Nel tratteggiare il bilancio dell’anno appena concluso, l’esperto di Eurizon vede un proseguimento di crescita, inflazione e politiche delle banche centrali anche nel 2025. Fondamentali le scelte dell’amministrazione Trump, con un’Europa indebolita politicamente.
“Uno scenario che in termini di crescita, di inflazione e di decisioni delle banche centrali proseguirà nel 2025 in scia all’andamento positivo del 2024”. Andrea Conti, responsabile macro research & product specialist di Eurizon traccia un primo bilancio del 2024, anno in cui, in linea con l’outlook della SGR del Gruppo Intesa Sanpaolo, ci si aspettava una “prosecuzione del ciclo economico globale” con una crescita più forte negli USA e più contenuta in Europa, un’inflazione che sarebbe “tornata a livelli accettabili” dopo il picco degli anni precedenti, e l’avvio del taglio dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali.
Nel nuovo anno, dunque, sia per la Fed sia BCE, Eurizon si aspetta che prosegua il ribasso dei tassi: “il punto di minimo atteso dai mercati per la Banca Centrale Europea è sotto il 2% più o meno tra l'estate e l'autunno del 2025”, afferma Conti, mentre per la Fed, anche alla luce della politica espansiva promessa dal presidente eletto Donald Trump le aspettative sono per una banca centrale che “non scenderà troppo sotto il 4%”.
E appunto le decisioni dell’amministrazione USA in termini di politica fiscale e commerciale si qualificano come uno dei principali temi di attenzione per il 2025. Mentre in Eurozona occhi puntati sull’instabilità politica, “in attesa anche la Cina, che ha pronto un piano fiscale di sostegno all’economia da varare una volta valutate le tariffe USA”. Per cui “si conferma modesto l’impatto macro delle tensioni geopolitiche”.
Cosa accade sui mercati
La discesa dei tassi nel corso del 2024 e l’attesa per ulteriori ribassi nel 2025 avrà un impatto soprattutto sulla parte breve della curva, mentre “con le curve di interesse che ritrovano un’inclinazione positiva, i tassi a media e lunga scadenza non si muoveranno più di tanto”, prosegue Conti che però ricorda come le parti lunghe hanno livelli di interesse da monitorare sia per gli investitori in dollari sia per gli investitori in euro, in quanto “permettono di incassare un flusso cedolare superiore all'inflazione” e grazie alla bassa volatilità, “come diciamo già da qualche tempo comportano, soprattutto sulle parti più lunghe, una polizza assicurativa rispetto al rischio di un rallentamento inatteso dell'economia”. Mentre per quanto riguarda gli altri mercati obbligazionari, il giudizio è positivo sulle obbligazioni a spread corporate (esteso a tutte le componenti Investment Grade e High Yield di USA ed Eurozona) e neutrale sulle obbligazioni emergenti.
Azionario “idea ancora positiva”
Il 2024 si è rivelato un anno positivo per l’equity, soprattutto negli Stati Uniti dove “ad agosto è salito in maniera quasi lineare”. In realtà fuori dagli Stati Uniti, prosegue ancora l’esperto, “è andata un po' meno bene”. Conti ricorda infatti l’interruzione delle borse europee a maggio che poi “si sono messe in un movimento laterale, deluse da una mancata accelerazione della crescita”.
I mercati emergenti, che erano in recupero, hanno visto una frenata dopo le elezioni americane “in attesa di scoprire quale sarà la politica dei dazi”. Complessivamente però “per l’investitore in mercati azionari internazionali diversificato, è stato un buon anno. E il movimento può continuare, anche se non con la stessa rapidità, perché i mercati si sono portati abbastanza avanti nello scontare gli utili futuri”. Eurizon vede dunque ancora spazio di rialzo per la Borsa americana ma anche per altre borse (ad esempio quella europea).
In termini valutari, infine, il dollaro è visto in rafforzamento a 1,05 contro euro, spinto dalla forza dell’economia USA rispetto all’Eurozona. “Un eccesso di espansione fiscale USA potrebbe rafforzare ulteriormente la valuta americana”, afferma Conti che guarda anche allo yen in quanto sebbene la Banca del Giappone, rivedendo i propositi di rialzo dei tassi, abbia tolto forza alla valuta, questa “rimane però un elemento in grado di attutire eventuali ritorni di volatilità sui mercati”.