Da S&P le nove tendenze che “plasmeranno” la sostenibilità nel 2023

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Gaël Gaborel (Unsplash)

Un delicato gioco di equilibri. È lo scenario con cui si confrontano (e che sono tenuti a gestire) quanti operano nel settore della finanza sostenibile. Questo, almeno, secondo la definizione che ne dà S&P in un recente studio in cui individua “nove tendenze” che plasmeranno gli investimenti sostenibili nel 2023. Il 2022 è ormai alle spalle, ma le “code” legate a inflazione, incertezza economica e crisi finanziaria sono ancora presenti e al centro delle agende di governi, aziende e singoli risparmiatori, con il carico di vulnerabilità che questo comporta. S&P parla di “venti contrari” e indica come queste variabili potrebbero dar vita a nuove tensioni “tra la gestione dei rischi a breve termine e la realizzazione di progressi significativi negli obiettivi di sostenibilità a lungo termine”. Un elemento importante, questo, dal momento che, come rilevato in più occasioni, è nel lungo periodo che emerge il beneficio (anche in termini di rendimenti) degli investimenti socialmente responsabili.

Nel suo studio, dunque, S&P indica i trend che hanno già iniziato a guidare i 12 mesi, e assumeranno via via un ruolo preminente. E intravvede nel mercato del debito una buona “sponda” per far avanzare gli obiettivi ESG.

Le nove tendenze

Si va dalla 1) spinta impressa dagli standard di divulgazione (molti dei quali operativi entro l’anno); 2) all’aumentato rischio, per aziende e investitori, di controversie legali collegate alla (in)azione. Si individua, 3) nelle inquietudini legate alla sicurezza energetica, un trampolino per “ripensare” le strategie climatiche; e 4) nell’aumento dei costi legati ai rischi climatici fisici, la spinta ad accelerare gli investimenti nell'adattamento e nella resilienza. Sul fronte lavoro emerge come 5) le pratiche occupazionali che si stanno adattando alle nuove dinamiche lavorative, saranno messe a dura prova dalle incertezze economiche e di mercato; 6) mentre saranno destinate maggiori risorse alla gestione degli impatti sui diritti umani nelle supply chain. Un’altra tendenza è legata 7) all’aumento dei rischi di siccità e scarsità d’acqua innescato dal climate change; a cui si associa 8) la comprensione dei rischi legati alla biodiversità, che grazie alla disponibilità di un maggior numero di dati e framework di riferimento raggiungerà un punto di inflessione. Infine S&P si aspetta che 9) il mercato globale delle obbligazioni sostenibili torni a crescere, ma avverte: dovrà affrontare sfide di credibilità e incertezza del mercato.

Questa riflessione arriva alla luce del calo nelle emissioni di green, social, sustainability and sustainability-linked bond (GSSSB) nel 2022 (a circa 850 miliardi) legato in particolare alla preoccupazione degli investitori in merito alle reali “ambizioni” degli emittenti e agli incentivi al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Tuttavia, l'emissione di GSSSB dovrebbe crescere tra i 900 e i mille miliardi di dollari nel 2023, secondo S&P, in quanto questa asset class “capitalizzerà le varie iniziative volte a colmare il deficit di finanziamenti per il clima”. Tuttavia questi strumenti dovranno sempre più rispondere alle domande degli investitori sull'efficacia degli obiettivi e degli incentivi, e resta aperta la sfida “trasparenza” determinata dalla mancanza di una tassonomia globale.

La spinta della disclosure ESG

Nell’approfondire la prima tendenza, S&P richiama tutte le principali iniziative in atto, volte a spingere aziende e investitori a rendicontare con chiarezza sul fronte ESG, in particolare per mitigare il rischio greenwashing. Ma la complessità di alcune indicazioni normative, come pure l’assenza di un allineamento globale, sono “oggetto di critiche” nel settore. Certo è che entro il 2023, si attendono le bozze finali degli standard sulla disclosure ambientale emanati dall'European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), dalla Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense e dall'International Sustainability Standards Board (ISSB). Sempre quest’anno entreranno in vigore ulteriori requisiti per la SFDR UE. Mentre altri Paesi potrebbero rendere obbligatoria la rendicontazione secondo le raccomandazioni della Task Force on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD), come la Nuova Zelanda, Singapore e la Svizzera.

