A supportare la tenuta dell’indice una crescita economica ancora molto forte, tanto da spostare la scelta della Fed sul taglio dei tassi (e l’entità complessiva). L’eurozona, per contro, mantiene aspettative di ribasso dei tassi già a giugno.
L’equazione macroeconomica dei mercati internazionali continua a presentare l’inflazione statunitense come variabile che determina i risultati attesi per i prossimi mesi. Un’inflazione, come sottolinea Andrea Conti, responsabile macro research di Eurizon nella consueta analisi mensile “The Globe” che per tre mesi di fila “ha sorpreso il consenso”. Questo non significa, avverte l’esperto, che stia riaccelerando, ma certo ha smesso di scendere e si posiziona “a un livello superiore a quelle che sono i desiderata della banca centrale”. A supportare la tenuta dell’indice dei prezzi al consumo una una crescita economica ancora molto forte (“intorno al 2,5%, ai livelli del 2023”), da qui anche l’ultima decisione della Fed di lasciare i tassi invariati. Tanto che non soltanto si è spostato il primo taglio, ma anche l’entità complessiva “fino a qualche mese fa si pensava che dal 5,5 si potesse ritornare attorno al tre entro la fine del 2025 adesso il mercato vede 100-150 punti base di ribasso, non di più”.
Diverso il discorso per l’Eurozona, dove l’inflazione è in calo e la crescita economica in decelerazione, “questo mantiene aspettative di ribasso dei tassi da parte della BCE già a giugno” con un movimento prezzato dal 4 al 2,5% a fine 2025. Resta il peso dell’economia americana sui mercati per cui “fintanto che questo movimento di riprezzamento delle aspettative di politica monetaria negli Stati Uniti non è terminato il rischio che i tassi anche quelli tedeschi anche quelli europei possono continuare a salire persiste”.
Modesto impatto dei temi geopolitici
In linea di massima, poi, l'impatto di mercato dei temi geopolitici si conferma al momento modesto. Le tensioni in Medioriente hanno generato volatilità nel prezzo del petrolio, mentre le presidenziali USA di novembre, sono ancora percepite lontane nel tempo. La Cina, per parte sua, “conferma un ruolo complessivamente defilato in politica estera, mentre continua a dosare in modo calibrato gli stimoli all'economia per mantenerla sul sentiero di crescita non inflazionistica con l'obiettivo del 5% di espansione annua”. In questo contesto, si conferma uno scenario di riferimento di medio termine favorevole per i mercati finanziari, ma si riduce temporaneamente la direzionalità del posizionamento in attesa di valutare l'evoluzione delle attese di politica monetaria.
Posizionamento sull’obbligazionario
Per quanto riguarda l’asset allocation sul mese vede Eurizon vede i mercati obbligazionari con tassi cedolari interessanti, tuttavia avverte che possono confermarsi volatili nell'immediato. “Non si può escludere un contagio di volatilità dai mercati obbligazionari a quelli azionari, ma la crescita degli utili rimane un elemento di supporto per le Borse”, si legge nel documento diffuso dalla società.
Sugli obbligazionari governativi il giudizio passa da positivo a neutrale sui titoli governativi degli USA e della Germania, con preferenza per le scadenze brevi/medie e per i titoli a tasso reale; si conferma il giudizio positivo sui titoli periferici dell’eurozona. Sul fronte corporate resta il giudizio positivo sui mercati a spread corporate (Investment Grade e High Yield) e neutrale sulle obbligazioni emergenti in valute forti.
Azionario, il mercato "tiene"
Rispetto alla situazione descritta, i mercati azionari “hanno tenuto molto bene”, tuttavia si assiste a una correzione dopo un principio di anno estremamente positivo, “è chiaro che lo snodo sui tassi d'interesse, soprattutto dopo una partenza così forte può generare volatilità”, afferma Conti. Per questo motivo il giudizio passa da positivo a neutrale “perché consideriamo che i mercati abbiano fatto tanto, soprattutto gli Stati Uniti, e ci sia un rischio di potenziale volatilità”. Ciò non toglie che le aspettative restino positive anche alla luce delle attese sugli utili aziendali, che sono “per una continua risalita negli Stati Uniti, e anche in eurozona abbiamo aspettative di utili che continuano a crescere”. A livello geografico si esprime l’ordine di preferenza: 1) USA, Europa, 2) Giappone, (3) Mercati Emergenti, Pacifico ex Giappone.