dall’elevato tracking error, tipico delle strategie smart beta e cosa per cui gli investitori abituati alle gestioni in fondi passivi tendono ad avere poca tolleranza. Tuttavia, non è esclusivamente una cattiva caratteristica poiché queste discrepanze possono riflettere l’outperformance dei fondi smart beta nel caso in cui abbiano consistentemente superato il benchmark di capitalizzazione di mercato". "Ci sono inoltre importanti questioni relative al rigore di quella che è una parte essenziale della due diligence degli investitori: l’analisi quantitativa dei track records. Poiché lo smart beta è basato su delle regole precise, si presta bene al back-testing (analisi a posteriori). Alla luce dell’interesse recente molti gestori in questo spazio hanno dei track records piuttosto brevi e quindi si affidano a dati storici per i loro portafogli correnti. Il rischio è che l’affidabilità di questi dati pro-forma vari ampiamente e che molti investitori trascurino elementi importanti quali per esempio i costi di negoziazione. Tuttavia, l’assenza di esperienza in questa area può essere mitigata da dati rigorosi e trasparenti, gli investitori hanno bisogno di una certa competenza per saper differenziare i diversi gestori, analizzando la loro metodologia e valutando la qualità delle loro performance". spiega il risk management di bfinance.

I consigli partici di Goodworth

- Saper riconoscere che le strategie smart beta funzionano bene per l’investimento su larga scala. Lo smart beta, a differenza di alcuni assets che vengono scambiati sui mercati privati, non ha limiti di capacità. 

- C’è ancora battaglia sui prezzi all’interno dello spazio smart beta, il che significa che c’è ancora molto valore da estrarre. Le allocazioni che provengono da grossi fondi istituzionali o fondi sovrani, probabilmente provocano una pressione maggiore sui prezzi per via della competizione tra i gestori interessati a costruire i loro portafogli.

- Prendere in considerazione diverse combinazioni di risk premiums per fornire una soluzione personalizzata. Molte combinazioni sono reciprocamente complementari, per esempio l’approccio value e momentum, ed in combinazione offrono caratteristiche attraenti da un punto di vista rischio/rendimento.

- È estremamente importante valutare pragmaticamente i track records dei gestori di fondi, e non farsi prendere da irrealistici risultati provenienti dal back-testing.