Cosa ci si aspetta dal mercato italiano secondo i gestori PIR

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Giorgio Fata

I recenti dati macro suggeriscono che l'economia italiana presenta un quadro in miglioramento rispetto al recente passato, con una crescita del PIL nel primo trimestre 2018 a livelli sostenuti (+0,3% Q/Q e +1,4% Y/Y) e la fiducia di imprese e consumatori ai massimi rispetto agli ultimi 5 anni. 

“Si tratta di importanti segnali che, se confermati nel prossimo futuro, dovrebbero supportare gli utili aziendali e di conseguenza una buona performance del mercato azionario; quest'ultimo, infatti, è ancora distante dai livelli pre-crisi e presenta valutazioni attraenti quantomeno in termini relativi, a sconto sia rispetto alla mediana storica sia al mercato dell'Eurozona: tratta infatti a meno di 12x 12 mesi forward P/E rispetto a una mediana a 30 anni di 13,5x e al multiplo dell'Eurozona superiore alle 13x”, spiega Salvatore Cirino, gestore azionario Italia di UBI Pramerica SGR. Un discorso simile può essere fatto in merito al P/B. Il mercato italiano tratta infatti a meno di 1,2x 12 mesi forward P/B rispetto a una mediana a 30 anni di 1,5x e al multiplo dell'Eurozona di 1,7x.

Secondo Carlo De Vanna, gestore Fondersel PMI di Ersel SGR, “i multipli del mercato italiano appaiono leggermente più alti degli altri mercati principali, ma su livelli storici ancora interessanti. Allo stesso tempo anche il tasso di crescita degli utili è previsto superiore alla media e da ciò deriva che, spostando l’analisi in avanti di un anno circa, i multipli tornino ad essere in linea o inferiori agli altri mercati. Dal momento che la crescita deriva soprattutto dalla ripresa degli utili delle banche, è chiaro che questo settore offra le migliori opportunità in termini relativi ma, al contempo, date le attuali turbolenze politiche ed il rischio di allargamento dello spread, anche dei rischi maggiori”.

Anche per Settimio Stigliano, head of italian equities di Arca Fondi SGR, il quadro rimane tendenzialmente positivo. “Dalle ultime ricerche emerge come le aspettative degli analisti, in merito alle metriche fondamentali, rimangano sostanzialmente invariate e continuino a prevedere utili in buona crescita, sebbene all’orizzonte appaiano alcune nubi, in particolare a causa di fattori che potenzialmente possono creare pressione sui margini, tra cui: l’inflazione da costi, petrolio in primis, un rallentamento della domanda finale e la volatilità nell’andamento dei tassi di cambio. In tale contesto, sebbene la nostra opinione sulla crescita economica globale e del nostro Paese rimanga moderatamente positiva, è necessario un approccio prudente e selettivo”.

Giacomo Tilotta, european equity portfolio manager di Acomea SGR, ricorda che “rimane concreto il rischio che l'andamento del mercato azionario sia condizionato dall’incertezza politica in grado di minare la fiducia degli investitori, anche se le attuali valutazioni, rese più attraenti dal recente ribasso, rimangono leggermente al di sotto delle valutazioni storiche. Importante sarà in prospettiva verificare la robustezza della crescita economica perché, in caso di tenuta grazie anche da un contesto globale favorevole, potrebbe creare opportunità di investimento interessanti, specie in quei settori maggiormente esposti all’economia domestica”.


“Il mercato italiano avrà un andamento per la maggior parte dipendente dai mercati dell’area Euro”, sostiene Gabriele Montalbetti, gestore di Consultinvest SGR. “Le opportunità derivano soprattutto dai significativi flussi di capitali sul mercato derivanti dai PIR che hanno portato il mercato azionario italiano a essere il migliore dell’area Euro lo scorso anno e quest’anno. Questo avrà delle ricadute positive sull’intera industria italiana in termini di accesso al mercato dei capitali e di minore dipendenza dal settore bancario".

Secondo Francesca Cerminara, responsabile bond e valute Zenit SGR, se “confrontiamo i numeri e le dimensioni raggiunte dal mondo europeo più simile al mondo PIR, le opportunità di espansione per il mercato italiano potrebbero essere enormi. Solo in termini di capitalizzazione, la borsa francese pesa circa il 65% del GDP con più di 800 aziende quotate, mentre il mercato principale italiano raggiunge solo il 30% con circa 340 imprese. I PEA in Francia, nati nel 1992, sono arrivati a gestire 120 miliardi, i PIR hanno solo un anno di vita e hanno portato ad una raccolta di 11 miliardi, numeri che potrebbero salire rapidamente se pensiamo che gli italiani vantano il maggior tasso di risparmio a livello europeo, e che nel 2017, su circa 800.000 persone, 500.000 non avevano mai sottoscritto fondi comuni. Se il trend continuasse le risorse finanziarie a disposizione dell’economia reale sarebbero significative e questo farebbe bene all’Italia”.