Covip, nella relazione annuale 2020 i fondi superano (ancora) il TFR

Drew Graham, Unsplash

Il sistema previdenziale italiano alla fine del 2020 conta 8,4 milioni di iscritti, in crescita del 2,2% rispetto al 2019 e corrispondenti al 33% della forza lavoro, mentre le risorse complessive destinate alla prestazione previdenziale si collocano nell’ordine di 198 miliardi di euro (+6,7% rispetto al 2019). Sono alcuni dei dati principali contenuti nella Relazione annuale sull’attività svolta dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi pensione (COVIP) nel 2020, che illustra lo stato dei settori vigilati (fondi pensione e casse di previdenza), le cui risorse hanno superato 290 miliardi di euro, di cui 98 in capo alle Casse.

Un tracciato dell’investimento previdenziale italiano da cui emerge la buona salute delle forme pensionistiche complementari. Un dato su tutti in particolare arriva in riferimento al rendimento dei fondi pensione integrativi rispetto a quello del TFR.  “Dopo una prima parte dell’anno molto perturbata – scrive COVIP –, in concomitanza con lo scoppio della pandemia, i mercati finanziari hanno fatto segnare un progressivo recupero supportato dalle iniziative di sostegno e di rilancio messe in atto da governi e banche centrali in tutto il mondo”. Di questo recupero hanno beneficiato anche i rendimenti dei fondi pensione. 

Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, infatti, i fondi negoziali e i fondi aperti hanno guadagnato in media, rispettivamente, il 3,1 e il 2,9%; per i piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (PIP) “nuovi” di ramo III, il risultato è stato lievemente negativo, pari a -0,2 per cento. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,4%. Nello stesso periodo, però, il TFR si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,2%.

IL QUADRO GENERALE

Secondo il report le posizioni in essere a fine anno risultano 9,3 milioni (comprese le posizioni multiple di uno stesso iscritto) ma, nello stesso periodo, circa 2,3 milioni di iscritti non hanno effettuato versamenti (il 27,4% del totale), mentre un milione di lavoratori non versa da cinque anni. Nell’anno sono stati incassati contributi per 16,5 miliardi di euro, con un ammontare medio di 2.740 euro per singolo iscritto.

L’offerta previdenziale del panorama italiano contempla la presenza di 372 forme pensionistiche complementari. La ripartizione vede 33 fondi pensione negoziali, 42 fondi aperti, 71 PIP cosiddetti “nuovi” e 226 fondi pensione preesistenti.

“Il numero delle forme operanti nel sistema si è ridotto di ulteriori otto unità nel 2020” sottolinea il report presentato presso la Camera dei Deputati dal presidente della COVIP, Mario Padula. Questo a conferma di un consolidamento in atto nel sistema che ha interessato tutte le tipologie di forme pensionistiche. “In generale, la concentrazione del settore è da considerare con favore; le economie di scala generate si traducono in guadagni di efficienza a beneficio degli iscritti, innalzando la qualità della gestione e dei servizi offerti. A rafforzare questa tendenza inducono ora i più elevati standard in termini di organizzazione interna introdotti di recente dalla Direttiva (UE) 2016/2341 (cosiddetta IORP II), uniti alla costante azione di stimolo della stessa Autorità di vigilanza”.

GLI ISCRITTI

A fine anno, gli iscritti ai fondi pensione negoziali sono 3,2 milioni (+2,9% rispetto al 2019), mentre nelle forme di mercato, i fondi pensione aperti contano 1,6 milioni di iscritti e i PIP “nuovi” 3,3 milioni (un aumento rispettivamente del 4,9 e 2,6% rispetto del 2019). Completano il quadro i 617 mila iscritti ai fondi preesistenti.

COVIP ha tratteggiato anche una ripartizione per sesso, età e provenienza geografica degli iscritti ai piani previdenziali. Emerge come il 61,7% degli iscritti alla previdenza complementare (il 73% nei fondi negoziali) sia di sesso maschile, il 51,6% abbia età compresa tra 35 e 54 anni e il 31% almeno 55 anni, e il 57% risieda nel Nord Italia.

L’ALLOCAZIONE DEGLI INVESTIMENTI

Sul fronte dell’allocazione degli investimenti emerge una prevalenza di obbligazioni governative e altri titoli di debito per il 56,1% del patrimonio. I titoli di capitale salgono dal 18,9 al 19,6 per cento così come gli investimenti in quote di OICR, passati dal 14,8 al 15,5 per cento. I depositi si attestano al 6,6 per cento. Gli investimenti immobiliari in forma diretta e indiretta, presenti quasi esclusivamente nei fondi preesistenti, costituiscono il 2% del patrimonio, 0,1 punti percentuali in meno rispetto al 2019. Nell’insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana (titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) è di 38,6 miliardi di euro, il 23,8% del patrimonio. I titoli di Stato ne rappresentano la quota maggiore, 28,4 miliardi di euro.