Rischio “greenhushing”?

In parallelo, già lo scorso anno si è assistito a un aumento delle controversie legali legate al clima. S&P rileva come la maggior parte dei contenziosi abbia interessato società e investitori “per non aver fatto abbastanza in materia di clima”, ma si è verificato anche un altro fenomeno. In particolare, sottolineano gli analisti “l'integrazione degli standard ESG incontra una certa opposizione negli Stati Uniti, mentre in Europa e in Asia si chiede una maggiore azione attraverso regolamenti e impegni pubblici”. Questa seconda tendenza ha dato origine a quello che alcuni individuano come "greenhushing", ossia una il “passare sotto silenzio” le pratiche di sostenibilità per timore di essere penalizzate per le informazioni divulgate.

Sicurezza energetica e adattamento climatico

Per quanto riguarda la sicurezza energetica, il 2022 è stato un banco di prova importante. E nel 2023 gli analisti ritengono che Paesi e aziende si interrogheranno su come bilanciare sicurezza e transizione energetica “in un contesto di inflazione elevata e tassi di interesse in aumento”. A fronte di iniziative governative (come l'Inflation Reduction Act USA e il REPower EU) S&P avverte: se le emissioni continueranno ad aumentare, il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi potrebbe comportare sforzi di decarbonizzazione maggiori e più costosi.

In parallelo crescono i rischi legati ai cambiamenti climatici e questo comporta un aumento degli investimenti nelle tecnologie e negli interventi necessari a sostenere l'adattamento, quantificati in 340 miliardi di dollari all'anno entro il 2030. Questo porta S&P a prevedere un aumento degli investimenti in questo campo già a partire dal 2023 supportati, in particolare, da strumenti di finanziamento innovativi, tra cui i debt-for-climate swaps, in cui i Paesi debitori dirottano i pagamenti verso progetti di adattamento e resilienza (sacrificare la spesa per altre priorità di sviluppo).

Lavoro e diritti umani

Il Covid ha modificato le dinamiche della forza lavoro per milioni di persone e, in parallelo, è cresciuta molto la “consapevolezza” dei dipendenti (pronti a lasciare luoghi di lavoro non in linea con i loro valori). Tuttavia S&P evidenzia un’incognita su questa tendenza: “nel prossimo futuro, se le condizioni economiche continueranno a deteriorarsi e la resistenza del mercato del lavoro diminuirà, le aziende potrebbero essere invitate dagli investitori a ridurre le pratiche più ‘progressiste’”. Mentre un’altra tendenza che guiderà il settore economico (e quello finanziario) nel 2023, riguarda la necessità per le aziende di investire maggiori risorse nella gestione della resilienza e della sostenibilità delle loro catene di fornitura, a fronte di un panorama normativo più rigoroso che disciplina la responsabilità aziendale in materia di impatto sui diritti umani.

Sete

Come anticipato, una delle maggiori criticità per il futuro è legata alla scarsità d’acqua. I dati, d’altronde, sono impietosi. “Il numero e la durata delle siccità a livello globale sono aumentati di quasi un terzo dal 2000, secondo le Nazioni Unite”, scrive S&P. Le attese per il 2023, dunque, vedono un numero maggiore di investitori e aziende che cercherà di valutare i costi sociali e finanziari associati alla scarsità d'acqua e alla siccità. Un punto di partenza importante, in tal senso, sarà la U.N. Water Conference che si terrà a marzo 2023.

Collegato al tema dell’acqua c’è anche quello della biodiversità, crisi strettamente legata a quella del cambiamento climatico. “Gli studi prevedono un'ulteriore perdita di biodiversità entro la metà del secolo a causa dei cambiamenti nell'uso del suolo e del clima, in assenza di cambiamenti trasformativi nelle economie”, scrive S&P. Un primo passo è atteso, sul fronte decisionale, con le raccomandazioni della Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD), che dovrebbero arrivare già a settembre di quest’anno.