Cresce (finalmente) la presenza femminile nelle società quotate

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Negli ultimi anni in molti Paesi sono state adottate diverse iniziative legislative e di autoregolamentazione volte a favorire una maggiore partecipazione delle donne alla vita delle società quotate, anche partendo dall’ipotesi che una maggiore presenza femminile possa avere effetti positivi sulle performance societarie. In Italia, nel 2011 è stata adottata la legge 120, che impone alle società quotate che il riparto degli amministratori da eleggere sia effettuato in base a un criterio che assicuri l'equilibrio tra i generi, dovendo il genere meno rappresentato ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti. Nel luglio 2018 la diversità di genere è inoltre stata oggetto di espresse raccomandazioni nel Codice di autodisciplina delle società quotate italiane.

La Consob ha recentemente pubblicato uno studio che analizza l’efficacia della legge del 2011 sotto due distinti profili. Da una parte, si valuta l’impatto della legge sulla diversità di genere e su alcune caratteristiche dei board, quali il livello medio di istruzione, l’età, il profilo professionale, la presenza di amministratori interlockers. In secondo luogo, lo studio analizza l’impatto della legge sulle performance delle imprese italiane quotate, utilizzando diverse misure di performance, quali il ROE, il ROS, il ROIC e il ROA. Il dataset utilizzato comprende tutte le società italiane quotate nel periodo 2008-2016.

L’analisi conferma come la legge abbia avuto un effetto positivo e significativo sulla percentuale di donne, aumentata in media di 17 punti percentuali subito dopo l’entrata in vigore della legge (cosiddetto instant reform effect) e di 11 punti percentuali successivamente (cosiddetto follow-up effect). Inoltre, l’ingresso delle nuove amministratrici ha anche contribuito a modificare altre caratteristiche dei board, riducendo l’età media, aumentando la diversità in termini di età e background professionale, il livello medio di istruzione e la presenza di donne interlockers. Con riguardo all’effetto sulle performance, non emergono risultati significativi se si utilizzano modelli econometrici statici. Utilizzando invece modelli dinamici, lo studio evidenzia come sia determinante la presenza di una massa critica di donne perché queste riescano ad impattare positivamente sui risultati d’impresa, supportando la validità della cosiddetta critical mass theory. In particolare, quando la percentuale di donne supera un determinato threshold, che varia tra il 17% e il 20% del board, le stime evidenziano un effetto positivo e significativo su tutte le misure di performance utilizzate.