Covid-19, le scelte di asset allocation dei fondi e delle casse pensione

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Ishant Mishra, Unsplash

Durante il primo convegno virtuale di Itinerari Previdenziali "L'operatività e investimenti al tempo di COVID-19", i fondi e le casse pensione hanno spiegato le scelte di asset allocation.

Prima di tutto bisogna dire che la crisi scatenata dall’emergenza Covid-19 è diversa da quella del 2008. Quella passata era legata alle criticità del sistema finanziario e gli interventi sono stati soprattutto di natura di politica monetaria. Questa crisi è stata innescata dal lockdown ed è strettamente connessa all’economia reale. In questo caso oltre all’aiuto delle Banche centrali sarà necessario un forte supporto di natura fiscale. “È necessario che la liquidità arrivi non solo agli Stati ma anche al sistema produttivo e di consumo”, spiega Diego Ballarin, direttore generale di Prevedi. “Abbiamo ridotto l’esposizione ai servizi meno essenziali come i ciclici, automotive, turismo ed energia e aumentato l’esposizione a quelli difensivi come food, utilities e farmaceutico”.

Secondo il direttore generale ci sono due possibili scenari, uno più ottimistico e uno meno. “Nel primo, una volta superato il picco dell’epidemia, si assisterà a un rimbalzo in pochi trimestri. È difficile fare un paragone con la SARS: la malattia aveva colpito solo la Cina con un impatto molto minore”, spiega. In uno scenario meno positivo, il rimbalzo sarà lento con un tasso di risparmio che rimarrà elevato per lungo tempo. Per quanto riguarda le strategie future continueremo a guardare agli investimenti in economia reale che nel prossimo futuro offriranno ottime opportunità”.

Ci sono stati pochi esempi nella storia come quello del crollo generalizzato di fine febbraio, soprattutto per quanto riguarda la rapidità del movimento. “I nostri portafogli sono stati colpiti in modo differente: all’interno della nostra politica d’investimento abbiamo polizze di Ramo I a gestione separata con rendimenti minimi garantiti che non sono stati impattati. I comparti finanziari che hanno risentito del crollo dei prezzi sono quelli a costituiti da fondi a gestione attiva, che ad ogni modo sono riusciti a sovraperformare il benchmark dell’asset class di riferimento”, spiega Alessandro Ciucci, chief financial officer di Previndai. Per quanto riguarda le aree geografiche il gestore rimane negativo sull’Italia e più positivo sulla Cina. “Secondo le stime l’Italia sarà colpita duramente, si parla di un 10% del PIL (aggravato dall’enorme debito pubblico del Paese), mentre la Cina sarà forse l’unico Paese al mondo che nel 2020 potrà registrare un segno più dato che è stata la prima ad uscire dalla pandemia. 

Sono ormai diversi anni che EPPI sposa l’idea di una politica di gestione risk-on e risk-off di portafoglio. Nella prima fase dell’anno viene definita l’asset alloction tattica e quindi il turnover di portafoglio. Alla fine del secondo semestre invece si implementa la fase di risk off per consolidare le performance. “Questa strategia ci ha permesso nel 2019 di ottenere ottimi risultati”, spiega Danilo Giuliani, chief financial officer di EPPI. A inizio 2020,siamo stati molto più cauti in fase risk on e abbiamo mantenuto in portafoglio molta liquidità che vorremo utilizzare in fase di riavvio del mercato. La nostra logica d’investimento seguirà le politiche delle Banche centrali sia per quanto riguarda il mercato azionario che obbligazionario”.

Alfredo Granata, responsabile Patrimonio di INARCASSA spiega che nel 2019 la Cassa ha registrato i migliori risultati di sempre, soprattutto per quanto riguarda il mercato americano. “Questo ci ha permesso di alleggerire le posizione di rischio e aumentare la componente liquidità. Naturalmente abbiamo subito anche noi delle perdite, ma sono rimaste contenute al di sotto dei risultati positivi del 2019. Avere a disposizione pronta liquidità ci ha permesso di rientrare su governativi e sulle big cap italiane”, spiega. “Rimaniamo sensibili a tutte iniziative di private equity e debt che riteniamo offrano sempre rendimenti interessanti".