Cordusio SIM: le politiche espansive delle Banche centrali sosterranno l’azionario

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Manuela D’Onofrio, Group CIO ed head of Group Investments & Solutions, Cordusio SIM

Rallentamento della crescita globale, moderata inflazione core ed elevata incertezza politica: sono questi i principali fattori che hanno portato le Banche centrali ad inaugurare una nuova stagione di tagli, con la Fed che ha ridotto i Fed Funds nel range 1,75%-2% e la BCE che si è limitata ad agire sui tassi di deposito – annunciando un nuovo QE a partire da novembre – e che, come la Banca cinese, interverrà sui tassi, con ogni probabilità, entro fine anno.

L’economia globale è attesa rallentare al 3% nel 2019, dal 3,6% del 2018”, commenta Manuela D’Onofrio, condirettrice generale e direttrice Investments & Products di Cordusio SIM, la società del Gruppo UniCredit specializzata nel Wealth Management. “A determinare la frenata è il settore manifatturiero: ad agosto anche negli USA l’ISM del settore ha registrato per la prima volta una condizione di contrazione (scendendo sotto la soglia di 50 a 49,1) mentre in Germania il crollo dell’industria ha contagiato l’intera economia, portando il PIL del terzo trimestre (rilevato fino a fine agosto) a perdere lo 0,1%, rispetto alla crescita dello 0,4% registrata nel trimestre precedente”.

Altri segnali preoccupanti che porterebbero a pensare a un aumento delle probabilità di recessione emergono dall’inversione del tratto 2-10 anni della curva dei rendimenti USA e dal rallentamento nella creazione di nuovi posti di lavoro: in aumento di 130.000 unità, contro le 160.000 attese, con un decremento della media mobile a 3 mesi a 140.000 dai 200.000 del 2018. “Non riteniamo che la recessione rappresenti ancora lo scenario base, ma i fenomeni descritti andranno monitorati attentamente nei prossimi mesi per comprendere tempistiche e dimensioni di un deterioramento dell’economia USA”, avverte D’Onofrio.

“Assumendo che la crescita degli utili non sia annullata da uno scenario recessivo, il gap di rendimento tra azioni e obbligazioni ci appare favorire le prime”, continua l’esperta. “Ciò è vero in particolare per l’Europa: il rendimento delle azioni dell’Eurostoxx 600 ammonta al 7%, mentre il rendimento del solo dividendo, escludendo il riacquisto di azioni proprie (buybacks), è pari al 3,8%.

Anche solo considerando quest’ultimo, lo spread di rendimento tra azioni e obbligazioni è del 4% circa. Il 30% delle emissioni globali, per un ammontare complessivo di oltre 14 trilioni di dollari, ha rendimento negativo e anche questo fenomeno appare accentuato nel Vecchio Continente, dove per trovare rendimenti positivi nel governativo dell’Eurozona bisogna guardare a scadenze sopra i dieci anni. Queste motivazioni ci inducono a portare l’azionario europeo da un posizionamento di neutralità al sovrappeso”, riassume D’Onifrio.

Asset allocation

La posizione adottata per l’equity a settembre da Cordusio SIM è di piena neutralità, dal precedente posizionamento sulla parte bassa del range. La società, inoltre, conferma il sottopeso per l’equity emerging, “che ancora soffre per la guerra commerciale tra USA e Cina e per
il Giappone, dove la crescita degli utili aziendali risente inoltre in negativo della forza dello yen”, spiega la responsabile.  

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Neutralità sull’obbligazionario, dove la società preferisce le emissioni dei mercati emergenti, “in particolare quelle in valuta forte, che continuano a offrire interessanti opportunità di carry-trade, che valgono all’asset class il sovrappeso in portafoglio”. Il ritorno interessante in termini di carry-trade premia anche gli high yield globali, per i quali la posizione resta di neutralità. “Le emissioni investment grade non offrono invece sufficiente valore, per cui confermiamo il sottopeso”. Infine, particolarmente 
in Europa, i core bond governativi continuano a mostrare valori non attraenti, nonostante politiche monetarie sempre più espansive.

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Neutralità confermata anche sulle materie prime. “Le quotazioni del petrolio risentono da una parte dei timori degli analisti sul calo della domanda globale di greggio legato al rallentamento dell’economia mondiale e dall’altra delle tensioni dal lato dell’offerta riguardanti la produzione di Paesi chiave come Libia, Iran e, dopo il recente attacco per mezzo dei droni, dell’Arabia Saudita. Non sembra, invece, destinata a interrompersi la parabola ascendente dell’oro, anche dopo il ritracciamento dalla soglia dei 1.550 dollari per oncia. Il metallo giallo è sostenuto dal continuo flight to quality generato dall’incertezza globale”, conclude la responsabile.

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