Crisi di mercato: cause e conseguenze di quanto accaduto a gennaio

Inversor
foto: autor Artemuestra, Flickr, creative commons

Pochi si aspettavano un inizio d'anno così nefasto per i mercati finanziari. Le perdite a gennaio sono stati notevoli, soprattutto nell'equity, dove i principali indici hanno registrato cadute importanti a causa della crisi cinese, il crollo del prezzo del petrolio e i dubbi sulla salute del sistema finanziario. Lo S&P 500 ha registrato nel primo mese dell'anno perdite del 7%, molto simili a quelle accumulate dall' EuroStoxx 50 (7,2%). In Europa si è osservata una importante dispersione. I mercati nei quali il peso delle compagnie esportatrici o con business con un'alta esposizione agli emergenti, come nel caso del DAX o dell'Ibex 35 sono stati i più castigati. La borsa tedesca ha chiuso il mese con perdite dell'ordine del 9%, mentre quella spagnola lascia il 7,6%. Milano, il mercato più alzista del 2015, è stato quello con maggiore ribasso a gennaio (-13%). Al contrario, il parigino CAC 40 o il londinese FTSE 100, sono stati gli indici meno penalizzati del mese, con perdite rispettivamente del 5%  e del 2,5%.

La tensione dei mercati è stata alta e l'indice di volatilità VIX è aumentato di circa 30 punti nel corso del mese, con il bund e l'oro che hanno esercitato il loro ruolo di asset rifugio. Ma cosa può giustificare questo andamento negativo del mercato? "Non c'è dubbio che quello che sta interessando i mercati è una combinazione di Cina e petrolio", assicura Jeremy Leung, gestore dell' UBS European Opportunity Unconstrained e dell' UBS Equity Opportunity Long Short. Sia il crollo dei prezzi del petrolio che il deprezzamento dello yuan sono fenomeni positivi per la crescita globale, anche se queste oscillazioni nel breve termine stanno causando volatilità. Per il fatto di non verificarsi gradulamente, hanno portato ad un generale aumento dell'avversione al rischio. La maggiore preoccupazione ha chiaramente avuto un impatto su tutti gli asset di rischio, compresi l'high yield o il debito dei mercati emergenti, anche se in modo più evidente sui mercati azionari, dove la volatilità è aumentata. Secondo Giordano Lombardo, chief investment officer di Pioneer Investments, continuerà nelle prossime settimane.

Il caos di gennaio 2016 nei mercati azionari non è stato del tutto una sorpresa. Dopo le correzioni di agosto, che si sono mangiate gran parte dei guadagni in azioni raccolti durante l'anno, alcuni avevano previsto che la situazione si sarebbe potuta ripetere. Infatti, nel mese di dicembre 2015, Mark Burgess, CIO EMEA e responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, aveva avvertito gli investitori che "ci troviamo più vicini alla prossima crisi che all'ultima" e che "il rallentamento della Cina si rivelerà insidioso". Dopo quanto accaduto ad agosto, alcuni gestori hanno deciso di ridurre significativamente il rischio dei loro portafogli. Questo è stato il caso, ad esempio, di Edouard Carmignac e Rose Ouahba nel Carmignac Patrimoine.

Per il 2016 la maggior parte delle società di gestione si aspetta rendimenti più moderati rispetto allo scorso anno, da generare con maggiori livelli di volatilità. "I tempi di facili profitti e a due cifre nel mercato azionario globale sono finiti. Guardando al futuro, ci aspettiamo un rendimento annuo compreso tra il 5% e il 6%, la metà dei quali provenienti da dividendi ", dice Kirill Pyshkin, gestore del fondo Global High Income Equities di Mirabaud.