Covip: tutti i numeri sulla previdenza complementare nel 2022

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Roel Dierckens (Unsplash)

I numeri della previdenza complementare in Italia mostrano un andamento in chiaro scuro, con un aumento nel numero di adesioni e iscritti e una parallela erosione nell’ammontare delle risorse destinate alle prestazioni “per effetto delle perdite in conto capitale determinate dall’andamento dei mercati finanziari”. Erosione che, su un arco temporale di dieci anni, riduce i guadagni di quanti avevano aderito a forme di previdenza complementare rispetto al TFR. I numeri danno conto di questo andamento contrastante. Secondo i consueti dati diffusi da Covip al 31 dicembre del 2022 il numero di posizioni si attesta a 10,3 milioni, con un incremento del 5,8% sul 2021 (di 564 mila unità), quando erano erano 9,745 milioni. Aumenta al contempo, anche il totale degli iscritti (che possono aderire a più forme di previdenza complementare) a quota 9,2 milioni (+5,4% sul 2021).

A guidare l’incremento, anche quest’anno, sono i fondi negoziali che registrano una crescita pari a 349 mila posizioni, +10,1% sull’anno precedente, portando il totale degli iscritti a 3,806 milioni. La crescita è motivata principalmente dall’apporto delle adesioni contrattuali (circa 200 mila), “quelle basate sui contratti collettivi in essere che prevedono l’iscrizione automatica dei nuovi assunti dei settori di riferimento e il versamento di un contributo minimo a carico del datore di lavoro”, specifica Covip che sottolinea come a supportare l’incremento nell’anno appena concluso abbia contribuito il meccanismo del silenzio-assenso per i neo-assunti del pubblico impiego (circa 80 mila).

Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 106 mila posizioni in più nei fondi aperti (+6,1%) e 84 mila nei PIP “nuovi” (+2,3%); alla fine di dicembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,842 milioni e 3,697 milioni di unità.

Fonte: Covip.

Le risorse in gestione

Per quanto riguarda le risorse dedicate alle prestazioni, come anticipato, a fine dicembre 2022 si attestano a 205 miliardi di euro: un calo di 7,7 miliardi rispetto a dicembre 2021, quando ammontavano a 212,6 miliardi di euro: circa 14,7 miliardi in più rispetto alla fine del 2020

Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 61 miliardi di euro; esso ammonta a 28 miliardi nei fondi aperti e a 45 miliardi nei PIP “nuovi”. Nel corso del 2022 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 13,9 miliardi di euro (+4,2% rispetto al 2021). L’increment, rileva Covip, si riscontra in tutte le forme pensionistiche, variando dal 4,5% per i fondi negoziali, al 7,8% per i fondi aperti, al 2% per i PIP.

Fonte: Covip.

I rendimenti

La criticità che ha attraversato i mercati nel 2022 emerge chiaramente, dall’analisi dei rendimenti. “Nel 2022 i risultati delle forme complementari hanno risentito del calo dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse nominali, che a sua volta determina il calo dei corsi dei titoli obbligazionari”, scrive Covip, indicando come i rendimenti netti siano “risultati negativi e pari, in media tra tutti i comparti, a -9,8 e a -10,7%, rispettivamente, per fondi negoziali e fondi aperti”. Male anche i PIP di ramo III (-11,5%). Più ridotta la perdita per le gestioni separate di ramo I (-1,1%) in quanto contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato, perciò i rendimenti “dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti”.

Fonte: Covip.

Cala la distanza con il TFR

Su un orizzonte temporale di dieci anni (da inizio 2013 a fine 2022), tuttavia, il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti, al 2,9% per i PIP di ramo III e al 2% per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4% annuo.

Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, i comparti caratterizzati da una maggiore esposizione azionaria mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Essi mostrano anche una maggiore dispersione dei risultati rispetto alle altre tipologie di comparto per i fondi aperti e per i PIP di ramo III, ma non per i fondi negoziali.