Da Draghi alla Yellen, quando le banche centrali servono

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Dopo le decisioni a sorpresa della Bce - taglio dei tassi, estensione del piano d'acquisto di titoli e liquidità alle banche a condizioni molto vantaggiose - è tempo delle altre Banche centrali. Ieri la Banca del Giappone ha lasciato invariati i tassi di interesse, portati in territorio negativo a gennaio. Oggi sarà la Federal Reserve a riunirsi. Anche Janet Yellen dovrebbe tenere fermi i tassi, ma lasciando in cantiere nuovi rialzi durante l'anno (secondo alcuni analisti probabilmente a giugno) visto che la crescita americana soffre meno del previsto del rallentamento globale. "Pensiamo che Yellen tenderà a contemperare le necessità dell’economia USA con quelle dell’economia globale", spiega a Funds People Andrea Conti, responsabile macro research di Eurizon Capital SGR. "Quindi potrebbe ribadire che l’agenda della Fed rimarrà impostata al rialzo dei tassi come è giusto che sia per un’economia che cresce e con un’inflazione in lenta risalita". 

D'altronde le mosse di Draghi hanno di certo scombinato le carte. Se la priorità del Vecchio Continente è stimolare la crescita e i consumi, la possibilità che la Fed (se non adesso fra qualche mese) possa accelerare la divergenza di politica monetaria rispetto alla BCE, potrebbe favorire un apprezzamento del dollaro contro la moneta unica. Qualcosa che spaventa la maggior parte degli analisti oltreoceano, giacché l'effetto sull'export ne risentirebbe. "Ci aspettiamo che la Fed dichiari che la normalizzazione delle condizioni monetarie procederà in modo lento e graduale. E sarà subordinata al mantenimento di un contesto economico globale e di mercato stabile", precisa Conti. Per il manager di Eurizon l'annuncio di Draghi ha avuto ovviamente effetti positivi "per le attività che sono oggetto diretto degli interventi BCE, quindi spread governativi e corporate dell’Eurozona. Ma è stato rilevante anche l’impatto positivo su tutte quelle attività che, pur non essendo acquistate dalla BCE, godono di un contagio positivo", aggunge. "E infatti obbligazioni High Yield, azioni delle banche ed azioni di Telecom e Utilities, tipicamente favorite da bassi tassi di interesse, hanno fatto pure meglio di governativi e corporate, perché hanno goduto dell’effetto sorpresa legato all’intervento di Draghi".

Quello che in molti si chiedono, però, è se le misure monetarie non stiano diventando una panacea a breve termine di tutti i mali: finito l'effetto, basteranno? "Le misure monetarie hanno fatto molto per contrastare forze deflazionistiche che a livello globale sono tutt’ora molto forti. Chi critica l’eccesso di accomodamento monetario non dice se, senza un tale sforzo, le condizioni macro sarebbero migliori", ribadisce Andrea Conti. "A nostro avviso le misure delle banche centrali continueranno a giocare un ruolo essenziale per rendere sostenibili i molti debiti, pubblici e privati, che ancora gravano sul sistema. Tassi a zero e iniezioni di liquidità creano anche le condizioni favorevoli per un aumento del credito e quindi un sostegno alla crescita economica. Ma il successo non è automatico, la banche non possono costringere famiglie e imprese ad indebitarsi se non lo vogliono. Quindi la partenza di un circolo virtuoso innescato dalle azioni delle banche centrali dipenderà anche dal contesto generale e, visto dall’Europa, dalla tenuta dell’economia USA, che al momento è confermata, e dalla stabilizzazione delle economie emergenti".

Sfruttare l'accomodamento

In questo contesto agli investitori non resta che posizionarsi per sfruttare l'ulteriore accomodamento della politica monetaria dell'Eurozona. "Le attività che sono oggetto di acquisto diretto da parte della BCE, governativi periferici e corporate, godono del supporto della banca centrale e dovrebbero continuare a tenere piuttosto bene", indica Conti. "Anche l’effetto contagio sulle obbligazioni non direttamente acquistate dalla BCE, come gli High Yield, dovrebbe proseguire. Per le azioni il semplice contagio positivo potrebbe non bastare. Per le azioni sarà importante che la crescita economica, in Eurozona e a livello globale, si mantenga stabile o in leggera accelerazione. Questo sviluppo è probabile, ma è più aleatorio e non è nel controllo diretto della banca centrale", conclude l'esperto di Eurizon.