Criptoasset e investitori istituzionali: quale potrebbe essere il punto di svolta?

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Harrison Kugler, immagine concessa (Unsplash)

Nonostante tutte le dinamiche che hanno avuto un impatto negativo sul mondo delle criptovalute nel 2022, gli ultimi anni hanno portato questa tematica ad assumere uno spazio sempre meno marginale nei media e nei forum degli investitori. Si discute spesso dell’adozione delle cripto nel mondo del risparmio gestito, ma la verità è che diversi gestori di fondi hanno più volte messo in chiaro che i passi compiuti per offrire soluzioni di investimento in questo ambito non sono altro che una risposta alla crescente domanda dei clienti, che insistono per ottenere esposizione a questo universo. Per fare luce su questo argomento, il CFA Institute ha recentemente pubblicato uno studio intitolato “Cryptoassets: Beyond the Hype”, in cui si propone di analizzare e comprendere come i professionisti degli investimenti hanno interagito in un modo o nell'altro con le cripto monete e la finanza digitale. Con questo scopo, sono state condotte una serie di interviste da cui sono state raccolte alcune osservazioni chiave.

"L'obiettivo principale del nostro sondaggio è stato quello di assumere il punto di vista degli investitori e dei professionisti degli investimenti mentre si adattano a quella che potrebbe diventare un’asset class completamente nuova", spiegano gli autori.

Una delle osservazioni principali è la seguente: "Investire in criptovalute è simile al capitale di rischio e a investire nelle startup". Per gli autori, in un ambiente di rendimenti bassi e convergenti nelle asset class tradizionali, il mondo delle criptovalute offriva "il potenziale per performance superiori". Tuttavia, chiariscono che "sono ancora in gran parte equivalenti a una promessa o affermazione sul futuro, in contrasto con un presente impegno economico formale".

Per quanto riguarda il posizionamento degli investitori istituzionali, sembra esserci accordo sull'idea che i cryptoasset e il relativo ecosistema “non abbiano ancora raggiunto un livello di qualità istituzionale. Le istituzioni e i consulenti vincolati dal loro dovere fiduciario chiederanno ulteriori progressi in termini di certezza legale e normativa, principi di valutazione, logica di volatilità e custodia prima di iniziare a prendere seriamente in considerazione l'inclusione materiale di cripto-asset in un portafoglio strategico".

Tuttavia, gli autori sottolineano anche che alcune entità "si avventureranno nel settore con esposizioni minime per migliorare progressivamente la loro conoscenza di questi strumenti". In generale, si legge nel rapporto, i grandi detentori di asset, come i fondi pensione, non vedono sé stessi come i primi a entrare in quest’ambito: "Ritengono che il loro livello di conoscenza sia troppo basso, quindi la percezione è che debbano prima costruire la loro base di conoscenze sul settore".

Una svolta per gli investitori istituzionali?

Secondo il report del CFA Institute, gli investitori istituzionali e i detentori di asset attendono che si verifichino le seguenti condizioni prima di essere pronti a prendere in considerazione un'esposizione rilevante:

- Un quadro normativo più chiaro e coerente;

- Uno storico rilevante;

- Un potenziale più chiaro in termini di applicazioni economiche;

- Chiarezza e certezza sugli aspetti di sicurezza;

- Informazioni chiare e trasparenti sul processo di due diligence e sui dettagli per l’acquisizione;

- Analisi costi-benefici affidabile;

Il dovere fiduciario è una considerazione fondamentale per gli investitori istituzionali e un ostacolo attuale a prendere in considerazione potenziali investimenti nel mercato dei criptoasset, e include le seguenti questioni:

- Difficoltà a spiegare le basi dei movimenti dei prezzi di mercato;

- Imprevedibilità;

- Difficoltà nel razionalizzare i punti di ingresso e di uscita di un investimento o nello stabilire un obiettivo di rendimento assoluto;  

- Difficoltà a quantificare il potenziale di crescita;

- Difficoltà nell'inserire un investimento criptoattivo nel quadro esistente di compliance e gestione del rischio;

- Difficoltà nel classificare i criptoasset, "forse perché possono trovarsi a metà strada tra una commodity e uno strumento finanziario";  

- Attenzione al livello di utilizzo di criptoasset per attività illecite e al rischio di reputazione associato.

In quest'ottica, gli autori indicano che gli investitori istituzionali e gestori patrimoniali preferiranno "iniziare a esplorare questo campo in modo indiretto, attraverso gestori terzi specializzati e vincolati dal loro dovere fiduciario, piuttosto che con investimenti diretti". Sono del parere che in questa fase di sviluppo dei mercati dei criptoasset, "gli investitori dovrebbero considerare i meriti e i rischi dei fondi di investimento in criptovalute in modo simile a come considerano un investimento nei tipici fondi di investimento alternativi, negli hedge fund o nei fondi di private equity". Un paradigma che può cambiare nel tempo, man mano che il contesto normativo si chiarisce.