Dalla Grexit alla Brexit: lo psicodramma (forse) dei mercati

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foto: autor mao_lini, Flickr, creative commons

Bund per la prima volta in negativo. La sterlina che perde il 15% e l’impennata degli indici di volatilità perfino nei mercati d’Oltroceano. A meno di una settimana dal referendum che deciderà se ci sarà o meno un divorzio tra Regno Unito e Unione europea, la tensione aumenta, insieme all’incertezza. Come ricorda Jacopo Turolla, portfolio manager di Aletti Gestielle SGR, ad esempio, ci sono stati degli interventi verbali espliciti. “Da una parte Janet Yellen: in caso di Brexit, la Fed si vedrebbe costretta a posticipare ulteriormente il rialzo dei tassi d’interesse. Dall’altra Mario Draghi: ha minimizzato gli effetti negativi però alcune fonti vicine alla Banca centrale europea hanno fatto rivelare che la Bce in accordo con la Banca d’Inghilterra sarebbe già pronta ad intervenire per soffocare l’eccessiva volatilità”. Il piano prevedrebbe operazioni extra di liquidità illimitata, per far fronte al timore di una crisi del sistema bancario. Ma se la volatilità non si dovesse placare, “la Bce dovrebbe accelerare acquisti di bond corporate”, dice Turolla.

Anche il collega Alessandro Rosina sembra preoccupato. “La Brexit sui mercati azionari americani non rappresentava alcun problema” dice, “ma negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un’impennata degli indici di volatilità, il che fa presumere che gli investitori alla luce dei nuovi sondaggi si sentono più nervosi. Non c’è una vendita, ma si sta cercando qualche strumento per potersi coprire, come comprare volatilità o diversificare le asset class, nel caso di uno shock”.

Dalla Grexit alla Brexit: dramma o farsa?

Il quesito se l’è posto il team di gestione Intermonte Advisory, la divisione di Intermonte SIM che si occupa di risparmio gestito e consulenza agli investimenti. E lo ha fatto analizzando due situazioni vicine nel tempo, e per certi versi simili, la Grexit e la Brexit. Che accadde prima e dopo il referendum che in Grecia votava per l’adesione alle offerte della cosiddetta Troika (e probabile uscita dall’euro)? Allora i sondaggi, col senno di poi, hanno brancolato nel buio. I bookmaker davano, per scontato il voto dei greci a favore del piano di salvataggio, con un range dal 1,53 al 1,44. Vinse il No, con un 61%, anche se poi Tspiras dovette accettare il piano della Troika.

Ma cosa successe sui mercati? “Nelle due settimane precedenti all’evento l’Indice Eurostoxx restò praticamente invariato (-0.4%) e il Ftse MIB perse lo 0,84%. Il giorno successivo al referendum l’Eurostoxx perse il -2,2% e il Ftse MIB il -4.3%. Alla fine della seconda seduta i due indici erano sotto rispettivamente del -4.3% e del -6.9%. Alla fine della seconda settimana, dopo il voto i due indici erano in rialzo rispetto all’ultimo prezzo prima del voto rispettivamente del +6.6% l’Eurostoxx (+11% circa dai minimi) e del +5.6% il FTSE MIB (+13% circa dai minimi)”.

Al di là dei sondaggi sul Brexit o sul Brexin, oggi “l’Eurostoxx perde da inizio mese ad oggi il circa l’8% e il Ftse MIB all’incirca il 9%. Molti indici settoriali come quello bancario maggiormente esposto agli stress finanziari hanno perso ben più dell’indice (l’indice bancario europeo è giù da inizio mese del 17%). La sterlina è andata vicino ai minimi degli ultimi due mesi. Possiamo quindi dire che rispetto al precedente referendum greco, i mercati stanno arrivando molto meno “rilassati” su questo evento e che il livello delle attese e di stress dei mercati, misurato anche dal recente picco di volatilità, è piuttosto alto”.

E la statistica sul mercato italiano?

L’analisi poi si concentra sul mercato italiano e in particolare “sui periodi di calo (o bear market, inteso come calo almeno del 5%) e di rimbalzo (o bull market, inteso come rimbalzo almeno del 5%). Questa recente fase di calo dell’indice Ftse MIB è arrivata a -13%, cominciando il 28 di aprile e dura quindi da 34 giorni.

Se confrontiamo questa performance recente con le medie degli ultimi 10 anni, o quelle più recenti degli ultimi 5, vediamo come la durata sia molto vicina alle medie storiche (34 contro 36) e la fase di calo è di poco inferiore rispetto a quella media degli ultimi 5 anni (-14.7%) mentre ancora migliore rispetto agli ultimi 10 anni (-17.8%).

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Fonte: Intemonte SIM. Mercato italiano - Analisi statistica su periodi di bull e bear market (dal 2007 a oggi)

Se si guarda poi all’esposizone diretta delle società italiane alla Gran Bretagna, secondo l’analisi, è piuttosto moderata. A sostenerlo è anche Standard & Poor's, che in uno studio appena pubblicato ha introdotto un Brexit Sensitivity Index (BSI). L'indice misura le esportazioni di beni e servizi di venti Paesi verso la Gran Bretagna, in rapporto al Pil dei Paesi stessi, i flussi migratori in entrambi i sensi, i diritti finanziari sulle controparti UK e gli investimenti diretti. L'Italia è agli ultimi posti della classifica, con esportazioni pari all'1,6% del Pil nei confronti della Gran Bretagna, il 13,2%, sempre rispetto al Pil, di diritti finanziari, solo lo 0,6% per quanto riguarda gli investimenti diretti, e uno 0,5% per quanto riguarda le migrazioni (in un senso e nell'altro) rispetto alla popolazione.

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Fonte: S&P

Per farla breve, il mercato arriva molto più stressato all’appuntamento del 23 giugno di quanto non lo fosse sul referendum greco. E, storia ci insegna, i sondaggi d’opinione sono sempre meno affidabili. Gli indici europei ed italiano poi, “stanno arrivando in prossimità di questo evento dopo un calo già molto significativo. In casi recenti confrontabili (referendum su Grecia) il livello di compiacimento del mercato era molto più elevato e il mercato italiano si perse il 7% circa in 2 sedute, per poi più che recuperare le perdite nella settimana successiva”. Senza contare che “l’entità e la durata di questo bear market (34 giorni per un calo del -14%) è sostanzialmente allineato alla media dei periodi di calo degli ultimi 5 anni” e che infine l’impatto diretto e indiretto sull’Italia, a quanto detto sopra, è piuttosto trascurabile. Insomma, com precisa anche S&P, in realtà cioè che preoccupa di più sono le possibili ripercussioni politiche e sui mercati.